Chapter three

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Chapter three

 "La vita è una sfida continua"

 HARRY'S POV

 "Buongiorno ragazzi. Lui è il nuovo alunno. Si chiama Harry Styles. Trattatelo bene" disse la professoressa sorridendomi.

 Continuavano a fissarmi. Non staccavano gli occhi da me. Mi guardavano come se fossi una specie di mutante e questo mi metteva in soggezione. Perchè facevano così? Non ero mica malato. La mentalità degli umani rimarrà sempre un mistero in risolto.

 Dopo dieci lunghi minuti di imbarazzo finalmente la professoressa si ricordò di me e che ero ancora in piedi di fianco alla cattedra.

 "Harry, puoi andarti a sedere in uno di quei banchi visto che la signorina Cronwell oggi non si è presentata" disse fissando ancora quei fogli sparsi sulla cattedra.

 A quelle parole mi ricordai di Alice. Chissà dov è in questo momento. Spero che non gli sia capitato niente di brutto.

 "Allora ragazzi... Oggi parleremo della Divina Commedia" disse l'insegnante scrutandoci tutti.

 Bene, che la mia tortura abbia inizio.

 ALICE'S POV

 "Straccio! Vieni subito qui!" la sua voce mi da sui nervi. La odio da quando l'ho sentita per la prima volta.

 "Cosa c'è?" dissi raggiungendolo e guardandolo con indifferenza.

 "Non azzardarti mai più a rispondermi così! Ricordati che io ti ho fatto e posso anche distruggerti! Devi pulire il bagno e poi sul tetto ci sono ancora quei maledetti piccioni, devi mandarli via!"

 "Cosa? Ma io devo andare a scuola e poi non posso salire sul tetto, soffro di vertigini"

 "Se ti dico una cosa, tu la devi fare, chiaro?!" disse prendendomi il polso e stringendolo con forza.

 "No! Io non lo farò e smettila! Così mi fai male!" dissi ribellandomi.

 "Non avresti dovuto. Adesso pagherai per questo." disse trascinandomi giù per le scale.

 Appena vidi quella porta, quella maledetta porta cercai di liberarmi, ma inutilmente.

 "No, ti prego! Lasciami! Ti giuro che non lo farò più, ma non farmi del male!" dissi cominciando a piangere.

 "Hai osato contraddirmi? Bene, adesso ne pagherai le conseguenze" disse facendomi entrare "nell'inferno" come chiamavo io quella stanza.

 Mi legò le mani in quel letto putrefatto.

 "Adesso mi divertirò con te" disse con malizia seguito da una risata malefica.

 Prese una delle sue cinture e cominciò a frustarmi. Continuavo a tenere la testa bassa per non vedere la cinghia colpire la mia pelle. Ogni colpo era come mille coltellate. Come potevo essere trattata così dal mio stesso padre? Ormai ero diventata come un animale per lui. Poteva farmi tutto, ero di sua proprietà. Le lacrime cominciarono a scendere lungo il mio viso appena arrivò un fortissimo colpo sulla gamba. Sollevai finalmente il viso per vederlo li, di fronte a me. Mi guardava con soddisfazione, gli faceva piacere vedermi ricoperta di lividi e tagli. Mi faceva schifo... Beh mi facevo più schifo io. Come potevo farmi trattare così? Sono un essere umano proprio come lui, anche io ho dei sentimenti. Forse non mi ribellavo più di tanto, perchè anche io mi ritenevo una nullità. Nessuno mi vuole realmente bene, nessuno mi vuole aiutare, nessuno mi ama per quella che sono... Tranne lei. Quella donna che mi trattava realmente come una figlia. Quella donna che si preocupava di me. Quella donna che pochi anni prima mi ha lasciata da sola con quel mostro, che in questo momento mi sta scrutando da capo a piedi ridendo di me.

 La pioggia continua a cadere sull'asfalto senza sosta. Ormai ci sono abituata, a Fell's Church succede spesso. L'unica cosa che riesce a rilassarmi davvero è la pioggia e una doccia calda che in questo momento sto facendo. Il modo in cui l'acqua scivola sul mio corpo mi fa sentire sicura, protetta. Purtroppo quella sensazione la provo solo per pochi minuti. Chissà se un giorno incontrerò quella persona che riuscirà ha farmi sentire sicura, bene con me stessa e felice. Chissà se un giorno incontrerò il mio angelo.

 Continua...

Era Veleno e Antidoto [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora