Capitolo 54

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Quando rinvenni, a salutarmi c'era un doloroso mal di testa. Aprii gli occhi e davanti al mio viso, Freya mi dava dei piccoli buffetti sulla guancia per farmi riprendere.

Mi alzai di scatto, quando gli eventi del parco mi si riversarono addosso come un secchio d'acqua gelata. Mi guardai intorno, cercando di capire dove fossimo, ma non avevo mai visto quel posto.

Eravamo in una stanza grande, fredda e buia. C'era solo una finestra in alto, con delle grate e il soffitto basso e delle piccole scale conducevano ad una porta; sembrava fosse una cantina. L'idea di essere sottoterra mi fece girare violentemente la testa e la sensazione di claustrofobia diventava sempre più opprimente.

Guardai Freya terrorizzata. Un senso di nausea si fece strada dentro di me, le mani iniziarono a sudarmi e le orecchie a fischiare, mentre il panico si impossessava di me. Chi erano quei ragazzi e cosa volevano da noi? Perché ci avevano rinchiuso qui? Non avevo né la borsa né il telefono con me, eravamo completamente isolate.

<<Freya, dobbiamo uscire di qui!>> le dissi, iniziando a muovermi freneticamente in quel perimetro, cercando una via d'uscita e tentando di forzare la porta.

<<Ci ho già provato, Jennifer. Mi sono arrampicata verso la finestra, ho provato a forzare la porta, ma niente. Ho provato ad urlare, ma sono scesi subito due ragazzi e mi hanno sedata>> spiegò, appoggiando la testa al muro dietro di lei. 

Aveva degli strappi sui jeans e la sua camicetta nera era sporca di terra e di quella che sembrava essere l'erba del parco.

<<Cosa vogliono da noi?>> le chiesi, inginocchiandomi davanti a lei. Se avessimo capito cosa volevano, potevamo contrattare e andarcene da quel posto il prima possibile. Freya scosse le testa.

<<Non lo so Jen. Così impariamo ad andarcene in giro da sole di sera>> esclamò lei, cercando di farmi ridere, nonostante io non ci trovavo niente di divertente in quella storia.

Ma a quelle parole, nella mia testa, suonò un campanello d'allarme.

Io ero andata lì per incontrarmi con Ian, che per messaggi aveva a tutti i costi espresso la volontà di vederci al parco. Il suo ritardo, il lampo di occhi azzurri che avevo visto prima che mi colpissero alla testa... era lui.

No, impossibile.

Ian non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere. Lui mi voleva bene, eravamo diventati amici, non aveva senso che organizzasse un gruppo di stupidi tirapiedi per rintanarmi qua dentro. Ian non mi avrebbe mai fatto del male.

E allora come la spieghi questa situazione? Che cosa ci fai qui? 

Avrei dovuto ascoltare David.

David! pensai, con una punta di sollievo. Lui sapeva dove stavo andando e stava rientrando in cità, mi avrebbe di sicuro trovata. 

<<Freya, David ci troverà>> dissi, spiegandole la situazione. Lei mi guardò a lungo, poi scosse la testa.

<<E come, Jen? Anche se sa che dovevi incontrarti con questo Ian, anche se sa che eri al parco, come farà a capire dove ci hanno portate?>> mi chiese, scettica. 

Non le risposi. 

Rimanemmo in silenzio per un'eternità, chissà che ore si erano fatte. David era già arrivato a casa mia? Aveva già provato a chiamarmi? Si era già reso conto che ero scomparsa.

<<Perché questo Ian dovrebbe rapirti?>> mi chiese Freya, rompendo il silenzio ed io scossi la testa.

<<N-non sono sicura che sia stato l-lui>> risposi, balbettando. Mi sembrava un opzione impossibile da prendere in considerazione. 

Con te o senza te. COMPLETA DA REVISIONAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora