Chapter seven

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Chapter seven

 "I will save you"

 HARRY'S POV

 "Carl, che ci fai tu qui?".

 "Ciao Harry. Sono qui per dirti una cosa".

 "Dove sono? Cosa è questa stanza bianca? Perchè sono qui?" dissi scrutando il luogo ancora sconosciuto attorno a me.

 "Ok, credo che tu abbia fatto troppe domande insieme, ma cercherò di rispondere a tutte. Harry, tu in questo momento sei in coma"

 "Come in coma? Cosa è successo? Dai Carl, dimmelo!" dissi con molta insistenza.

 "Sei in coma perchè hai appena fatto un incidente" disse abbassando lo sguardo non sostenendo più il mio.

 "Cosa? Un incidente? Alice dove è? Non dirmi che era con me?!"

 "Harry calmati! Lei sta bene! Non gli è successo niente, solo tu eri... Beh sei in condizioni gravi" disse facendomi calmare, ma inutilmente.

 "Come faccio a calmarmi? Stavo per ammazzare Alice! Come faccio a salvarla dai pericoli se la sto mettendo io in pericolo?!" dissi continuando a girare senza sosta per tutta la stanza completamente bianca.

 "È stato solo un incidente e stai tranquillo, quelli del consiglio non sanno nulla. La tua possibilità di diventare angelo completo è salva"

 "Ok, hai ragione... Ma... Voglio venire con te lo stesso. Voglio tornare a casa"

 "Cosa? Ma sei impazzito? Cosa ti salta in mente?"

 "È quello che voglio! Sono pericoloso, non salverò mai una persona, tanto meno Alice. Lei ha bisogno di un angelo più esperto"

 "Ma perchè non credi in te stesso? Tu salverai Alice e diventerai un angelo completo, su questo non ho dubbi!"

 "Va bene... Fammi tornare sulla terra... Ho un compito da portare a termine"

 "Questo si che è il mio ragazzo!" disse dandomi una pacca sulla spalla.

 ****

 Aprì finalmente gli occhi. Non riuscivo ancora a capire dove mi trovavo, ma sentivo gli uccelli cinguettare e vedevo un filo di luce attraverso le tapparelle mezze aperte.

 Il sogno che avevo appena fatto, mi aveva fatto ragionare. Carl aveva pienamente ragione: devo essere più sicuro di me, solo così riuscirò ha portare a termine la mia missione che determinerà il mio futuro.

 Ho sempre disprezzato gli umani: sono esseri inutili che compiono peccati ogni giorno fregandosene delle conseguenze, ma devo ammettere che avevo qualcosa in comune con loro: anche io ero insicuro e debole, mi arrendo sempre nei momenti difficili. D'ora in poi voglio cambiare, non dubiterò mai più delle mie capacità, questa è una promessa che spero di mantenere.

 *Toc Toc*

 Il rumore assordante che ha fatto la porta interrompe i miei pensieri. Mi ero appena svegliato e non sopportavo alcun suono.

 "Avanti!" dissi con una voce debole.

 "Buongiorno signor Styles. Sono felice che si sia svegliato. Sta meglio?" disse l'infermiera con un sorriso cordiale.

 "Si, grazie mille. È normale avere un po' di mal di testa?"

 "Si, non si preocupi. Si è appena svegliato da un coma e il suo corpo è ancora debole, ma vedrà che si riprenderà presto. Gli ho portato una bella colazione, spero che sia di suo gradimento"

 "Beh vedo che ci sono i pancake e io li amo!"

 "Bene... Ah! Stavo per scordarmi! Fuori c'è una signorina che la cerca. La faccio entrare?" disse finendo di sistemare il tavolo dove avrei dovuto fare colazione.

 "Come si chiama?".

 "Credo che si chiami Alice... Cronwell".

 Appena pronunciò il suo nome gli occhi mi si illuminarono. Volevo assolutamente parlare con lei.

 "Certo! La faccia entrare!" dissi sorridendo.

 "Ecco la ragazza che voleva parlargli. Ha un ora, poi dovrebbe lasciare il signor Styles che deve riposare" disse l'infermiera di prima, lasciando la stanza.

 Era li, era davanti a quella porta. Aveva lo sguardo basso, forse perchè si sentiva in colpa. Ma perchè? Dovevo essere io quello che si sentiva in colpa. Ero stato io ha farla andare in ospedale... Ero stato io ha rovinargli la vita.

 L'accolsi con un enorme sorriso per farla sentire a suo agio e per farla finalmente entrare.

 Continuava a guardarsi in torno con lo sguardo assente. Stava cercando di far passare il tempo. Questo suo atteggiamento mi faceva abbastanza ridere. È così dolce quando fa la timida.

 Dopo vari minuti prese una sedia presente nella stanza e la mise di fianco al letto dove ero coricato per poi sedersi. Ci guardammo con sguardi intensi. Volevo iniziare a parlare, quando la sua bocca si aprì per far spazio alla sua voce che mi era mancata.

 Continua…

Era Veleno e Antidoto [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora