Capitolo 2

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Lunedì 30 gennaio

Quella notte lo vidi in faccia.

Il sogno era sempre lo stesso: io, bloccata nel letto e circondata dalle fiamme. Le osservavo bruciare. Si muovevano in un cerchio senza fine, avvicinandosi a me come un sibilante serpente stringe la preda nella propria morsa, mentre il sudore mi imperlava il viso e il collo. Gocce bollenti come lava.

La sensazione di morte imminente mi chiudeva la gola, facendomi ansimare. Ma ancora una volta fui distratta da un repentino cambiamento.

Come da copione, a quel punto dell'incubo dovevano comparire la luce bianca e la sagoma misteriosa. E fu così, all'inizio. La figura si fece avanti di un paio di passi, tese il braccio di fronte a sé e rimase immobile, aspettando una mia reazione.

Tuttavia quella notte non avevo intenzione di faticare per nulla. Ci avevo provato tante volte, in precedenza, senza mai ottenere risultati. Perché continuare, se sapevo che avrei fallito? Così decisi di non muovere un muscolo.

La sagoma parve spazientirsi. A lunghi passi si diresse verso di me, salvo poi rallentare a metà strada e allungare le braccia in avanti, a palmi aperti. Avanzò a tastoni, fino a quando sembrò incontrare una resistenza nell'aria. Anzi, non era semplice aria. Si trattava di un'enorme cupola trasparente che copriva me, il letto e il fuoco, chiudendoci in uno spazio per me troppo angusto.

Alzai lo sguardo stupita. Come avevo fatto a non notarla prima? Certo, il fumo acre creava una fitta nebbia, e mi faceva lacrimare gli occhi, ma era così evidente ora che lui la toccava...

Lui, che ora stava prendendo la parete invisibile a spallate, con tutta l'aria di volerla mandare in frantumi. Avrei voluto urlargli di fermarsi, ma la voce mi moriva in gola, graffiandomi le corde vocali nello sforzo di darle forma.

Ogni nuovo colpo mi trasmetteva indirettamente una scossa di dolore. La cupola sembrava fatta di un materiale molto resistente e duro, tanto che dopo una decina di tentativi la figura si fermò, afferrandosi il braccio, probabilmente slogato, con una mano. Aveva lo sguardo rivolto verso la base della struttura, la testa bassa. Doveva essere abbattuta per non essere riuscita nel suo intento.

Cercai di allungare il collo per vederla in volto. Sentivo il bisogno di farlo, era irrefrenabile. Come se fosse stato quello il mio obbiettivo fin dalla prima volta.

Sentendosi osservata quella spostò di colpo la sua concentrazione, fissando gli occhi nei miei. Rimasi senza fiato.

Era un ragazzo. Aveva la pelle pallida imperlata di sudore, i capelli corvini spettinati e arricciati alle estremità, ma non per questo il suo viso era meno perfetto. Era impossibile affermare il contrario, mi sembrava quasi di stare osservando un dipinto. E i suoi occhi... Di un verde mai visto prima, simile a quello degli smeraldi o delle foglie estive. Sembrava arrabbiato e... frustrato.

Provai nuovamente ad aprir bocca, almeno per chiedergli chi fosse, ma appena lo feci le fiamme mi inglobarono, ostacolandomi la vista, e il fumo mi accolse nel suo abbraccio di cenere.

Come sempre, mi svegliai ansimante nel mio letto. Deboli raggi di sole filtravano attraverso le ante della finestra, disegnando una scia luminosa sul pavimento e mettendo in evidenza i granelli di polvere che fluttuavano nell'aria in una danza senza tempo. Feci un sospiro, rassegnata. Un'altra notte di insonnia. L'incubo continuava a tormentarmi. Ma quella volta...

Ripensai senza volerlo agli incredibili occhi del ragazzo nel mio sogno. Avevo provato una sensazione strana quando si erano posati su di me. Mi ero sentita soffocare, come se con un solo sguardo fossero riusciti a prendere possesso della mia anima. E senza un apparente motivo, la cosa non mi aveva assolutamente spaventata. Solo... turbata.

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