Capitolo 23

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Cristal's Pov.
Il borsone sulla spalla stava iniziando ad essere un peso insostenibile. Prima di andare al motel, andai al fast food lì vicino perché, nonostante tutto, mi era venuta fame.
Ero entrata in un quartiere abbastanza brutto, ma non volevo spendere troppi soldi e quella era l'unica alternativa.
Entrai al fast food, mi sedetti e ordinai alla cameriera due toast, una porzione di patatine, un doppio cheesburger e una coca cola.
Ero indecisa se chiamare Jen e Julie a quest'ora oppure aspettare a domani mattina. Era tardi ormai per chiamarle, pensai dopo aver fissato la loro chat per 10 minuti. Domani mattina le avrei avvertite.
Stavo iniziando a mangiare quando un ragazzo appena entrato nel locale attirò la mia attenzione.
Quei riccioli biondi non potevano passare inosservati. Indossava un maglioncino beige e un paio di jeans, ed era avvolto in una sciarpa dall'aria pesante. Ero sicura fosse fosse Josh, il cameriere di un bar nella città di Jen e Julie. Ero sicura perché non ero riuscita a cacciarmi quel viso dalla testa da quando lo avevo incontrato, circa un mese prima. Non so cosa mi aveva colpito di lui, ma qualcosa di speciale c'era. Ma cosa ci faceva qui?
In quel momento si girò. Forse si sentiva osservato e mi guardò. Io abbassai lo sguardo imbarazzata dell'essere stata sorpresa ad osservarlo.
<<Cristal?>> mi chiese con tono incerto. Si ricordava il mio nome! Il mio cuore accellerò i battiti mentre si avvicinava.
<<Sì?>> chiesi, facendo finta di non riconoscerlo. 
<<Sono Josh! Non ti ricordi di me?>> chiese lui, allegro.
Finsi di pensarci su per qualche secondo mentre lui, nonostante non l'avessi invitato, si accomodò di fronte a me.
<<Josh?>>.
<<Si, esatto!>>.
<<Ma che piacere>> dissi, con un sorriso accattivante.
<<Come mai qui?>> mi chiese.
<<Abito nel quartiere vicino. Tu piuttosto, come mai sei qui? Abiti a due ore di distanza!>>.
<<Problemi in famiglia. Ma domani torno a casa, finalmente>> disse sereno, con una scrollata di spalle.
<<A chi lo dici>> borbottai.  Lui mi guardò dubbioso ma io rimasi in silenzio, prendendo il vassoio che la cameriera mi stava porgendo.
<<Lei gradisce qualcosa?>> le chiese la cameriera, con tono malizioso.
Lui la guardò, poi guardò il mio vassoio e infine torno a guardarla.
<<Lo stesso che ha preso lei, grazie>> gli disse, sorridendole. Che sorriso che aveva. Caldo e familiare. Era così rassicurante.
Quella sera non ero in vena, altrimenti poteva pure scapparci qualcosa.
<<Io non capisco come fai a mangiare così tanto, come un maiale ed essere così magra>> borbottò.
Finimmo di mangiare parlando di scemenze e commentando il film demenziale che davano sulla TV del locale.
Usciti fuori, lui si avviò verso la sua macchina.
<<Dimmi dove abiti, ti accompagno io>>. A quel punto mi ricordai che ero senza una casa per quella notte e che avevo intenzione di andare a dormire in un motel. Non volevo dirglielo, me ne vergognavo parecchio. Ma in fondo, anche lui aveva problemi in famiglia, come aveva accennato prima.
<<Io... ho litigato con i miei genitori. Sto in un motel>> dissi, guardando a terra e lui si pietrificò.
Il silenzio si intensificò tra di noi.
<<Però domani vado dalle mie amiche, nella tua stessa città. Andrò a vivere con loro>> aggiunsi. Non ne avevo ancora parlato a Jen e Julie ma ero certa che mi avrebbero ospitata.
<<Come ci vai?>> mi chiese.
A questo non ci avevo pensato, ma mi presi di coraggio e gli dissi: <<Mi accompagni tu, naturalmente!>>.
Lui rise compiaciuto e annui. <<In effetti ha senso>>.
Gli sorrisi e salì nella sua macchina, meno imbarazzata di prima. Gli diedi indicazioni per il motel e davanti all'entrata principale lui spense la macchina. 
<<Sai...>> disse, titubante. <<Io ho un appartamentino poco distante da qui. È minuscolo, pagato dalla mia famiglia per quando scendo, ed è più comodo di un motel. Se ti va, puoi venire da me. Giuro che non lo sto facendo per portarti a letto>> concluse, con aria solenne. Iniziai a ridere per la sua faccia e riflettei un secondo sulla sua proposta. Certo, sarebbe stato più comodo e meno dispendioso, ma qualcosa in me diceva di rifiutare. Sapevo che se fossi andata a casa con lui qualcosa sarebbe successo, e non volevo. Cioè si, volevo, ma non così, non mentre ero così turbata dal comportamento di mia madre.
<<Grazie per l'offerta, ma no. Ormai ho prenotato e siamo qui. Ci vediamo a che ora per partire?>>.
<<Mh, come vuoi. Alle 8?>>.
<<Sei pazzo, non mi sveglio alle 7! Facciamo alle 10>> esclamai.
<<No, sei pazza tu! Alle 10 è troppo tardi>>.
<<Ma io voglio dormire>> piagnucolai.
<<Va bene allora, va bene! Partiamo alle 9. Ultima offerta>>.
Sbuffai.
<<Okay!>> risposi, mettendo il broncio.
<<No il broncio no! Che poi mi fai tenerezza>> disse guardandomi negli occhi, continuando a sorridermi. Allora gli feci la linguaccia.
<<Come mai non stai dalla tua famiglia quando scendi qui?>> gli chiesi, sperando di non essere stata troppo invadente e guardandolo di sottecchi.
<<Non è la mia famiglia>> sbottò, risentito.
<<Ma tu hai detto...>>
<<È complicato>> disse interrompendomi. Il suo tono non era arrabbiato, ma era un po' più freddo.
<<Okay>> gli dissi, sorridendo. Non volevo metterlo a disagio e lui ricambiò il sorriso, con un po' di calore in più.
<<A domani, allora>> dissi e gli lasciai un bacio sulla guancia.
<<A domani>> ripeté lui e aspettò finché non entrai dentro la stanza. Quando mi affacciai dalla finestra aveva appena messo in moto.
Il giorno dopo si presentò alla porta del motel con un vassoio carico di pasticcini per fare colazione insieme.

Con te o senza te. COMPLETA DA REVISIONAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora