Dubbi

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Paulo's pov
Non riuscivo ancora a realizzare ciò che era successo.
Non potevo credere che l'avesse fatto davvero. Proprio lei, che aveva dimostrato così tanto amore nei miei confronti, che aveva eliminato ogni mio dubbio quando ho capito di amarla. Quella ragazza che mi ha fatto riscoprire l'amore, che mi ha reso felice, che mi ha fatto venir voglia di avere una famiglia.
Erano ore che guardavo il soffitto della mia stanza, provavo a non piangere con tutte le mie forze.
Dopo quello che mi aveva fatto lei non meritava neanche le mie lacrime.
Come aveva potuto farmi credere che stessi per diventare padre!
Proprio a me che io un padre l'avevo perso e non per mia scelta. Proprio a me che avrei trattato i miei figli come la cosa più preziosa al mondo, ai quali non avrei fatto mancare mai nulla, ai quali avrei dedicato più tempo possibile per non fargli sentire mai la mia mancanza.
Non me ne capacitavo.
Nonostante quel foglio parlasse chiaro, nella mia testa c'erano domande senza risposta. Forse domande a cui non volevo dare una risposta perché avrei potuto pentirmene.
In quel momento avevo bisogno di parlare con qualcuno. Forse la persona adatta era un pallone.
Già! A quanto pare l'amore mi ha fatto impazzire tanto da farmi paragonare un pallone a una persona.
Però il pallone è il mezzo con cui riesco a sfogarmi. Calciare quella palla mi fa sentire in pace con me stesso.
Era ancora presto.
Avevo tempo per partire in macchina e passare uno o due giorni alla sede degli allenamenti della nazionale. Oppure sarei potuto tornare a Cordoba e andare all'istituto. Sicuramente era molto più vicino e in qualsiasi momento in cui mi sarebbe venuta voglia di tornare non avrei avuto problemi.
Presi un borsone e ci misi qualche maglia e dei pantaloni, dei completi da calcio e ovviamente le scarpe con i tacchetti.
Ci sarei andato da solo, credo.
Avrei potuto chiamare Leo.
Chi meglio di lui conosceva Luz?
Mi avrebbe aiutato solo a capire meglio la situazione.
Così lo chiamai...
"Paulo! Qualcosa non va? Luz come sta?"
"Leandro vedi è di questo che vorrei parlarti. Insomma non ho voglia di farlo per telefono, ti va se ci vediamo a Cordoba tra circa due ore? Credo di passare due giorni lì"
"Perfetto. Verrà anche Luz?"
"No. Vengo da solo"dissi serrando la mascella.
"Okay non chiedo altro. Ne parliamo di persona. Ciao Paulito"
"Ciao Leo"
Terminai la chiamata.
Scesi di sotto. Menomale che c'erano tutti quanti.
"Vado a Cordoba. Credo di fermarmi due giorni" dissi con un tono abbastanza fermo e freddo.
Tutti mi rivolsero uno sguardo sorpreso mentre Luz mi disse:"Paulo per favore possiamo parlarne?"
"No. Non voglio parlare con te. Hai già fatto abbastanza non credi? Non me lo sarei mai aspettato da te Luz, mai"
Non le diedi neanche il tempo di rispondermi che presi le chiavi della macchina che avevo qui, e chiusi la porta alle mie spalle.
In questo momento mi lasciavo la mia casa alle spalle, sarei tornato certo, ma con l'amore avevo chiuso. Per sempre.
Che questo viaggio inizi!
POV'S LUZ
"Avete litigato?"mi chiese Gustavo.
"Insomma. È andato in ospedale per ritirare il test di paternità."
"Quindi? Non capisco il motivo per cui lo zio sia così arrabbiato"disse Dolo.
"Ecco insomma. Su quella carta c'è scritto che Paulo non è il padre dei gemelli. Io non so come tutto ciò possa essere accaduto. Magari hanno sbagliato, c'è stato sicuramente un'errore"dissi sull'orlo delle lacrime.
Gli altri mi guardavano senza parole. Non so se per il fatto che credevano anche loro che avessi tradito Paulo o perché dovessero ancora apprendere bene la notizia della gran falsità che diceva quel foglio.
"Non è possibile"disse Alicia.
"Sono sicura di non aver mai tradito Paulo, a meno che non mi abbiano drogata, ma non lo credo possibile. Io non ce la faccio più. Voglio solo che Paulo torni ora"dissi scoppiando a piangere.
"Luz guardami. Adesso bevi un po' d'acqua, ti calmi e ti riposi un pochino. Non devi stressarti. Lo dico per te e per i bambini. Nessuno mette in dubbio che questi siano figli di Paulo. Lui ha solo bisogno di stare un po' da solo e di sbollentare la rabbia iniziale. Poi vedrai che si renderà conto anche lui delle cretinate che gli sono uscite dalla bocca."continuò Alicia.
"Sai come è fatto lo zio. È troppo impulsivo a volte."disse Lautaro.
"Da quando è morto papà è un po' così. Schietto e con la paura di essere tradito, anche quando non è vero"
Menomale che c'erano loro.
Tra quei pensieri un po' turbolenti caddi tra le braccia di Morfeo senza neanche accorgermene.
POV'S PAULO
Ero quasi giunto a Cordoba.
Chissà come stava la mia Luz.
Chissà come stavano i miei piccolini.
No, Paulo, quelli non sono più i tuoi piccolini, quella non è più la tua Luz.
È la Luz di qualcun altro.
Di uno sconosciuto.
In precedenza avevo accordato con Leo di vederci in piazza e così fu. Mi diressi lì e lo vidi seduto su una panchina.
"Ehi Leo!"lo chiamai a gran voce.
Lui si voltò verso di me e mi salutò con la mano venendo verso di me.
"Ciao Pau. Allora mi racconti cosa è successo?"
"Magari davanti a due calci al pallone, ti va? Sai vorrei sfogare la rabbia sul pallone piuttosto che sugli altri"
"Va bene" disse lui accennando a una risata. "È così grave la situazione?"continuò.
"Giudicherai tu stesso una volta che sarai a conoscenza di quando è successo"
Parlammo di tutto e di più durante il tragitto fino all'istituto de Cordoba, tranne che di me e Luz o dei bambini.

Entrammo all'interno dell'istituto.
Era tutto come mi ricordavo.
I campi di erba un po rovinati,le pareti color rosso e bianco,e poi,ovviamente,il regalo della società:
Un murales dedicato a me.
Andammo negli spogliatoi e ci cambiammo.
Iniziammo subito a correre per quel campo.
Prima avrei scaricato tutta la frustrazione e poi gli avrei raccontato tutto.
Dopo un'ora buona che correvano tirando calci al pallone e qualche tiro di rigore, con Leo che aveva paura che sarebbe finito male a causa dei miei calci, ci sedemmo sugli spalti e iniziai a raccontargli tutto ciò che era accaduto, cominciando dal giorno del test e dell'ecografia fino ad arrivare alla nostra chiamata e al mio viaggio per Cordoba.
Leandro era a dir poco scioccato.
"La Luz che conosco io non avrebbe mai fatto una cosa simile"disse
"Neanche quella che conoscevo io Leo"
Continuammo a parlare e a un certo punto mi misi a piangere. Leo mi abbracciò. Forse quello era l'unico modo per scaricare al meglio tutti i pensieri orribili che passavano per la mia testa.
"Dovresti tornare a casa, andare alla clinica e richiedere il test. Se questo darà lo stesso esito potrai ignorare Luz fino a quando vorrai oppure potresti aiutarla a crescere quei bambini che crescono dentro di lei anche se non sono tuoi. Se invece risulterà che il padre sei tu, beh dovrai scusarti per aver dubitato della sua fedeltà e farti perdonare"mi disse.
Cazzo se aveva ragione!
"Credo di aver preso una decisione troppo affrettata Leo. Hai ragione tu. Avrei dovuto calmarmi prima di arrabbiarmi. Io la amo cazzo! Eccome se la amo"
"Come si dice a Roma: Dajeeeee a secco. Questo è il Paulo che conosco io, vai a riprenderti l'amore della tua vita e smetti di piangere por favor!"
"Grazie! Sei un grande amico Leo!"
E anche un grande padrino per i miei bambini, che siano miei o di quello sconosciuto. Solo che tu, caro Leandro ancora non lo sai.

Daje a secchii, citazione personale che ho aggiunto a quella di Giulia 😂❤gli amici di Roma mi chiamano sempre a secca,quindi l'ho aggiunto al daje della mia collaboratrice che ha scritto questo capitolo,io l'ho solo pubblicato 😘
Scrive capitoli più lunghi dei miei! 😐
Non mi rubare il posto,capra ignorante 😂

Giuly&ari❤(per questa volta invertiamo😂)
GiuMarti

La hija del entrenador || Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora