capitolo 29.

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Non so dove mi trovo, non so cosa sia successo dopo l'abbandono di Blake e non so nemmeno che persone mi abbiano messa al riparo. Non so più niente. Ho diverse immagini sfocate che navigano solitarie nella mia testa, ma sfortunatamente non riesco a trovarne un collegamento. Due mani dure e forti che mi hanno sollevata, due braccia potenti che mi hanno condotto fino ad edificio rigido ed austero.

-non puoi tenerla qui.-

una voce femminile irrompe nella stanza. Socchiudo gli occhi cercando un luogo simile o comunque, qualcosa che conosco. Manu è in piedi sulla porta e fissa il mio corpo con preoccupazione: ora riesco a capire.

-esci.-

il ragazzo caccia bruscamente la bionda, che offesa, sparisce per i corridoi. Si siede accanto a me mentre il mio cuore accelera, la mia voglia di scappare aumenta, ma i miei muscoli sono paralizzati e non si muovono. Mi appoggia la mano sulla fronte e scuote la testa insoddisfatto: mi ricorda tanto Blake. A quell'immagine, i miei occhi iniziano a pizzicare ed io cerco di trattenermi per non scoppiare a piangere sulla spalla di un maniaco che potrebbe farmi del male. Non mi fido più di nessuno: avevo dato tutto al mio ex fidanzato, ma lui ha buttato il mio cuore nel cestino dei rifiuti.

-hai la febbre altissima. Cosa hai combinato? Ieri sera avevi anche delle ferite che sanguinavano.-

Mi mordo il labbro, e rimango in silenzio. Lui vuole parlare, vuole sapere tutto. Ma io sono pronta? Non penso di reggere, ma non posso tenermi tutto dentro perchè finirei per scoppiare. Non posso parlarne con uno che ho appena conosciuto, quindi decido di rimanere muta.

-me lo devi dire. Cosa ci facevi lì?-

Continua ad assillarmi con mille domande, quindi ritengo giusto renderlo al corrente di una parte della storia. Ovviamente non sarà quella vera, ma apporterò delle modifiche.
-camminavo, okay? Blake ed io abbiamo litigato. Volevo schiarirmi le idee, sono stata fuori a lungo e mi sono persa.-

-e le ferite?-

Alza un sopracciglio: non ci crede.
-sono scivolata.-

Ribatto impassibile, ma lui non sembra del tutto convinto.

-e perché eri senza maglia?-
Devo dire che è un ragazzo davvero astuto, attento ai particolari: mi sta mettendo in difficoltà. Sinceramente non so più cosa dire.

-avevo caldo.-
Non è plausibile, è una scusa stupida, ma è l'unica che mi è salita alla testa.

-infatti quando ti ho trovata stavi morendo di freddo. Dimmi subito cosa è successo.-

La campanella suona e tutti gli studenti devono andare a fare colazione per poi iniziare il ciclo giornaliero di lezioni universitarie. Sospiro sollevata e lui mi guarda severamente.

-quando torno voglio sapere tutto.-
Chiude la porta alle spalle, lasciandomi sola.

Mi rannicchio su me stessa e socchiudo gli occhi per il troppo mal di testa. Sento le orecchie fischiare e il mio umore è sotto ai piedi. Non posso credere che Blake mi abbia fatto una cosa simile: io pensavo che mi amasse. Pensavo che mi accettasse. Che senso ha stare qui, se continuerò a sentirmi male?

I pensieri bombardano le tempie, costringendomi a chiudere gli occhi. Sotto alle coperte ho caldo ma se le tolgo ho freddo: mi sento male sia moralmente che fisicamente. Devo avere anche un aspetto orribile, ma questo è in secondo piano.

Ad un certo punto, dalla porta della camera entrano Lisa, Lena, Ari e Leila.
All'inizio non le riconosco, ma dopo aver sentito le loro voci riesco finalmente a ricordarmi. Avevo gli occhi chiusi e continuerò a tenerli così.

-cosa ti è successo?-
Ari è la più preoccupata di tutte, mi abbraccia e si spaventa per la mia temperatura. Inizia a dare di matto.

-vi devo dire una cosa.-
Mormoro, con un filo di voce.

Leila ha una faccia triste e sconsolata mista a sollievo e preoccupazione. Non pensavo che potessi destare così tanta ansia e importanza nelle persone che mi stanno intorno.

-Manu ci ha detto che non vuoi parlare e che ti ha trovato da sola, mezza morta di freddo, senza maglia, sanguinante.-

Ari pronuncia queste parole con disgusto, ed io ripenso alla scena di ieri. Rabbrividisco ed inizio a parlare di tutto nei minimi dettagli, gesticolando e mettendoci in più le mie riflessioni personali. Concludo con una crisi di pianto amara: mi sento così debole ed indifesa.

Iniziano a consolarmi, a dirmi che è uno stronzo, che devo lasciare perdere e cose simili di incoraggiamento.
"Fosse facile."
Penso, ruotando gli occhi al cielo. Le gemelle propongono di portarmi all'ospedale perché la febbre troppo alta è da tenere d'occhio. Sono tutte d'accordo.

-io parlerò con Blake.-
Leila si fa avanti e mi guarda.
-no, non parlateci più. Non guardatelo, non nominatelo. È morto per me.-
Ho pronunciato veramente queste parole?
.

Dal letto di Manu alla stanza di ospedale è davvero dura. Mi sento più sollevata.
Ormai è tardi, sono le undici e mezza di sera e domani le mie amiche hanno scuola, quindi non credo che sia necessario trattenerle qui.
Mi danno la buonanotte e si rendono disponibili per tutto, ma io non le chiamerò mai. Chi sono io per disturbarle? Me la posso cavare benissimo da sola.

Spengo la luce e mi giro su un fianco, per poi chiudere gli occhi e far riposare la mente che però continua a partorire immagini scandalose.

C'è una donna che vaga per le stanze a raccontare leggende assurde per far addormentare i bambini, e siccome passerà anche da me, meglio fare finta di essere addormentata. Non sono proprio in vena di sentire lieti fine, perché non esistono.

Ad un certo punto, sento dei passi provenire da dietro di me. "È quella donna di sicuro."
Penso, senza aprire gli occhi. Voglio far capire agli altri che sto dormendo e non sono in uno stato di ascolto e di veglia.

Sento la pelle rabbrividire quando ricevo una carezza dolce da parte di questo sconosciuto. Mi ricorda tanto quella di Blake, ma lui non pensa più a me, quindi scarto l'ipotesi.
Non farò saltare la mia copertura.
Il materasso si piega in un punto, quindi riesco a capire che si è seduto accanto a me.

-sei bellissima quando dormi. Sono un mostro, io non mi merito una ragazza come te, e ne sono cosciente. Dopo aver preso consapevolezza della grandissima cazzata che ho compiuto, ho riflettuto sul da farsi. Ogni volta ti chiedo scusa, mi prometto di non fare più casini o guai, ma finisco sempre per fare peggio. Sono un disastro, e mi sono detto che forse la cosa giusta è quella di prendere due strade diverse e farle incontrare quando sarò cambiato. Io ti amo e ti amerò per sempre, questo non lo nascondo, ed è appunto per questo che credo sia meglio dividerci fisicamente. Ma io verrò da te ogni sera per darti la buonanotte, ti leggerò delle storie, sarò con te moralmente e ti penserò in ogni secondo della mia giornata. Verrò a controllare se ti avranno dimessa o se ancora sarai qui dentro. Non mi pentirò mai abbastanza di ciò che ho fatto.-

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