capitolo 27.

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Si ritorna a scuola.
Non l'avrei mai detto, ma quasi quasi sono felice. A casa, non avendo niente da fare, mi sono lasciata torturare dalla noia e dalla disperazione per Manu. "Non é colpa mia", mi sono detta. Ma non riesco a convincermi del contrario, purtroppo.

Varcato il grande cancello, le mie amiche mi vedono e mi vengono incontro saltellando. Mi abbracciano, e mi raccontano un po' la situazione in Texas, Lisa e Lena iniziano a parlare della Germania e Cole mi saluta calorosamente per poi allontanarsi.
Il problema è che io non ho niente da raccontare di questi ultimi giorni, se non la piccola aggressione da parte di Manu. Cosa potrei dire di entusiasmante?
Meglio stare zitta. Se loro non accennano la questione "universitario maleducato", io non ne parlerò.

-adesso raccontaci precisamente cosa è successo l'altro giorno.-
Come non detto. Inizio a parlare raccontando tutto nei minimi dettagli, perché loro devono capire la mia situazione attuale per potermi aiutare veramente.
Rimangono allibite quanto me, ed io decido di chiedere un loro parere.

-dovrei dirlo a Blake?-
Chiedo timidamente, giocando con il braccialetto che ho al polso.
-no!-
Leila alza il tono della voce, facendo girare un'intera squadra di rugby. La guardo disperata, e poi parla Ari.
-sì, invece! È il tuo fidanzato e ha il diritto di sapere.-
Incrocia le braccia al petto, mandandomi in completa confusione.
-se glielo dirai, passerai le pene dell'inferno. È molto geloso, finirebbe per fare qualche cazzata.-
Afferma Lena, con un'alzata di spalle indifferente.
-ma cosa state dicendo? È ovvio che deve dirglielo. Perché tenerglielo nascosto? Così quando lo scoprirà si arrabbierà e finirete per litigare?-
L'altra gemella interviene, aumentando la preoccupazione e l'indecisione.

-ci penserò.-
Dico dolente, per poi entrare in classe a passo schivo e riporre la borsa accanto alla sedia. Mi accomodo e tiro fuori l'occorrente per la lezione che mi aspetta ora. Intorno a me ci sono molte cheerleader, una piccola nerd fissata con la matematica, e tanti ragazzi che hanno un quoziente intellettivo decisamente basso.

La giornata passa monotona, per di più non ho le mie amiche in classe perché seguiamo corsi diversi, quindi sono costretta a rimanere da sola in mezzo ad una giungla scatenata e malvagia, che non ha pietà per nessuno.
Tutti predatori.

Quando la campanella suona, per me è come se qualcuno avesse suonato un inno alla libertà. Quel dolce e soave suono segna la fine di una giornata scolastica e l'inizio di un pomeriggio all'insegna dei compiti. Meraviglioso, direi.

Mi precipito all'uscita dopo aver dato la conferma alle mie amiche di vederci alle quattro davanti a casa mia.
Purtroppo oggi sono a piedi, ma il tempo è dalla mia parte: È una giornata fredda, ma il sole splende malato.
Controllo il telefono e in un attimo vengo proiettata in un altro mondo, infatti non mi accorgo di una macchina che mi sta alle calcagna da più o meno dieci minuti.

-come è andata a scuola?-
Come immaginavo, Manu.
Non rispondo e accelero il passo in maniera esponenziale sperando che lui mi lasci stare, senza continuare a buttare legno sul fuoco. Ma è in macchina. Io a piedi. Ho pensato veramente di poterlo seminare? L'ansia mi sta facendo male!

-vuoi un passaggio?-
-no.-
Rispondo brusca, troncando la sua gentilezza.
-vai a piedi?-
Ruoto gli occhi perché la conversazione è ancora viva.
-no, vado volando.-
Scuoto la testa indignata.

-sai che io ti potrei investire?-
Mi giro verso di lui scettica. Mi ha confermato che non ha buone intenzioni.
-mi avresti per sempre sulla coscienza. Il mio spirito ti tormenterebbe a vita.-
-sto scherzando! Io ti voglio bene. Ti prego, dammi una possibilità.-
Sfoggia un sorriso maligno ma allo stesso tempo dolce.
-Ti denuncio per stalking se non te ne vai.-
Lui ride amaramente, ma non sembra essersi intimorito davanti alla mia minaccia.
-stasera passa davanti alla mia università. Ci dive...-
Lo interrompo arrabbiata. Ancora quella stupida parola che pronunciata dal mio fidanzato mi farebbe piacere, ma da lui mi irrita ed imbarazza davvero tanto.
Mi ha veramente stufato, stasera lo dirò a Blake e spero vivamente che faccia qualcosa.

-smettila. Sparisci e stammi lontana!-
Scoppio in una crisi isterica, e su tutte le furie inizio a correre verso casa. La strada è ancora tanta, e, se non sono matta, ho sentito addirittura una goccia di pioggia cadermi addosso.
Rivolgo uno sguardo stremato al cielo, che mi risponde con altre gocce che iniziano a formare un grandissimo acquazzone.
-ma cinque minuti fa c'era il sole! Come può essere possibile? Manu fa piovere? È una specie di Dio che mi vuole punire per qualcosa che ho fatto?!-
Inizio a gesticolare in mezzo alla strada, cercando con lo sguardo un riparo. Parlo da sola, cammino su e giù, la pioggia aumenta come il mio nervoso.

-e adesso lo vuoi un passaggio?-
Manu rispunta dal nulla, incorniciato dalla pioggia che scroscia insistente sull'asfalto.
-no.-
Sinceramente preferisco arrivare a casa zuppa e prendermi una grossa influenza che salire in macchina con un maniaco. Sono sicura al cento per cento che lo sia.

-come vuoi.-
Fa spallucce e sparisce nel traffico, lasciandomi finalmente sola. Aspetto che la pioggia si calmi, ma a quanto pare sembra aumentare sempre di più.
Inizio a camminare sotto le piccole gocce che cadono malamente sulla mia pelle come delle piccole lame, maledicendo le nuvole e questa situazione sgradevole.
"Non manca tanto."
Continuo a pensare, convincendomi a continuare e a non fermarmi.
.
Appena entro in casa sono molto infreddolita e credo di essermi ammalata, ovviamente. La mia presenza viene annunciata con un mio colpo di tosse.
Mia madre mi viene incontro  spaventata e mi fa mille domande, per poi mandarmi immediatamente a farmi una doccia, cambiarmi e mettermi al caldo il più in fretta possibile.

Eseguo i suoi ordini, e mi sale una tosse micidiale. Mi sdraio e videochiamo Blake per spiegargli la mia situazione con Manu.
Risponde dopo due squilli, e la sua immagine con il suo enorme sorriso si allarga fino ad occupare tutto lo schermo del mio telefono.
-amore! Mi mancavi, ti stavo per chiamare io.-
Noto che é in maniche corte e pantaloncini: provo una fitta di invidia.

Nonostante la mia determinata voglia di rivelargli tutto, la sua espressione distesa e rilassata mi manda completamente in confusione. Voglio veramente far mutare a quel ragazzo il suo stato d'animo? Le cose che mi hanno consigliato le mie amiche mi ronzano in testa, mi vengono in mente tutto ciò che potrebbe succedere se pronunciassi poche e decise parole.

-ti vedo un po' malaticcia, tutto okay?-
Chiede premurosamente. So che se fosse stato qui con me, probabilmente mi avrebbe abbracciato confortandomi tra le sue dolci e calde braccia.
-ehm, ho camminato sola sotto la pioggia e ora non sto benissimo. Ma sono felice che tu mi abbia risposto.-
Parliamo un po', ma io non accenno il discorso.
Non ci riesco, e mi sento una stupida vigliacca. Devo avere la forza di affrontarlo, ma il senso di colpa è più forte di me: rinuncio o no?

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