Capitolo 44

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Julie's Pov
Dopo cinque minuti dall'arrivo di David, suonarono di nuovo alla porta.

Mi alzai sbuffando dal divano; se continuavo in quel modo, quella sera non avrei concluso niente con i miei compiti e a breve avrei avuto un esame importante! 

Prima di aprire guardai dallo spioncino chi poteva essere, ma non si vedeva nessuno. Suonarono di nuovo e sussultai, come una stupida. Mi misi una mano sul petto per cercare di fermare la tachicardia che mi era venuta e andai a scostare la tenda. Fuori c'era Andrew, che trafficava con qualcosa che gli era caduto a terra.

Ma cosa ci faceva Andrew qui?! Non mi aveva detto nulla.

Apri la porta e lo fissai.

<<Ciao Juls, ti ho portato una cosa!>> esclamò tutto contento. Mi stava porgendo ciò che prima gli era caduto a terra. Era un piccolo porta chiavi rettangolare, con una nostra foto di quando andavamo al liceo in cui lui mi aveva spalmato sul naso e su tutta la guancia il gelato che porgeva in mano. Nonostante l'espressione disgustata che avevo in volto, ero venuta molto bene. Girai il portachiavi e anche lì c'era una nostra foto. Era una foto più recente della prima, di qualche sera prima della festa di Patrick in cui gli avevo rivelato i miei sentimenti per lui. Eravamo seduti su una panchina al parco, io ero seduta in alto sullo schienale mentre lui, in mezzo alle mie gambe, poggiava la testa sulla mia gamba e rideva all'obbiettivo. Anche dalla foto si notava come io fossi arrossita.

Quella sera eravamo tutti al parco, come sempre. Lui era leggermente su di giri, non ricordavo se avesse bevuto o fumato, fatto stava che era poco lucido. Io ero seduta sullo schienale della panchina perché avevo le scarpe nuove e bianche e i miei amici facevano gli stupidi alzando la terra per sporcarmele apposta, così limitai tutti i rischi. Lui si avvicinò a me ad un certo punto e mi sussurrò all'orecchio: ''Sai, se non fossi così perfettina un pensierino te lo potrei pure fare''. 

Ovviamente mi indignai a quella frase e lo cacciai bruscamente, o almeno ci provai, perché lui iniziò a ridere. ''Dai Julie, non cacciarmi, stasera non so quello che dico. Però mi piace come ti stanno i capelli così, sei molto carina'' disse, poi si accomodò tra le mie gambe e Jen, che ai tempi si era fissata con le foto tanto da comprarsi una reflex professionale, ci scattò una foto. 

Tornata al presente, lo guardai stupita.

<<Cosa ci fai qui?>> gli chiesi.

Lui sbuffò. <<Certo, io mi faccio due ore di auto per portarle un pensiero che mi è venuto dal cuore e lei mi chiede cosa ci faccio qui piuttosto che saltarmi al collo. Donne, chi vi capisce>> esclamò seccato, poi entrò in casa e si avviò verso la cucina. Si versò da bere e poi, appoggiato alla penisola, si voltò a guardarmi.

<<Cos'hai, Julie? Per messaggi eri così... serena>> mi disse serio. 

<<I-io... niente. Sto cercando di capire perché ti sei fatto due ore di viaggio di punto in bianco per venire qui...>> sussurrai.

Ero felice di vederlo, ma non capivo.

Andrew si avvicinò a me, sbuffando. <<A volte sei proprio stupida>>.

Gli tirai un pugno e mi allontanai dalla cucina, con l'intenzione di non parlargli più per il resto dei miei giorni.

<<Ei ei>> disse lui, piazzandosi davanti a me. <<Allora...Questo portachiavi... io l'ho fatto subito dopo il nostro secondo bacio, da ubriachi a capodanno, solo che non ho mai avuto... il coraggio di dartelo. Non chiedermi perché. Stavi con quella sottospecie di uomo, ed io non volevo incasinarti più di quanto vedevo già fossi...>> spiegò, imbarazzato. <<Oggi stavo sistemando la mia auto, e l'ho visto e ho deciso di portartelo... altrimenti non l'avrei fatto mai più>>.

Con te o senza te. COMPLETA DA REVISIONAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora