Dolores's pov
"Cristian svegliati, hai le prove per il concerto!" continuavo a scuotere il cantante, ma nulla, dormiva beato nel suo letto e non accennava al fatto di volersi alzare.
Era presto, molto presto. Erano le 6 ed era toccato a me svegliarlo. Non poteva mettere una sveglia?
"Buongiorno Dolo" gli sentì dire, mentre sbadigliava e poi sentì la sua risata cristallina.
Come faceva a essere così allegro di mattina appena sveglio alle 6? Io al suo posto avrei iniziato a imprecare e sarei tornata subito a dormire come se nulla fosse.
Si scoprì leggermente e si stiracchiò, mostrando il suo petto tonico e abbronzato. Accanto a se aveva il suo cellulare, che prese e guardò, probabilmente l'ora ed eventuali messaggi o chiamate. Appoggiò di nuovo il cellulare sulle coperte.
Vidi che aveva il dilatatore ad un orecchio, cosa che lo faceva davvero figo.
Si passò una mano nel ciuffo di capelli neri e alzò il busto, scoprendo anche gli addominali.
"Perché mi hai svegliato così presto?" domandò infine.
Tolsi lo sguardo dal suo corpo e mi preparai a rispondere. Mi aveva incantata, accidenti, che vergogna.
"F-forse per-perché h-hai le prove..del concerto?" mormorai, arrossendo ancora di più.
"Uhm, giusto...vuoi venire con me? Ti faccio vedere come funziona la vita di un cantante"
Mi fece l'occhiolino e detto questo, si alzò dal letto. Indossava solo dei boxer della Calvin Klein, esattamente come mio fratello o mio zio, ma lui era un'altra storia e mi vergognavo ancora di più. Mi tappai gli occhi e gli detti le spalle.
"Io...esco"
Cercai la maniglia della porta a tastoni e quando la trovai la aprì e uscì. La richiusi e una volta fuori sospirai. Dovevo essere dello stesso colore della maglia di mio zio della partita, rossa come il sangue.
"Dolo che ci fai già sveglia?"
Mi sentì chiedere e mi voltai. Menomale che era mio fratello, perché se fosse stato lo zio mi avrebbe uccisa. Pensava che fossi sempre una bambina, o come diceva lui, la sua bambina, ma ero cresciuta e in grado di badare a me stessa, però non potevo farci nulla, lo zio sarebbe rimasto troppo protettivo. Non avrei voluto immaginare cosa sarebbe accaduto a quelle povere creature, che se lo avrebbero ritrovato per padre, quando sarebbero cresciuti.
"Ehm..nulla..non avevo sonno.." inventai una scusa.
Mio fratello era meno protettivo di zio Paulo, ma era capace di andarlo a dire a mio zio, stronzo come era. Ci volevamo bene, ma Lautaro si divertiva spesso a farmi i dispetti e questo era pane per i suoi denti.
"Okay.." fece spallucce e se ne andò, permettendomi di tirare un sospiro di sollievo.
Chissà cosa ci faceva lui invece, sveglio così presto..."A me dici qualcosa sulla nuova canzone?" domandai a Cristian. Eravamo seduti sul bordo del palcoscenico allestito in mezzo al campo da calcio del River Plate, il famoso monumentale.
Lui teneva un microfono in mano, lo alzò e lo portò alle labbra.
"No"
Il suo «no» si sentì in tutto lo stadio, rise e io mi unì a lui.
"Dai cris, almeno a me..." lo pregai ancora, incrociando le mani e facendogli il labbruccio.
Sembrò irremovibile.
"No" lo disse di nuovo al microfono, tanto che un uomo in giacca e cravatta, tutto messo a lucido, comparì alle nostre spalle.
"Questo lo prendo io, prima che voi irresponsabili combiniate qualche disastro"
Detto questo strappò dalle mani del cantante il microfono e si allontanò, guardandoci male. Lo fissai allontanarsi e quando mi voltai verso cristian, gli stava facendo il verso. Scoppiai a ridere, ma poi mi ricomposi, o almeno ci provavo.
"Chi è?" gli domandai.
"Il mio agente...o meglio, colui che ha creato Xriz" rispose, tornando a guardare me.
Certo, lui non era nessuno, fino all'arrivo di quell'uomo che ha creato il cantante che era ora.
"Gli devo molto, ma è insopportabile... Cristian non fare questo, Cristian non fare quello... Cristian, Cristian, Cristian..."
imitò la sua voce, ruotando gli occhi al cielo e sbuffando.
Infondo, era solo un 24enne, nonostante fosse famoso, doveva godersi la sua giovinezza e divertirsi, non c'era solo il canto nella sua vita.
Aveva anche una vita privata.Luz's pov
"Allora come ti senti oggi?"
"Rispetto a tre giorni fa, quando sembrava che un camion mi stesse passando sopra, direi meglio. Molto meglio"
"La febbre è scesa...36 e mezzo..direi che sei ufficialmente guarito"
Riposi il termometro nella sua custodia e lo appoggiai sul tavolo davanti a noi. Il 'coma' del mio ragazzo era finito, finalmente aggiungerei.
Aveva stressato molto in questi giorni, sembrava stesse morendo per un semplice raffreddore e un po' di febbre.
Una sola parola per descriverlo?
INSOPPORTABILE. Sperai che non si ammalasse più per il resto della sua esistenza.
"Finalmente...ma ora vieni qui...voglio parlare con te..." disse e tolse la coperta dal suo corpo. Mi prese per i fianchi e mi portò a cavalcioni sopra di se.
"Stiamo parlando..." appoggiai le mani sulle sue spalle, poi attorno al suo collo.
"Sì beh...volevo parlare un po' dei piccoli..." mi lasciò un bacio veloce sulle labbra.
"Parliamo allora...di cosa?" scesi da sopra di lui, anche perché se dovevamo parlare quella non era una buona posizione e se fosse entrato qualcuno sarebbe stato un tantino imbarazzante.
"Ecco...ho paura"
Queste sue parole bastarono per preoccuparmi e scioccarmi. Di cosa aveva paura?
Stava percaso pensando di lasciarmi a causa dei piccoli?
"Di cosa hai paura amore mio?"
Mi avvicinai di scatto e presi il suo volto tra le mie mani, obbligandolo a guardarmi negli occhi.
Cercò in tutti i modi di non fissarmi con le sue gemme verdi, ma non glielo permisi.
Volevo che mi guardasse e mi dicesse qual'era la sua paura.
Disse qualcosa troppo velocemente e non riuscii a capire una sola parola di ciò che aveva detto.
"Ho paura di non essere un buon padre" ripeté infine.
Che motivo poteva avere per non essere un buon padre?
Insomma, avrebbe dovuto occuparsi, con me ovviamente, di due bambini, non avrebbe fatto certo tutto da solo. Forse non era pronto ai grandi sforzi che avrebbe dovuto fare, alle rinunce, a tutto ciò che comportava avere un figlio o due. Non avrebbe potuto andare più in discoteca, anche se non ci siamo mai andati ed era un posto che a lui non piaceva particolarmente, non sarebbe più potuto uscire con i ragazzi, divertirsi senza le due piccole pesti tra i piedi.
"Amore sono sicura che sarai un padre eccezionale, ma dimmi, non sei forse pronto ai sacrifici?"
Mi sembrava di essere una poetessa, o qualcosa del genere, con tutte queste frasi complesse. Volevo soltanto che mi rispondesse, il prima possibile anche.
"Non è per quello. Quando abbiamo deciso di avere un figlio sapevo a cosa avrei dovuto rinunciare. La mia paura è un'altra. Non vi lascerò mai, se è questo che stai pensando, non arrabbiarti." so che a volte mi arrabbiavo spesso con lui, forse troppo spesso, però non riuscivo a capire il valido motivo per cui dovessi arrabbiarmi e per cui lui dovesse avere paura, dato che non si decideva a parlare. Era comprensibile, fare figli a 23 anni magari era presto, ma questo, quando abbiamo deciso di iniziare a avere una famiglia, lo sapevamo bene, molto bene.
Tuttavia, non ci abbiamo pensato, sapevamo entrambi che non eravamo pronti, ma non ci potevamo tirare indietro.
"Paulo non mi arrabbio. Però tu potresti anche dirmi il vero motivo per cui hai paura, ti pare?"
"Mi manca mio padre-esclamò dopo attimi di silenzio- il mio l'ho perso troppo presto e ho paura di non esserne all'altezza. Ho paura perché a causa della mia carriera da calciatore, possa trascurare te e i bambini, solo per una trasferta fuori da Torino, o per gli allenamenti in vista di una partita importante. Ho paura e rivoglio indietro mio padre."disse.
Senza rendersene conto una lacrima solitaria solcò il sul viso, poi però divennero due, tre, quattro...
Non riusciva più a smettere, nonostante io provassi a consolarlo in tutti i modi.
Scesi di sotto, magari lasciarlo da solo, l'avrebbe aiutato un po' a rilassarsi. Avremmo ripreso dopo il discorso.
Mi sedetti su una sedia in cucina, posando i gomiti sul tavolo e prendendomi la testa tra le mani.
Non so per quanto avrei potuto reggere. Paulo sembrava forte, e lo era, ma a volte non poteva niente contro la sua fragilità.
"Tutto bene Luz?"
Era Alicia.
"Insomma. Paulo è di sopra e a quanto pare ha una crisi di pianto. Non riesco a calmarlo. Dice che ha paura di diventare padre, che rivuole indietro il suo. Io non so più che fare."
Se avremmo continuato così, la crisi di pianto l'avrei avuta io. Avevo una voglia matta di gelato e anche di biscotti.
"E tu non hai paura di diventare madre?"
Nessuno me l'aveva mai chiesto.
Bella domanda. Io avevo paura?
Forse un po'. Soprattutto all'inizio. Però sentir crescere questi due esseri nella mia pancia, mi aveva aiutata molto, ero maturata. Ero una persona diversa.
Paulo aveva bisogno di sicurezze, quelle che io avevo acquisito nel tempo. Lo avrei aiutato a superare anche questa.
Sarebbe stato un padre fantastico. Di questo ne ero più che sicura.Perle di saggezza per Alicia 😍
P: è mia madre! 😎
A:cosa ho fatto di male,cosa? 😧
Povera❤comunque sia. Problemi piccolini per la nostra ship preferita,invece i crires vanno a gonfie vele...per modo di dire 😏
D:ehm...ehm..
Tutto okay, dolo? Bisogno di un po d'acqua?
D:tutto oc
Bueno. Foto molto mlmlml😏😍
C:sono figo,molto figo😏😎
Tutto normale,tranquilli. Nel prossimo capitolo...boh,vedremo.
Xriz non ha ancora fatto uscire il suo nuovo brano ay amor,e io lo sto maledicendo per questo 😬
C:is too late to say sorry?😅❤
Uuuu sorry,yes,it's too late to say sorry...😑
P:com'è che siamo finiti a cantare Justin Bieber?
A caso 😅
Riusciranno i crires a mettersi insieme o qualche incomprensione e cazzata da parte di entrambi li divideranno? Chi lo sa,vedremo 😏😘Ari&giuly❤
STAI LEGGENDO
La hija del entrenador || Paulo Dybala
FanfictionLuz bauza e Paulo Dybala. Diversi all'apparenza,uguali dentro. Lei è la figlia del nuovo CT dell'Argentina,lui il nuovo convocato. "tu stai scappando,io sono la tigre e tu la gazzella,quella più astuta e più veloce,che cerca di salvarsi l...