Capitolo 34

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Martedì 7 febbraio

«Cosa accidenti state facendo?!»

Al mio grido strozzato i due ragazzi aggrovigliati a terra si voltarono contemporaneamente verso di me, che ancora tenevo la bocca aperta per lo stupore. E l'imbarazzo.

Juliette aveva il trucco sbavato e uno sguardo furioso, ma per una volta non ero io l'oggetto della sua ira. Credevo si trattasse piuttosto del ragazzo che la teneva ancorata a terra, stringendole i polsi con entrambe le mani.

Kyle.

Nella sua posizione seduta, che non sembrava voler abbandonare, mi fissava con un'espressione scocciata e divertita al tempo stesso, nonostante il taglio sanguinante al labbro superiore. «Oh, ciao tesoro. Ti aspettavo.»

Inarcai le sopracciglia. «E per ingannare l'attesa stavate facendo... cosa?» domandai, indicandoli. Speravo non mi rispondesse quello che stavo pensando, perchè in tal caso avrei anche potuto vomitare. Non davanti al bagno, andiamo!

Juliette corrugò la fronte per poi spalancare gli occhi, disgustata. «Non è assolutamente come pensi!» Si dimenò, cercando di liberarsi dal ragazzo sopra di lei. «Io non toccherei mai un Jones, se non per condurlo al sonno eterno.»

«Ti sembra il modo giusto di rifiutare le mie avances?» ridacchiò Kyle, guadagnandosi una ginocchiata alla base della schiena. Avrebbe dovuto bloccarle anche le gambe.

Alzai gli occhi al cielo e cominciai a battere ripetutamente un piede a terra, aspettando che si decidessero a chiarirmi quella situazione imbarazzante. O che si trovassero una stanza, molto lontana dai miei poveri occhi, possibilmente.

Dopo una pausa silenziosa Juliette strinse i denti e mugugnò qualche parola. «Ho trovato questo individuo mentre continuava a fissarmi. E allora ho cercato di difendermi da un possibile stalker.»

«Prima di tutto, non stavo fissando te. Voi Blackwood siete sempre degli egocentrici assurdi. E comunque sbattere contro un muro e minacciare con un coltello un semplice osservatore non credo sia classificabile come autodifesa» commentò Kyle. La ragazza lo fulminò come se volesse ucciderlo con il solo sguardo. «Tieni il nome della mia famiglia lontano da quella tua lurida bocca.»

Lui sorrise malizioso, avvicinando il viso al suo. «Non è così lurida, sai? Vuoi controllare?»

«Piuttosto mi taglio una gamba senza anestesia» gli sibilò contro.

«Oh, sei troppo tragica. Tale fratello tale sorella, lo dicono tutti.»

Juliette, in uno scatto d'ira, tirò le braccia verso il basso, facendo perdere l'equilibrio al ragazzo. Con un colpo di reni rotolò di lato, si assicurò che lui fosse ancora a terra e gli saltò sul petto, invertendo la situazione  iniziale. Infine gli puntò un coltello al collo. «Hai qualcosa da dire su Ewan, per caso?»

Kyle spalancò gli occhi, ma non perse il suo sorrisino divertito. «Adoro le ragazze focose. Certo, quel sangue contadino che ti scorre nelle vene rovina un po' il tutto... ti ho mai detto che voi Blackwood avete un vago odore di pecora? È disgustoso, se vuoi saperlo. Avete forse un allevamento di ovini in quella terra dimenticata da Dio da cui provenite?»

La lama affondò visibilmente nella pelle del ragazzo, facendolo gemere di dolore. Dalla mia gola proruppe un grido acuto, mentre accorrevo a fermare Juliette. Non lo feci perchè mi dispiacesse per Kyle, non particolarmente. Quel ragazzo e la sua famiglia mi stavano dando il tormento da settimane, volevano manipolarmi e avevano rapito la mia migliore amica; non provavo altro che rabbia nei loro confronti. Il vero motivo del mio gesto era solo uno: mi era venuta un'idea. Era un'idea geniale, forse un po' folle, ma tutto sommato doveva funzionare. Non era nemmeno complicata da mettere in pratica: si era già presentata servita su un piatto d'argento.

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