Capitolo 18

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Entrai in casa e andai incontro a David, nel salone.
<<Dico, ma sei impazzito? Ti pare questo il modo di comportarti?>>.
<<Oh, certo! Adesso io sono quello sbagliato. Jennifer quella impazzita sei tu che te ne vai in giro alle 10 di sera con il telefono staccato. Potevi avere almeno la premura di avvertire o di lasciare acceso il telefono, per essere rintracciata>> disse.
<<Non volevo sentire nessuno, David>> borbottai. Lui rimase a guardarmi e dopo una lunga pausa, si alzò dal divano.
<<Bene, allora. Potevi avvertire almeno. Comunque okay, ci vediamo domani>> disse e si incamminò verso la porta.
Non volevo che se ne andasse, ma ero arrabbiata per come aveva trattato Josh.
E me.
<<Non ti va di rimanere?>> gli chiesi, esitante, ma lui non si voltò. Allora iniziai a correre e mi posizionai davanti a lui, con le braccia spalancate sulla porta.
<<Per uscire da qui dovrai passare sul mio cadavere>> esclamai con una voce un po' alterata, cercando di farlo ridere. David cercava di mantenere un espressione seria, ma gli angoli della sua bocca si stavano sollevando.
<<Ne sei sicura?>> mi chiese, con un sopracciglio sollevato.
Io annuii con vigore. <<Da qui non si passa bello>>. Lui allora scrollò le spalle, si avvicinò e io piantai bene le gambe al pavimento. Aveva un sorrisino furbo in viso e io pensai volesse iniziare a spingermi... invece si abbassò e mi caricò in spalla come un sacco di patate.
<<David! Ma cosa fai, mi farai vomitare così>> strillai, iniziando a ridere.
<<Te la faccio pagare per aver osato sfidarmi e per avermi fatto arrabbiare.
<<Oh, no!>> squittii io, facendo finta di essere terrorizzata, mentre lui saliva le scale e si avviava verso la mia stanza. <<Il possente David mi ha preso in ostaggio, che ne sarà di me?>>.
<<Sisi, prendimi in giro. Vediamo ora chi è che ride>> disse e, buttandomi sul letto, prese a farmi il solletico. Sapeva benissimo i punti in cui lo soffrivo maggiormente e quello stronzo non faceva altro che stuzzicarli, non mi dava nemmeno il tempo di prendere aria.
<<Okok va bene va bene hai vinto tu, ti prego basta!>> urlai cercando di divincolarmi dalle sue mani, con le lacrime agli occhi. Lui sorrise compiaciuto e si appoggiò alla testiera del letto mentre io ero ancora sdraiata in mezzo al letto che cercavo di riprendere.
<<Giochi sporco>> gli dissi, fintamente imbronciata.
Lui scrollò le spalle. <<Ma quella non è la mia felpa?>>.
<<Sì>> risposi io, con sicurezza. <<L' hai lasciata qui qualche giorno fa ed è comoda e calda>>. David per tutta risposta mi fissò negli occhi, senza dire nulla e la sicurezza che provavo prima iniziava a scemare per dare il posto all'imbarazzo ripensando al quasi bacio di quel pomeriggio.
<<Mi hai fatto preoccupare, J-J>> disse infine, con un sospiro.
Io mi avvicinai a lui e mi accoccolai a lui, che con un braccio mi strinse a sè. Sentivo il battito del suo cuore e, rilassandomi, chiusi gli occhi.
<<Hai ragione, dovevo avvertire te o qualcuno dei nostri amici>>.
<<Principalmente, dovevi avvertire me>> mi corresse lui.
<<Non fare lo sbruffone>> borbottai con il viso seminascosto nel suo petto. Tra la felpa che ancora aveva il suo odore e il mio viso sulla sua magietta, il suo profumo mi stava dando alla testa, ma mi piaceva un sacco. Lui ridacchiò e prese ad accarezzarmi i capelli.
<<Chi era quello, comunque?>> mi chiese, un po' acido.
Io sospirai. <<Era Josh. L'ho incontrato al parco, mi ha insegnato a bere dalla fontanella e poi mi ha accompagnata per non lasciarmi proseguire da sola>> spiegai.
<<Potevo insegnartelo anche io! Non c'era bisogno di lui e dei suoi ricci>> borbottò e io gli diedi un pugno sul braccio, senza nemmeno aprire gli occhi o alzarmi dal suo petto, ma lui continuò ad accarezzarmi.
D'un tratto aprii gli occhi e mi alzai di scatto.
<<Brutto stronzo!>> urlai. David sussultò e mi guardò come se fossi pazza.
<<Io... non... me... la... stavo...spassando...con...nessuno...>> urlai, e ad ogni parola seguiva un pugno o un graffio o un pizzicotto. Lui cercava di proteggersi e di non ridere. Continuava a prendermi in giro! Urlai per la frustrazione e cercai di scendere dal letto.
<<Eiei furia, vieni qui!>> disse, prendendomi per il polso e trascinandomi di nuovo senza alcuno sforzo sul letto nonostante io cercassi di divincolarmi.
<<Vaffanculo>>.
<<Dai, non fare cosi>>.
<<Non fare così?!>> urlai io.
<<No okay, hai ragione. Non dovevo dirti quella cosa, sai che non lo penso. Ero solo arrabbiato>> spiegò, mettendo il broncio. Cercava di farmi tenerezza e ci riusciva, come sempre.
<<Resti un brutto stronzo, sappilo>> dissi sdraiandomi un po' più distante da lui, questa volta.
Lui si sdraiò accanto a me e mi guardò.
<<Seriamente, non penso tu te la stessi spassando con uno che hai conosciuto la sera stessa, né con nessun altro. Ma mi hai fatto incazzare e volevo farti incazzare a mia volta>>.
<<Molto maturo>> borbottai.
Lui annuii e alzò le spalle. <<Ogni tanto sbaglio anche io. Non si può essere perfetti, come te>> rispose.
Io lo guardai male, ma poi iniziai a ridere, non ce la facevo proprio ad avercela con lui. Quando si accorse che mi ero rilassata mi allungò un braccio e mi fece riadagiare sul suo petto. Io non me lo feci ripetere due volte e ricominciai a sniffarmi il suo profumo.
<<Sai che stai proprio bene con la mia felpa? Quasi quasi te la regalo>> disse lui dopo qualche minuto di silenzio. <<Certo, magari senza niente stai ancora meglio, ma si, te la regalo>>.
Arrossii a quel complimento da depravati.
<<Non lo saprai mai come sto senza niente, tanto. E la felpa me l'ero già presa, non c'era bisogno che me la regalassi>> aggiunsi, con una vocina da angelo.
Lui mi alzò il viso dal mento, per guardarmi negli occhi.
<<Non sfidarmi, J-J>> disse, con voce leggermente roca. Guardando il fuoco che i suoi occhi castani emanavano, il mio cuore perse un battito, ma cercai di far finta di niente.
<<Non lo farei mai>> gli risposi, con un tono leggermente provocante. Lui deglutì impercettibilmente ma non disse nulla, rimase a fissarmi. In quel momento, fu come se fossimo ritornati a quel pomeriggio, senza alcuna interruzione. Lui che fissava le mie labbra e io che rimanevo incantata dal suo sguardo. Eravamo a pochissimi centimetri di distanza, ma lui non avanzava. Rimaneva lì, a fissarmi le labbra e ad accarezzarmi i fianchi, la pancia, la schiena con le sue mani. Io spostai la mano che avevo sul suo petto e iniziai ad accarezzare quegli addominali che sentivo da sotto la maglietta. Lui seguii con gli occhi la mia mano sul suo petto, poi tornò a guardarmi negli occhi. Vidi un nuovo bagliore nel suo sguardo e provai a decifrarlo, ma non ci riuscì.
Perché un attimo dopo, David mi stava baciando.
Era un bacio lento, esitante. Io rimasi un po' spiazzata, ma quel bacio lo volevo anche io, da quel pomeriggio.
Forse anche da prima.
Così ricambiai il bacio, accarezzandogli i capelli come mi piaceva tanto fare. Picchiettò con la lingua sulle mie labbra e io le schiusi per permettergli l'accesso. Le nostre lingue iniziarono una danza appassionata, seguendo un ritmo tutto loro. Impercettibilmente mi sporsi verso di lui, volevo più contatto, volevo sentirlo più vicino, come fosse un bisogno fisiologico.
Lui strinse la presa sul mio fianco e mise una mano sotto la felpa, per accarezzarmi la pelle. Aveva le mani fredde e a quel contatto rabbrividii, ma lo lasciai fare fino a farlo arrivare ad accarezzarmi la schiena. Io lo imitai e allungai la mano fino all'orlo della sua maglietta e gli toccai il petto. Sentivo il suo cuore battere sotto le mie mani e lui mugolò contro le mie labbra. Spostò la mano di nuovo sul mio fianco e mi salì di sopra, io allargai leggermente le gambe per farlo adagiare meglio, senza smettere di accarezzarlo o di baciarlo. Sentivo le guance in fiamme e quando la sua erezione permette su di me mi scappò un gemito. A quel suono lui fece più pressione contro di me e mi mordicchiò le labbra, proseguendo poi con piccoli baci lungo il mio collo, dietro l'orecchio e poi di nuovo sulla mia bocca.
A quel punto qualcuno suonò al campanello, con parecchia insistenza anche.
David protestò, ma non ne ero sicura visto che ci stavamo ancora baciando. Le mie mani erano sotto la sua maglietta, intente a sfiorargli la schiena e quelle spalle possenti e le nostre lingue non si stancavano di proseguire in quella loro danza passionale.
Il campanello suonò di nuovo.
<<Che cazzo>> sbottò lui, smettendo di baciarmi, ansimando nel mio collo.
<<Chi cazzo è a quest'ora?>> mi chiese.
<<E io che ne so? Forse è tornata Julie>>. Spinsi le mani sul suo petto e cercai di cacciarmelo di dosso per andare ad aprire, visto che lui non accennava a spostarsi. Sbuffò e si lasciò cadere di schiena di lato a me mentre io andavo ad aprire. Passando davanti allo specchio della mia camera, diedi un'occhiata al mio riflesso e mi presi un secondo per osservarmi.
Avevo tolto i cerotti prima di andare a correre, quindi i graffi erano piuttosto evidenti. Ma quello che attirava la mia attenzione erano, oltre i capelli ancora a chignon sulla testa tutti arruffati per via della corsa e della lotta sul letto con David che ricordavano tanto un nido di uccelli, le mie labbra, rosse e gonfie per via degli incessanti baci che ci eravamo scambiati e le guance ancora arrossate. Mentre scendevo le scale e mi apprestavo aprire, il mio cuore non la smetteva di battere veloce.
Aprii la porta e mi trova davanti Fred.
<<Ciao>> disse, sollevato. <<David mi aveva detto che non ti trovava, ho provato a chiamarti ma avevi il telefono scarico. Siccome nemmeno David rispondeva più alle mie chiamate, sono venuto qui>>.
Mi resi conto di avercela con lui.
<<Oh, mi hai chiamata? E come mai?>> gli chiesi acida, spostandomi però lateralmente per farlo entrare. Lui entrò, con l'aria vagamente colpevole mi chiese: <<Che vuoi dire?>>.
Sbuffai, esasperata. Perché i maschi erano così stupidi?
<<È da pomeriggio che ti mando e massaggi, e tu ti fai vivo solo ora>> urlai.
<<Ciao amico>> disse David, che nel frattempo mi aveva seguito.
Fred mi ignorò e si rivolse a David con uno sguardo risentito. <<Potevi dirmi che l'avevi trovata>>.
<<Si David, potevi dirglielo, così non si sarebbe dovuto scomodare a venire qui!>>.
Fred mi guardò, stavolta arrabbiato.
<<Jennifer>> mi ammonì.
<<Frederick>> risposi, con il suo stesso tono.
<<Da quando sono "Frederick"?>> chiese, risentito.
<<Da quando sono Jennifer? E da quando ignori i miei messaggi?>>.
Lui incassò il colpo e si sedette sul divano, con aria abbattuta.
<<Dovevo risolvere una questione seria. Mi dispiace>> .
Mi stringeva il cuore vedere Fred così triste, c'era qualcosa che lo turbava. Qualcosa di cui, mi resi conto, non voleva parlarmene e ciò mi ferì.
Non c'erano mai stati segreti tra noi due.
<<È chiaro che avete cose di cui discutere, voi due. Io torno a casa. Ci vediamo domani. Buonanotte>> disse David e senza aggiungere altro ne giardandomi se ne andò. Avrei voluto fermarlo e chiedergli di restare, ma dovevo risolvere questa questione con Fred. Solo che mi sentivo strana, cosa significava quello che era successo tra me e David? Avrebbe cambiato qualcosa tra di noi? Cercai di scacciare quei pensieri e conentrarmi sul mio migliore amico.
<<Fred... qualsiasi cosa sia, me ne puoi parlare. Lo sai>> gli dissi.
Lui sembrò soppesare la risposta. Infine buttò fuori.
<<Maise è di nuovo incinta>>.
<<Oh>> dissi solo.
Maise era sua madre. Era rimasta incinta del primo figlio a 15 anni, del secondo a 16 e del terzo, Fred, a 18. Dopodiché si era sposata con il padre di Fred e i suoi fratelli e aveva avuto altri due figli. E adesso, a 37 anni, era di nuovo incinta. Fred non si rivolgeva mai a lei come Maise, ma con me o con i suoi amici più stretti capitava spesso che la chiamasse così. Nonostante fosse quasi sui quaranta con 5 figli, ne dimostrava 30, di anni.
<<I preservativi a lei e a mio padre fanno schifo>> disse. Poi rabbrividì e andò a prendersi una birra. Sapevo perché Fred si sentisse così scosso.
Le ultime due gravidanze di Maise erano state abbastanza travagliate, per mettere al mondo i suoi fratelli più piccoli aveva dovuto subire due cesarei perché erano entrambi podalici e, durante i 9 mesi di entrambe le ultime due gravidanze era sempre stremata e senza forze.
Ero sicura che un terzo cesareo non avrebbe messo a repentaglio la vita di Maise, soprattutto perché era ancora giovane. Ma era in dubbio che anche questa gravidanza per lei sarebbe stata dolorosa e difficile.
<<Be'... dovrei chiamarla per congratularmi?>> gli chiesi, sperando di farlo ridere. Lui mi lanciò un'occhiataccia.
<<Sei peggio di Micky. Sai lui che ha detto quando Maise mi ha informato la lieta notizia su Skype? "Speriamo che non sia una femmina, non sono pronto ad una sorellina da controllare". Ma Micky ha 10 anni, è giustificato. Tu ne hai 19>> disse, reprimendo però un sorriso.
<<E Liam?>>.
Liam era l'altro fratello minore di Fred, di 14 anni.
<<Una cosa simile. I miei fratelli più grandi, del resto, hanno avuto la mia stessa reazione perché vedono la gravità della situazione. Mentre mio padre, come Maise, è euforico, sperano proprio che sia una femmina. Ridicolo>> disse, finendo la birra.
<<Se non si preoccupa tua mamma, non dovresti preoccuparti tu. Evidentemente ha valutato sia i pro che i contro prima di decidere di portare a termine la gravidanza>> dissi, cercando di farlo calmare.
<<L'ha scoperto al quarto mese>> aggiunse.
<<Wow, è già al quarto mese>> esclamai.
<<È al settimo!>>.
<<Cosa? Oh... wow! Ma come...?>>.
<<L'ha scoperto qualche giorno dopo la mia partenza, e a me l'ha detto dopo due mesi, cioè un mese fa. Voleva aspettare che tornassi per le vacanze natalizie per informarmi, ma a Micky è scappata un'allusione e allora...>>. Sospirò e si alzò.
<<Ma hai ragione tu. Maise è un po' incosciente, ma avrà soppesato la situazione prima di scegliere. Ne sono sicuro. Caspita, un altro fratello!>> aggiunse, leggermente emozionato.
<<O sorella. Potrebbe essere la tua prima sorellina!>> esclamai io, più emozionata di lui.
<<Seconda>> disse, fissandomi. Sapevo che si riferiva a me, in fondo mi aveva trattato sempre come se fossi tale. Mi alzai anche io e lo abbracciai.
<<Niente più segreti, d'accordo?>> gli dissi.
Lui rabbrividì impercettibilmente, ma annuì e mi diede un bacio sulla guancia mentre lo accompagnavo alla porta.
<<Per quanto riguarda pomeriggio...>> provai a dirgli, volevo sapere cosa ne pensava ora che avevo appurato che non ce l'aveva con me per la zuffa di quel pomeriggio.
<<Non sono stato contento di come hai gestito la situazione Jenny, non lo nego. Ma so com'è Freya. Solo non mi aspettavo tutto questo>> disse, indicando i graffi.
<<Ma ti dispiace se ne parliamo un altro giorno? Sono esausto>>.
<<No, certo che no>> gli dissi io, con un sorriso. Mi bastava sapere che non mi giudicava male. Del resto, lui non l'aveva mai fatto.
Era sul vialetto già quando si girò.
<<Jenny... cosa state combinando tu e David?>> .
Io arrossii furiosamente, lo sentivo. Fortunamente lui era distante e non poté vederlo.
<<Niente, perché?>> chiesi, cercando di non far sentire il tremore nella mia voce.
Niente più segreti, eh Jen? Squallida.
Disse una vocina dentro di me che ignorai prontamente.
Lui fece spallucce e mi mandò un bacio, poi riprese a camminare.
Io sospirai e tornai dentro.
Erano le due di notte.
Presi il telefono e lo accesi, ancora appoggiata alla porta di ingresso. Ignorai messaggi e le chiamate perse, tranne quello di Julie.
Dormo da Will. Sta andando tutto a gonfie vele. Sono euforica. Buonanotte, ti voglio bene!!!!!
Sorrisi e digitali una risposta in fretta.
Sono contentissima per te! !!! Domani mi racconterai TUTTO! Ti voglio bene anche io.
Almeno qualcuno aveva avuto una serata normale.

Con te o senza te. COMPLETA DA REVISIONAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora