Luz y oscuridad

1.7K 55 2
                                    

Dolores's POV
Parlare con Cris mi aveva fatto bene. Forse.
Il problema è che parlare con qualcuno non serviva affatto. Quel vuoto che sentivo dentro mi era rimasto e non aveva intenzione di andarsene, a quanto pare.
Io volevo solo che lo zio aprisse chi occhi e mi dicesse che andava tutto bene, che ora c'era lui e non mi avrebbe più lasciata sola.
Volevo vederlo giocare a calcio.
Volevo vederlo correre dietro al pallone.
Volevo vederlo tornare ad allenarsi duramente e magari fare due tiri con lui, insieme, come succedeva spesso quando lui era in Argentina o quando io ero con lui in Italia.
Mi mancava e non c'era una ragione.
Mi mancavano le sue scenate di gelosia.
Mi mancava ridere con lui, così come mi mancavano le sue occhiatacce quando indossavo vestiti, che secondo lui, testuali parole, «erano troppo corti», quando invece non lo erano affatto e mi obbligava a mettere qualcos'altro.
Mi mancava quando io e Lautaro litigavamo e lo zio difendeva sempre me, facendo la linguaccia a mio fratello.
Lo rivolevo indietro. Non chiedevo poi così tanto.
Senza rendermene conto eravamo ritornati nel reparto dove si trovava lo zio.
Mi staccai da Cris, non che non volessi stare con lui, solo che non ci riuscivo, in questo momento, volevo solo le braccia rassicuranti di mio fratello. Lui ci sarebbe stato sempre. Insieme a tutta la mia famiglia.
"Sorellina. Come ti senti?"
"Lau ho paura, tanta paura. Insomma più che altro non è come mi sento, ma cosa non mi sento. Ho un mal di testa assurdo, ho un vuoto nello stomaco e voglio tornare indietro, possibilmente a due giorni fa. O se questo non è possibile, tornare indietro di qualche ora, per impedire allo zio di attraversare quella strada nonostante il semaforo per i pedoni fosse verde. Avrei tanto voluto non vederlo in quelle condizioni. Appena chiudo gli occhi quella scena si riforma nella mia testa."
Mi abbracciò semplicemente. Non c'era bisogno di altro, non c'era bisogno di nessuna parola.

PAULO'S POV
Mi sentivo privo di forze, ma il richiamo di mio padre mi impedì di attraversare quella luce bianca. Quella luce che mi avrebbe dato un minimo di sollievo. Minimo perché avrei dovuto vivere il dolore di tutte quelle persone che avrei lasciato. Ma soprattutto avrei dovuto vivere il mio di dolore. Quel dolore che non mi avrebbe mai lasciato. Quel senso di colpa che mi avrebbe sempre accompagnato. Quella tristezza per non veder crescere la cosa più bella che potesse capitarmi. Avrei lasciato la mia Luz. I miei figli.
Già, i miei piccolini.
Avevo una paura matta di diventare padre, semplicemente perché non ne ero all'altezza.
"Allora Paulo! Raccontami di tutto quello che hai fatto in questi anni, senza di me. Così possibilmente mi spieghi questi dubbi che hai nella testa?"
Fu così che cominciai a raccontare iniziando dal principio.
Da quanto ero stato male da quando lui se n'era andato, a tutte le partite che ho giocato nonostante il dolore.
Da quando sono arrivato a Palermo, a quando ho iniziato la mia relazione con Antonella, a come siamo ritornati dalla serie B alla A.
Da quando Antonella mi ha tradito e sono diventato uno stronzo al mio arrivo a Torino.
Da quando ho perdonato Antonella e siamo stati insieme alla prima coppa vinta con la Juve.
Da quando sono stato convocato in Argentina a quando sono stato espulso alla mia prima partita da titolare.
Gli ho raccontato di tutte quelle volte in cui sentivo di averlo deluso.
Gli ho raccontato di tutte quelle volte in cui sentivo di aver deluso me stesso.
Gli ho parlato di tutto ciò che è successo nel corso di questa stagione bianconera, fino a quando non ho conosciuto Luz, per poi arrivare a quel giorno in cui la mia ragazza ha scoperto di essere incinta. Gli ho raccontato di quando ho smesso di credere nell'amore quando avevamo invertito i test in ospedale.
Insomma gli ho raccontato tutto.
"Sapevo che c'è l'avresti fatta. Però non mi hai raccontato di una paura. Di questa paura che hai nel diventare padre."
"Perché mi hai fatto raccontare tutta la mia vita se sapevi già tutto? Per quando riguarda questa paura, credo di non esserne all'altezza, forse neanche merito di avere una ragazza così dolce con me. Lei merita qualcuno di migliore. Lei-"
"E dai Paulo! Cosa ne hai fatto di quel bambino che non aveva paura di niente? Di quel bambino che correva sempre da una parte all'altra pregando tutti di giocare a calcio con lui? Di quel bambino che rideva sempre?"
"Papà le persone cambiano. Io sono cambiato. Quel bambino non c'è più. È morto insieme a te."
Mi sedetti su quello che doveva essere il pavimento, credo.
Portai le ginocchia flesse al petto e ci nascosi il viso.
Era vero quello che avevo detto. Ormai di quel bambino c'erano solo ricordi. A volte compariva a sprazzi. Ma solo quando mi sentivo tranquillo e anche felice. Mi sentivo completo.
Avrei voluto tornare indietro, avrei voluto aprire gli occhi, avrei voluto andare verso quella luce nera, sinonimo di problemi, di difficoltà da superare, di paure. Ma proprio non ci riuscivo. E così piansi, dopo tanto tempo piansi di nuovo. Però questa volta c'era il mio papà a sorreggermi. Ad aiutarmi a rialzarmi, dopo essere caduto.
E no, non riuscivo proprio a tornare indietro.

Tre giorni dopo.
Qui si perdeva la cognizione del tempo. Non sapevo quanti giorni erano passati dall'incidente, non sapevo cosa succedeva lì fuori, non sapevo nulla.
"Paulo, vieni qui. Adesso ti faccio vedere una cosa."
Lo guardai con un'espressione interrogativa.
Davanti a me comparve un'immagine.
C'era Luz. Si trovava in un letto d'ospedale. La mia Luz.
"Cosa è successo?"
"Troppo stress. È svenuta."
"E i piccolini?"
"Sani come dei pesci."
Tirai un sospiro di sollievo.
"La mamma?"
"Giudica tu stesso."
Era nella sala d'aspetto con gli occhi rossi e gonfi, abbracciata a Mariano. Gustavo era vicino a Lautaro, che nonostante si dimostrasse forte, forse era il più fragile di tutti. Cris era da Luz. E poi c'erano Claudio e Miralem, insieme al mister Allegri.
Non vedevo Dolo.
"Stai tranquillo. Guarda è nella stanza con te."
La vidi lì. Povera la mia piccolina. Aveva gli occhi rossissimi e non aveva una bella cera. Il viso segnato da profonde occhiaie, come tutti gli altri del resto.
Aveva ancora la maglietta dell'incidente, ancora sporca di sangue.
Mormorava parole del tipo "zio ti prego. Ho bisogno di te" e altre cose simili.
Entrò la mamma nella stanza.
«Dolo qui c'è qualcosa da mangiare»la sentì dire.
«Nonna dirmi ogni volta che c'è qualcosa da mangiare o chiedermi se ho fame non me la farà venire ok?! Lo sai come stanno le cose. Non voglio nulla.»
La mamma tirò un sospiro, quasi stanca da tutta quella situazione. C'era qualcosa che non andava.
«Dolo siamo tutti preoccuparti per Paulo, ma anche per te. Non mangi nulla da 5 giorni. Finirai per stare male. Almeno vieni fuori, facciamo due passi all'aria aperta e parliamo un po'.»
«Dopo mangio te lo prometto, voglio restare ancora un po' con lo zio. Poi vengo con te»
«Ancora un po'. Stanno per dimettere Luz, magari vai con Cris a prenderla.»
Terminò così il loro discorso.

"Non mangia da 5 giorni!! Ora che mi sveglio mi sentirà! Eccome se lo farà."
"Paulo calmati. Se fai così non servirà a nulla."mi disse mio padre.
"Voglio svegliarmi adesso."
"Affronta le tue paure e passa attraverso la luce nera."
Ero pronto a diventare padre? Forse. Avevo ancora circa cinque mesi per pensarci e sentirmi pronto fino in fondo, dato che ormai Luz era entrata nel quarto mese di gravidanza.
Ero pronto a riaprire gli occhi? Si.
Dovevo ancora proteggere Dolo e la mia famiglia. Volevo vedere Luz e crescere i miei bambini.
Volevo riprendere a giocare a calcio? Si.
Ero pronto a correre di nuovo dietro un pallone? Si. Volevo farlo il più presto possibile. Mi mancava.
Volevo stare con la mia famiglia e con la mia famiglia acquisita, qual era la Juventus ormai da due anni.
Prima di essere definitivamente pronto a passare nella luce dovevo chiedere una cosa a mio padre.
"Tu ci sarai sempre per me vero? Mi sosterrai sempre e anche quando sbaglierò sarai fiero di me?"chiesi.
"Si Paulo. Sarò fiero di te sempre. Ora vai, ci sono persone che ti aspettano."
"Non sai cosa darei per tornare indietro per giocare a calcio con te papà."
"Dai Paulo, pensa al tuo futuro! Io sarò sempre nel tuo cuore. Ti guarderò da qui. Quando ti svegli non farmi scherzi eh! Di alla mamma che la amo come se fosse il primo giorno, di ai tuoi fratelli che ci sarò sempre. Di a Dolo e Lautaro che mi sarebbe tanto piaciuto conoscerli. Di a Cristian di non trattare male Dolores. Di a Luz che sarà una madre fantastica. E tu ricordati di non mollare mai, non arrenderti alla prima difficoltà. Io sono qui e ti voglio un grand bene e te ne vorrò sempre Paulo. Ricorda che quando avrai bisogno di aiuto,guarda accanto a te,li ci sarò io, anche se non potrai vedermi"
Ci scambiammo un abbraccio, un lungo abbraccio, pieno di tutti quegli anni passati lontani, pieno di tutte quelle parole che non avevamo il tempo di dirci, pieno d'amore.
Mi avviai verso la luce nera pronto ad attraversarla, mi girai verso mio padre che mi guardava con sguardo nostalgico. Voltarmi fu l'errore più grande della mia vita.
"Non ci riesco."
"Si che ce la fai piccolino mio. Dai su"
Corsi verso di lui e lo abbracciai, iniziai a piangere e lui mi diede un bacio sulla testa.
"Perché è così difficile?"
"Non è difficile piccolo mio. Sei tu che vuoi che sia difficile..."

C'è la farà?
P:ovvio😌
Ne sei così convinto? 😏
P:sì 😘
Comunque sia. Domani mattina scoprirete se Paulo si sveglierà o meno.
Questi capitoli,sull'incidente,sono stati principalmente scritti da Giulia,io ne ho scritto solo uno,avanti,chi scrive meglio? Io o lei? 😂😘Secondo me,davvero, scrive meglio lei😍e se mi mandasse Il capitolo che sa,sarebbe ancora meglio 😒
DybalaGiu_21

Ari&giuly❤

La hija del entrenador || Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora