Capitolo 50

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Ero dietro quelle sbarre da quella che mi sembrava un'eternità. Non era un vero e proprio carcere, ero dietro le sbarre della centrale di quella città. Accanto a me, la ragazza di Chris fissava il soffitto annoiata.

<<Smettila di fare avanti e indietro, mi fai venire il volta stomaco>> disse, pigramente.

<<Come fai ad essere così tranquilla?!>> sbottai.

<<Perché domani sera saremo fuori, quindi sta' tranquilla anche tu>> cantilenò.

<<Dove hanno portato Ian e Chris, secondo te?>> le chiesi preoccupata. Ero un po' arrabbiata con Ian per la situazione in cui mi aveva messo, a causa di suo fratello Micky. Se avesse continuato ad ascoltarlo sarebbe finito in situazioni peggiori di queste.

<<In una cella simile a questa, più lontana. Per Chris si che sono preoccupata, non è la prima volta che lo beccano. Nemmeno a me, ma io non sono messa nella sua stessa situazione>> rispose. Non sapevo di cosa stesse parlando né poi me ne importava granché, ma l'ansia mi stava divorando e avevo bisogno di distrarmi.

<<E a te sta bene?>>.

<<Non è mica il mio ragazzo>>.

La guardai stupefatta, ma decisi di lasciar perdere; non erano affari miei. Volevo uscire da lì al più presto. Erano passate minimo due ore, il bagno era un semplice water senza privacy ed indossavo dei vestiti sudati. Volevo urlare, non potevo credere che stesse succedendo a me.

<<Insomma, non si fa vedere nessuno qui?!>> urlai. <<Ho diritto ad una chiamata, li conosco i miei diritti>>.

David studiava legge, quindi qualcosa me ne intendevo anche io per tutte le volte che l'avevo sentito ripetere.

Magicamente arrivò la stessa agente che ci aveva prelevato. <<Non urlare ragazzina. Certo che ne hai il diritto, sono venuta apposta>> disse. Aprì le sbarre e lanciò un'occhiata alla ragazza che era in cella con me. <<Per te sempre lo stesso protocollo, no?>> le chiese e lei annuì.

<<Agente Jo, sa benissimo che non ho chi chiamare né chi possa pagarmi la cauzione. Aspetterò qui, tranquilla come sempre>> le rispose, facendole un occhiolino. L'agente Jo non le rispose e mi scortò con una mano sul gomito lungo un corridoio, fino ad arrivare ad una porta chiusa, con di lato un telefono. Lo indicò e si allontanò di poco.

Bene, chi potevo chiamare?

Mio padre era fuori discussione; gli sarebbe venuto un infarto e mi avrebbe tagliato qualsiasi fondo per studiare.

Josh era la persona più adatta. Avrebbe potuto pagarmi la cauzione e farmi uscire di lì più in fretta possibile, così composi il suo numero.

Dopo due squilli rispose, con la voce assonnata. <<Sì, pronto?>>.

<<Josh... Josh, sono Jennifer, ho bisogno di un favore>> dissi.

<<Da dove stai chiamando?>> mi chiese.

<<Sono... sono in questura, io...>>.

<<Che cosa?! Jennifer cosa stracazzo hai combinato?!>> urlò talmente forte che dovetti allontanare la cornetta e l'agente Jo soffocò un risolino.

<<Mi hanno beccata con dell'erba, ma non era mia...>>.

<<Io ti ammazzo>>.

<<Prima di ammazzarmi dovresti venire a pagarmi la cauzione>>.

<<Porca puttana Jennifer! Con chi eri?!>> chiese. Sentivo dei rumori in sottofondo, probabilmente si era alzato dal letto e si stava vestendo.

Con te o senza te. COMPLETA DA REVISIONAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora