Capitolo 58

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"che giornata di merda" "può ancora peggiorare" sbotto sarcastico e lei mi guarda dolcemente ''o migliorare" per quello che cercherò di dirle, non credo proprio.

La osservo e non mi piace vederla con quelle macchie di sangue sulla maglietta... oltre che volerla nuda accanto a me "spogliati" "eh? Ma non dovevamo.."annuisco "sì, appunto. Ma voglio averti nuda accanto a me" sono serio quando glielo dico, senza segni di malizia ne sguardi particolari.

Fa come le dico, rimanendo in intimo, scuoto la testa "completamente... nuda" questa volta la mia voce cambia tonalità, come ogni volta che me la ritrovo davanti senza vestiti.

La vedo sfilarsi il reggiseno e le mutandine, sorridendo nel ripensare al fatto di aver trovato un suo reggiseno tra le mie cose. Ormai la sua presenza è ovunque "ok.. mmmm... bene" borbotta sistemandosi nuda sul letto con fare imbarazzato "stai arrossendo" mi posiziono accanto a lei "lo so" le faccio segno di avvicinarsi... mi guarda incerta "e tu rimani vestito?" annuisco. Anche se farei diversamente "sì.. perché altrimenti finisce male... non so neanche se è stata una buona idea" le accarezzo il ventre per poi baciarla.

No, decisamente.

Non è stata una buona idea... la mia mano già dopo due minuti è diretta in mezzo alle sue gambe.

Mi ferma "eh no...ora parliamo" mi sposta la mano e mi guarda male... sospiro "ok, ok.. hai ragione".

Cerco di trovare il coraggio di iniziare, di parlare per la prima volta di Victoria con lei... è dannatamente difficile, così mi concentro sullo spiraglio di luce che filtra dalle tapparelle abbassate "avevo un'altra sorella oltre ad Amber" con questo, le potrei già aver fatto capire tutto e niente.

Vedo che non si muove, non da segni di sorpresa o fa domande avventate... rimane in attesa con lo sguardo fisso su di me.

Passano una manciata di minuti, in cui mi blocco e mi passano davanti tutte le immagini di Victoria, fino ad arrivare a quel giorno. Momenti di spensieratezza, felicità e dolcezza si accavallano a quelle di lei inerme ricoperta di sangue.

Un senso di soffocamento mi colpisce in pieno e resisto dall'alzarmi e prendere a cazzotti qualcosa.. mi sforzo di far uscire la mia voce, che è senza emozioni. Atonale. Come se stessi parlando di un'estranea e mi odio per questo "si chiamava Victoria ed era una delle persone più solari di questo mondo... Era più grande di me di tre anni.. a adesso avrebbe ventisei anni.. eravamo due gocce d'acqua.. mora con gli occhi azzurri.. odiava i piercing ma amava i tatuaggi''

Era piena di tatuaggi. Proprio come sono diventato io.

Ne aveva molti più di me.

Mi rendo conto che è una cosa che ci rende ancora più simili.

Il colibrì... quel figlio di puttana non voleva che li avesse, li odiava... ma lei se ne fregava, ribellandosi..

"è morta che aveva ventidue anni.. suo marito, David... l'ha uccisa" lei lo chiamava Jimmy, tutti noi lo abbiamo sempre chiamato Jimmy. Un soprannome, che faceva capire quanto tutti noi avessimo un rapporto più o meno stretto. Addirittura l'avvocato a forza di sentire mia madre, mio padre e tutti quanti chiamarlo così, ha iniziato a farlo.

Solo noi usavamo quel soprannome e lui lo sapeva... ma non gli dispiaceva.

Come se tutto quello che ha fatto nel tempo, non avesse scalfito il rapporto di bene che li legava. Realmente adesso c'è solo odio, disperazione e rabbia.

Ma continuo a chiamarlo Jimmy, forse per evitare di dare un nome così comune come David ad un assassino.

La mente a volta gioca brutti scherzi.

E poi, sei arrivata tu Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora