Paulo's pov
"quindi mi prometti che ci fai pace?" Leandro continuava a ripetere l'ennesima frase,mentre scendevamo dagli spalti. Infondo, un piccolo dubbio l'ho sempre avuto,forse c'era stato un errore,ma avevo capito che non potevo stare senza l'amore,non potevo stare senza di lei.
Dovevo farci pace.
"sì leo,te lo prometto" dissi scocciato e iniziai a condurre il pallone,dando piccoli tocchi con il collo del piede. Feci una Veronica e mi voltai verso il mio compagno, che nel frattempo era sceso.
"secondo me dovresti tornare a casa e parlare con lei" disse,mentre gli passai il pallone.
Aveva ragione,dovevo tornare.
"hai ragione,devo tornare a casa"
Luz's pov
Ero ancora in camera,come sempre. Sdraiata sul letto,in compagnia del silenzio.
Paulo era fuori da quattro ore,non sapevo quando sarebbe tornato; Forse,stava arrivando,forse,non l'avrei più rivisto,forse gli era accaduto qualcosa. Quel solo pensiero bastò per far giungere le lacrime ai miei occhi,ma lui stava bene,non c'era motivo per preoccuparsi,era grande e vaccinato,era inutile preoccuparsi,infondo, aveva 23 anni.
Non tornava,forse dovevo andare io da lui. Ero stanca di litigare,ormai era una fissa,non resistevamo neanche una settimana senza litigare,che qualcosa subito ci divideva,era giunto il momento di dire basta. Mi alzai dal letto,mi preparai rapidamente e uscì.
Arrivata alla strada presi un taxi e lì,in quel momento,a dividerci c'era solo una lunga strada.Scesi dall'auto quando mi trovai alle porte del parco,che poi portavano al instituto.
Entrai nel parco e la macchina dietro di me ripartì. C'era abbastanza gente;bambine che andavano sui pattini a rotelle,vecchiette sulle panchine e tanta vegetazione intorno. Non vedevo figure normali,fino a quando,in lontananza,non vidi una figura maschile con in spalla un borsone,che faceva foto con dei bambini. Subito gli andai incontro e mi avvicinai quando i bambini si furono allontanati.
"ciao,Luz" mi avvicinai ancora e lo abbracciai,beandomi di quelle braccia che per molto tempo mi avevano consolato.
"leo,dov'è Paulo?" domandai al mio amico,ma lo vidi corrucciare la fronte. Forse lui non sapeva nulla,ne aveva visto il mio ragazzo,ma che ci faceva a Cordoba se lui non aveva mai giocato nell'instituto,al contrario di Paulo?
"è tornato a laguna larga..non ti ha parlato?" come era tornato? Era impossibile,ma forse non l'avevo incontrato per un pelo.
"no..." mormorai. Ci inseguivamo a vicenda,forse,oppure lui stava scappando e io ero solo la tigre che rincorreva la gazzella,che tuttavia era più astuta e veloce,mentre io ero forte e sciocca.
"Paulo mi ha raccontato tutto quello che è successo" sentì dire dal mio migliore amico,dopo una pausa. Mi spaventai,se Leandro gli credeva poteva essere contro di me e quindi mentirmi,in modo da non far incontrare me e Paulo. questa,era una guerra.
"e tu? Gli credi?" domandai,sciogliendo il ghiaccio.
"no. So che tu non l'avresti mai fatto...ti conosco,quando ti affezioni ad una persona non puoi lasciarla andare,quindi ora va,riprenditi ciò che è tuo" lo abbracciai ancora e, a passo veloce,me ne andai.
Presi un altro taxi, alle porte del parco, e una volta dentro presi il cellulare. Cosa costava provare?
Aprì la rubrica e cercai il suo nome,una volta trovato,lo chiamai.
Uno squillo,due squilli,tre squilli,quattro squilli,fino a quando sentì la sua voce
"Paulo possiamo inc-" venni interrotta dalla sua voce di sottofondo,che diceva:
"risponde la segreteria telefonica di Paulo Dybala. Se non rispondo richiama più tardi,senno non scassare"
Riattaccai e provai a respingere il groppo in gola,l'amaro che era rimasto. Strinsi il cellulare tra le mie mani e aspettai, di arrivare a casa.Ormai mancava poco,quando il mio cellulare squilló.
"pronto?" risposi velocemente.
"cosa vuoi?" era lui,finalmente.
"voglio che ci incontriamo Paulo,voglio parlare con te a quattrocchi"
"sto andando in ospedale,ci vediamo la" e detto questo riattaccò, senza darmi altre spiegazioni.
Dissi al guidatore di cambiare strada,verso l'ospedale,così svoltò.Il mio ex ragazzo era la,seduto su un muretto davanti alla porta automatica dell'ospedale,con la testa chinata a fissare il cellulare. Lo raggiunsi a passo svelto,salendo le scale fino a piazzarmi davanti a lui.
"finalmente" commentò,alzando la testa verso di me e riponendo il cellulare nel giacchetto.
"oh scusa se i taxi sono lenti" iniziai,scocciata dal suo tono di voce. Era un tono so-tutto-io e strafottente.
Mi fece il verso,facendomi imbestialire ancora di più.
"perché volevi incontrarmi? Abbiamo chiuso" disse,alzandosi dal muretto e piazzandosi davanti a me,per poi proseguire. Scese le scale con le mani in tasca,lo seguì.
"perché volevo parlare" dissi e lo affiancai,anche se lui proseguiva ad una velocità accellerata, peggio di quando correva in campo.
Lo fermai,quando ormai eravamo immersi nel parco dell'ospedale,che era vuoto.
"se volevi parlare,parla,avanti" mi incitò,incrociando le braccia al petto.
Un dubbio si fece spazio nei miei pensieri:che ci faceva lì?
"io non ti ho tradito" iniziai,subito corrucció la fronte,poi sospirò e tornò normale. Inclinò la testa all'indietro e mi guardò dall'alto in basso,leccandosi le labbra.
"sì, certo,poi?" si velocizzò a dire.
Ovviamente non mi credeva.
E ovviamente persi la pazienza.
"potresti usare un tono un po più gentile?" sbottai,appoggiando le mani sui fianchi.
Alzò un sopracciglio.
"perché dovrei,Soprattutto con te? Tu non lo sei stata,sei stata solo furba a farmi cadere nel tuo tranello,sono stato uno stupido,io ti ho detto ti amo,ma cosa hai detto tu? Hai detto ti amo, ma non significa ti amo" provavo a seguirlo,in che senso? Io gli ho detto ti amo,e significava ti amo,era sincero.
"tu stai scappando,io sono la tigre e tu la gazzella,quella più astuta e più veloce,che cerca di salvarsi la vita,mentre io sono quella che usa solo la forza,per cercare di prendere la gazzella" buttò l'aria fuori dal naso,come i tori,e poi disse.
"io non scapperó,ma devi lasciarmi andare" con quelle parole,mise fine a tutto. Era dura,molto dura,ma era finita.
Scacciai le lacrime e mi voltai,allontanandomi. Volevo parlare con lui,volevo farci pace,ma avevo solo rovinato tutto.
Paulo's pov
Volevo farci pace,ma non potevo. Non me ne capacitavo, con quella frase misi fine a quella falsa. La vidi voltarsi e andarsene,mentre tutto attorno diventava grigio. Ero andato in ospedale per chiarire tutti i miei dubbi,come aveva detto Leandro. Tornai all'entrata e varcai per la millesima volta quella soglia. Cercai la dottoressa,trovandola a bere un caffè.
"ciao Paulo...che fai qui?" mi domandò, gettando il bicchierino di plastica in un cestino.
"avete sempre il sangue di Luz? Quello per il test? Vorrei farlo di nuovo e avere le risposte subito" dissi e lei annuì,in risposta.
"sì...possiamo anche farlo...vieni" toccò il mio polso e mi invitò a seguirla dentro il suo studio. mi fece sedere sulla solita sedia e uscì, poco dopo tornò con due fiale,una con il sangue, una vuota.
Mi prelevò altro sangue e uscì immediatamente,così mi alzai. La seguì, ma rimasi ad aspettare davanti alla porta che aveva chiuso. Dopo una mezz'ora la aprì,fece per tornare nel suo studio ma quando mi vide si fermò.
"oh eccoti. Questi sono i risultati" mi porse un foglio,che presi dalle sue mani.
Appena lessi,il mio cuore perse quattrocento battiti.Hola😌
Cosa ci sarà scritto su quel test? 😮
Boohh😏
È davvero finita tra Luz e Paulo?
Lo saprete domani mattina 😜😘
In bocca al lupo alla mia aiutante,che domani ha l'esame ❤GiuMarti
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La hija del entrenador || Paulo Dybala
FanfictionLuz bauza e Paulo Dybala. Diversi all'apparenza,uguali dentro. Lei è la figlia del nuovo CT dell'Argentina,lui il nuovo convocato. "tu stai scappando,io sono la tigre e tu la gazzella,quella più astuta e più veloce,che cerca di salvarsi l...