Sapevo che spiegare tutto a Blake sarebbe stato un grosso errore. Me lo sentivo: dovevo tenere la bocca chiusa ed ascoltare Lena e Leila, che mi avevano consigliato di essere abbastanza omertosa sull'argomento. La mia indole da brava ragazza ha prevalso ancora una volta, e come sempre, ha rovinato tutto.
il mio fidanzato si è infuriato, fortunatamente non con me, e ha dato di matto. Sembrava posseduto e non posso biasimarlo: è geloso se un ragazzo incrocia il mio sguardo, figuriamoci se Manu ha provato a rapirmi. E' diventato tutto rosso, ha cominciato a gridare cose incomprensibili per poi minacciare di uccidere 'l'aggressore' con le sue stesse mani. Non nascondo che questo suo atteggiamento ha provocato molto sgomento e paura in me: non sapevo cosa dire, volevo giustificarmi, ma non c'era motivo perché non sono stata io a farmi rapire o a voler incontrare Manu. L'ho fissato attonita e lui ha chiuso la chiamata, facendomi versare perfino due lacrime. Non ha capito le mie intenzioni, ed è questo che mi brucia dentro.
-Caro, scendi e vieni a salutarci!-
grida mia madre dal piano di sotto. I miei staranno via per una settimana, ciò vuol dire che avrò la casa libera e potrò godermi tutti i vizi di questa terra. Niente feste clandestine, voglio solo starmene in pace senza includere altri guai nella mia vita, che per ora ne ha già troppi. Mentre scendo le scale, davanti a me appare una scena disgustosa: Blake che bacia una ragazza per vendicarsi, per poi andarsi a soffocare di alcol e droga. Scuoto la testa scacciando quel pensiero vomitevole dalla mia mente, e fingermi felice e senza ombra di preoccupazione.
Saluto i miei genitori dovendomi subire le raccomandazioni di sempre: niente feste, niente ragazzi, non fare le ore piccole, rifare il letto, non mettere in disordine, andare a scuola regolarmente e molte altre ancora. Escono dalla porta e sento una specie di sollievo che si propaga per il mio corpo. Inizio ad infrangere una regola, ovvero quella di non mangiare troppo. Non l'ho mai rispettata.
La serata passa abbastanza tranquillamente: compiti, cena, televisione. E' bello stare da sola durante il giorno, ma quando si fa buio, un timore sospetto inizia a farsi largo per le stanze. Non so per quale strano motivo, ma adesso mi stanno tornando in mente le scene più paurose dei film horror, il rapimento di Manu, Blake arrabbiato, la casa abbandonata. Accendo la radio per mascherare il terrore, come se fosse un profumo spruzzato in un cattivo ambiente, tuttavia continua a persistere.
Mentre passano un tormentone che mi ha riempito la testa, sento il campanello suonare. Deglutisco, e mi avvicino allo spioncino.
-chi è?-
chiedo timidamente, con la voce che trema. La risposta dello sconosciuto mi fa sobbalzare, ma riconosco la voce.
-apri.-
-Blake?-
faccio capolino dall'angolo della porta, notando la sua sagoma infreddolita fuori dalla casa. Ha uno sguardo severo e truce, ma nei suoi occhi mi ci perdo lo stesso. Lo faccio entrare, ma la sua reazione è inaspettata.
-mettiti le scarpe ed esci.-
sgrano gli occhi: è impazzito? Con questo freddo io dovrei seguirlo? Provo a ribattere, ma con lui è impossibile parlare in questo momento, è così testardo che gli tirerei un pugno in faccia. Seguo i suoi ordini, e in un attimo mi ritrovo in una macchina sconosciuta, probabilmente è stata prestata da un suo amico. Regna il silenzio, ma io ho bisogno di risposte.
-qual buon vento?-
chiedo, guardando malinconicamente fuori.
-dobbiamo fare una cosa.-
-dove andiamo?-
chiedo intimorita, vedendo che si allontana dal centro e varca la soglia periferica.
-lo vedrai.-
-accosta. Me lo dici ora o scendo dalla macchina.-
non mi piace il suo atteggiamento misterioso e arcano: deve essere chiaro con me.
-non ti voglio uccidere, né fare del male.-
ora nei suoi occhi brilla una luce divertita e perversa che non mi piace affatto.
-sono seria, Blake. Smettila.-
lui accosta ed inizia a ridere, per poi avvicinarsi a me. Siamo andati molto lontano, non siamo più a Londra a giudicare dalla rigogliosa vegetazione nei dintorni. Fa davvero molto freddo e il paesaggio in cui ci troviamo è l'ambientazione perfetta per un delitto, più precisamente, un enorme omicidio. Per un attimo ho paura delle intenzioni di Blake che si sta comportando in un modo sospetto e strano: sembra uno psicopatico vagante, uno di quelli usciti dal manicomio. Avevo la febbre e credo che ora si sia alzata a dismisura con questo clima gelido. Intorno a noi è tutto buio e non c'è un centro abitato o delle umili case contadine: solo alberi, stradine dissestate ed erbaccia alta.
Inizia a baciarmi il collo con voga e mi accorgo che ha bevuto decisamente tantissimo. Emana un odore cattivo di alcolici forti e pesanti, quindi la mia preoccupazione sale di più di prima.
-ti amo, non sai quanto avrei voluto baciarti e averti tutta per me.-
avvolge le sue braccia alla mia vita, ed io cerco di liberarmi insistentemente. So che può essere rischioso stare con lui adesso, soprattutto qui, e non ho intenzione di lasciare che lui giochi con me come se fossi una marionetta.
-no, Blake.-
mi sposto, ma lui mi fa stendere per terra in modo molto brusco e secco. L'impatto sulla superficie bagnata mi fa rabbrividire, inizio a piangere appena lui si sfila la maglia. E' troppo forte e non riesco a sopraffarlo, mi sta togliendo tutto piano piano nonostante io non voglia, è un reato? Mi lascia dei segni viola sul collo, e ne approfitto per alzarmi e correre via. In un attimo mi raggiunge e mi lascia uno schiaffo forte sulla guancia.
-tu mi devi ubbidire, cazzo!-
me ne lascia un altro ed io inciampo all'indietro con la guancia che va a fuoco. Cado su un piccolo tronco caduto e la mia faccia inizia a sanguinare per colpa di un ramo che mi ha sfregiato la parte centrale del viso.
-e adesso riprendiamo.-
-no!-
ribatto io, piangendo e cercando di liberarmi dalla sua presa. Gli mollo un calcio e riprendo a correre a perdifiato sperando in qualcuno che mi accolga, ma l'unica cosa che vedo davanti a me è un grande casale abbandonato. Il mostro è dietro di me, e con la faccia contorta e arrabbiata, alza di nuovo le mani. Questa volta il labbro inizia a rigettare sangue su sangue che mischia alle mie lacrime.
-sei uno stronzo! mi fai schifo! Sparisci: io non voglio più vederti.-
le parole escono di bocca come un fiume, e sembrano averlo colpito particolarmente. Sale sulla sua auto e sparisce tra i boschi, lasciandomi in una selva, tutta sola, senza maglia, ferita ed infreddolita. Il mio telefono non prende e per di più ha il due per cento di batteria, quindi sono proprio spacciata. Ho l'umore a pezzi, non credo di essere mai stata così male in vita mia: io pensavo che ci tenesse a me anche da ubriaco, ma a quanto pare, sono solo un burattino.
il suo schiaffo mi brucia ancora e il sangue continua ad uscire. Dovrei denunciarlo? mi sorgono mille dubbi in testa, il cuore spezzato e il freddo che aumenta. Sotto a questo albero si può vedere il cielo coperto, senza stelle. Solo grandi ammassi di nuvole plumbee.
mi stendo per terra, decisa a non morire così. "forse è giunta la mia ora." scaccio subito questo pensiero che mi è sorto in mente, ma sono troppo infreddolita e in pessime condizioni per cercare al buio la mia maglia. Sono troppo distrutta per fare qualsiasi cosa, quindi rimango stesa a guardare sopra di me. Sono affranta, senza un punto a cui aggrapparmi, dispersa. Magari non mi troveranno più. Magari domattina non mi sveglierò più. Magari qualcuno mi salverà, portandomi via con lui.
Magari penserà a me.
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Just a fan? 3.
Fanfiction"Oggi c'eri tu. Con quel sorriso di sempre, con gli occhi che non avevano fine. Poi c'ero io, credimi, m'ero persa solo a guardarti."