Capitolo 17

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Jen's
Era passata ormai mezz'ora da quando avevo acceso la TV e mi ero messa a fare zapping, ma ancora non avevo trovato nulla di interessante. Il mio stomaco brontolò di nuovo, ma non avevo proprio voglia di alzarmi e andare a cucinare qualcosa. Quasi quasi ordinavo una pizza. Presi il telefono per comporre il numero e controllai prima i messaggi, per vedere se c'era qualche SOS di Julie o se Fred aveva risposto al mio terzo messaggio, ma niente da nessuno dei due.
Per Julie fui contenta, voleva dire che stava andando tutto bene, ma Fred mi fece innervosire. Erano passate quattro ore e ancora non si era fatto sentire, che cazzo! Possibile che ce l'avesse con me? Ma per cosa poi! Sì, avevo esagerato, ma nella vita ne avevo combinate di peggio di una zuffa per strada.
<<Aaaaah>> gridai per la frustrazione e lanciai il telefono contro la porta e quello cadde inerme sul pavimento. Poi mi alzai all'improvviso per prenderlo, sperando di non averlo rotto e fortunatamente
non aveva un graffio. Iniziai a ridere per quello scatto d'ira improvviso, lo stesso che mi era preso nel pomeriggio e aveva contribuito ad alimentare la zuffa con Freya e all'improvviso mi ritrovai a piangere.
Dio, non ci stavo più con la testa, ero diventata pazza! Ancora con le lacrime in viso, andai verso l'armadio e indossai un paio di pantacollant, cambiai la maglia con una felpa che David aveva lasciato qui e misi le scarpe da ginnastica. Raccolsi i capelli in una coda e non mi premurai nemmeno di asciugarmi il mascara scolato con le lacrime. Ero un disastro ogni volta che piangevo, mi si chiazzavano le guance e il naso di rosso e i miei occhi sembravano ancora più grandi. Un disastro.
Assomigliavo ad un panda quando uscii di casa, ma per la prima volta nella vita non me ne fregò davvero niente, nemmeno del giudizio che avrebbero potuto esprimere i miei genitori vedendomi in quello stato. Vaffanculo pure a loro!
Portai il telefono con me, ma era in modalità off-line. Volevo lasciarlo in casa, ma non ero così incosciente da uscire alle 10 di sera senza il telefono e poi volevo ascoltare un po' di musica per fare una corsetta di mezz'ora per sfogarmi e rientrare in casa, senza sentire nessuno. Tanto non c'era nessuno che si stava facendo sentire. Misi le cuffiette e iniziai a correre con la musica a palla
David non mi aveva scritto niente ed ero troppo imbarazzata per scrivergli io.
Julie era al suo appuntamento, Fred non mi dava retta e Cristal non poteva aiutarmi visto che era in un'altra città e non sapevo nemmeno da dove iniziare a raccontargli del quasi bacio di David perché ciò implicava doverle raccontare di Freya e avevo già appurato che non volevo la morte di Freya, nonostante tutto.
Ero da sola, per la prima volta nella mia vita mi sentivo sola.
Oh, i Coldplay avevano un effetto così calmante su di me, associati alla corsa in cinque minuti iniziai a sentirmi meglio, più correvo più mi lasciavo alle spalle gli esami imminenti e tutte le cose spiacevoli della giornata.
Le parole di Every Teardrop in a Waterfall mi rimbombavano nelle orecchie: Alzo il volume della musica, ho messo su i miei dischi, da sotto le macerie canto una canzone ribelle.
Continuai a correre, cercando con il 5% della mia mente di ricordare la strada che stavo percorrendo e di prendere strade a me conosciute così da non perdermi. Chissà la gente che mi vedeva cosa pensava di una ragazza che correva di sera, da sola, senza dar retta a nessuno.
D'un tratto mi resi conto che non mi importava.  Non mi importava più del giudizio di nessuno, soprattutto dopo quel pomeriggio. Non volevo arrivare alle mani con Freya, ma aver reagito alle sue prepotenze piuttosto che stare in silenzio a subire, mi aveva fatto sentire straordinariamente bene.
Quando sentii i polmoni in fiamme e i polpacci bruciare mi fermai in un parchetto con delle altalene e qualche scivolo e mi  avvicinai ad una fontanella per bere un po' d'acqua. Personalmente non l'avevo mai fatto, ma vaffanculo anche alle bottigliette d'acqua. Avevo visto un sacco di volte i miei amici avvicinarsi al getto della fontanella, piegarsi per avvicinare il dito e deviare il getto direttamente nella loro bocca, quindi provai ad imitarli, infondo che ci voleva. Stessi particolarmente attenta a mantenere una certa distanza tra le mie labbra e la fontanella, ma evidentemente posizionai male il dito, perché l'acqua mi schizzò tutta in faccia bagnandomi la felpa.
<<Cazzo>> esclamai. L'acqua era gelata e il venticello di quella sera mi fece venire i brividi in tutto il corpo.
<<Non ti hanno insegnato come si beve da una fontana?>> mi chiese una voce. Sussultai e mi girai in fretta, spaventata. Mi ritrovai davanti un ragazzo, piuttosto alto e carino, dall'aria vagamente familiare. Dove l'avevo visto?
<<No>> risposi, più brusca di quanto avrei voluto.
Il ragazzo mi si avvicinò e io d'istinto arretrai, lui se ne accorse ma non disse niente e dalla tasca posteriore dei jeans uscì un pacco di fazzoletti, che mi porse. Non sapevo se accettare. Era pur sempre un ragazzo sconosciuto che mi si era avvicinato in un parco deserto e io avevo il telefono staccato, ma l'istinto mi diceva che non mi avrebbe fatto del male, così lo ringraziai e presi un fazzoletto dal pacchetto.
<<Puoi tenerli tutti. Mi sa che te ne servirà più di uno>> disse sorridendo e, ricambiando il sorriso, presi ad asciugarmi la faccia. Lui si avvicinò ancora ma stavolta non indietreggiai.
<<Ti faccio vedere, eh?>> disse. <<Intanto non devi appoggiare tutto il dito, basta solo il polpastrello. Il resto è tutta una questione di pressione. Se ne metti troppa, rischi ciò che ti è appena successo>>. Mimò con i gesti le sue parole e iniziò a bere, poi si scostò di lato e mi indicò la fontanella, per farmi provare. Imitai i suoi gesti e iniziai a bere.
<<Be', grazie>> dissi con un sorriso gentile.
<<Io sono Jennifer, comunque>>.
<<Piacere, Josh>>.
<<Sei uno studente del college?>> chiesi.
<<Oh, no. Sono un pasticciere>>.
Lo guardai meglio. Effettivamente se lo avessi visto in qualche aula me ne sarei ricordata, quei riccioli biondi e quegli occhi verdi non potevano non dare nell'occhio. No, sicuramente l'aria familiare non era dovuta a quello.
<<Mi sembra di averti già visto in giro>>.
Lui scrollò le spalle. <<Probabilmente sarai passata dal mio bar. Da che parte vai ora?>> mi chiese.
<<Da quella parte>> dissi, indicando la sua sinistra.
<<Oh, anche io devo andare da quella parte. Se vuoi andiamo insieme, mi piacerebbe accompagnarti. Sai, non è consigliabile per una signorina andarsene in giro da sola a quest'ora della sera>> disse con una scrollata di spalle.

Con te o senza te. COMPLETA DA REVISIONAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora