Capitolo 48

91 8 6
                                        

Domenica 12 febbraio

May

Ho sempre odiato i luoghi chiusi. Aria stantia, pareti troppo strette e un'insistente oscurità che avvolge ogni cosa in un soffocante abbraccio. Quella sensazione di pericolo immotivato, di prigionia, che solo un posto del genere può provocare. No, non mi sono mai piaciuti e non mi piacevano nemmeno in quel momento, inginocchiata a terra, con le dita convulsamente aggrappate alla maglia scura di Ewan.

Era successo tutto in un attimo: poco prima ero immersa nel verde intenso dei suoi occhi, preoccupata, ed ora mi trovavo immobilizzata dal panico di fronte alle sue palpebre serrate. La luce dell'accendino, che ancora tenevo nelle mie mani tremanti, gettava ombre dure sulla sua pelle pallida e sulle ciglia nere, incurvate a coprire le profonde occhiaie che gli segnavano lo sguardo. Mi sentivo mancare il respiro, qualcosa di invisibile mi comprimeva il petto e la trachea, impedendomi di catturare il poco ossigeno presente nella stanza. Mi sembrava quasi che le pareti intorno a me si stessero avvicinando.

«E-Ewan... C-cosa ti prende? Ewan!» ansimai, cercando di risvegliarlo. Gli sfiorai il viso con una mano, scostandogli i capelli dalla fronte, per poi scuoterlo leggermente. «Apri gli occhi, ti prego, apri...»

Due mani mi afferrarono per le spalle, tirandomi indietro. Cercare di liberarmene fu inutile. «May, è solo svenuto! Sta bene, okay? Calmati adesso.»

Alzai lo sguardo per incontrare le iridi grigie di Miles, scintillanti come lame alla flebile luce del fuoco. Non sembrava arrabbiato per la mia crisi di panico, anzi, il timore si era insinuato anche dentro le sue vene, rendendolo insicuro come mai l'avevo visto. Tuttavia, la sua presenza e la sua presa ferrea riuscirono a riportarmi alla realtà. Il mio cuore prese finalmente a rallentare. «Prima... non era in lui. Dimmi che non mi sto sbagliando. Lui non è così, vero? Non Ewan...» mormorai.

Lo sguardo di Miles vacillò per un istante, incerto sulla risposta da darmi. Quando aprì bocca, però, il ragazzo era tornato al suo solito sorriso tranquillizzante, quel tipo di sorriso che potrebbe far cadere il cielo e spegnere le stelle. Mi ricordava Ewan in un modo doloroso, per quanto inspiegabile. «Ci sono molte cose che non sai, sul suo conto. Cose che ha voluto nasconderti per il tuo bene, o forse per il suo. Non ama parlarne, ed io stesso le conosco solo per mezzo di personaggi più influenti di me.»

«Come, non lo sapevi?»

Mi voltai di scatto verso Kyle, ancora accoccolato in un angolo. Non capivo perché non cercasse di scappare: la porta era completamente divelta dai cardini e Miles era troppo occupato per badare a lui. Io, invece, non avrei fatto paura ad una mosca. "Ma certo" mi resi conto con un secondo di ritardo. "Teme la reazione di suo padre. Probabilmente è stato lui a mandarlo qui, e il suo compito non deve essere andato secondo i piani." Lo guardai di sottecchi, cercando di individuare in quel garbuglio di arti il ragazzo che aveva minacciato Ewan poche settimane prima. Ora sembrava così indifeso e bisognoso di aiuto...
«A cosa ti riferisci?»

Lui ridacchiò, tirandosi faticosamente in piedi. «Pensavo fossi più intelligente. È logico, May. È logico che Ewan nasconda dei segreti. Quando mai è stato del tutto sincero con qualcuno? Oh, nemmeno con i suoi stessi famigliari, ne sono sicuro. In quanti erano a conoscenza dei suoi poteri? Prima che combinasse questo disastro» indicò il corpo freddo dell'Archiviatore «nessuno di noi. E tu? Quante volte ti ha mentito, Veggente? O forse farei prima a chiederti quante volte ti ha detto la verità?»

«Taci, Kyle» fece Miles in tono secco, quasi scocciato. Il monologo delirante del fratello sembrava non averlo toccato affatto. Se la sua era solo una posa, era davvero un ottimo attore.

«Oh, Miles, cosa ti hanno fatto per traviarti in questo modo? Una volta eri fedele ai tuoi avi...»

«Uno schiavo fedele, sì, ma mai quanto te.»

DreamkeepersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora