Capitolo 18 pt. 2

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Sabato 4 febbraio

Quando mi ero proposta per accompagnare Ewan al suo incontro con Kyle, non avrei mai immaginato che il posto adibito a sala ricevimenti sarebbe stato una radura nel bel mezzo del bosco. Un bosco che apparentemente godeva nel farmi cadere più volte possibile.

Dopo aver camminato per mezz'ora in quell'inferno botanico, non sentivo più le gambe. Sembravano di gelatina, e mi bruciavano tanto che mi pareva di passeggiare in mezzo alle fiamme. Fra radici nodose e piante selvatiche, coperte di foglie secche e bagnate, ero scivolata sì e no una decina di volte, riempiendomi i vestiti di fango e i capelli di aghi di pino. Probabilmente sarebbero rimasti lì per sempre, la voglia di sfilarli ad uno ad uno dai miei ricci era pari a zero. «Arriveremo mai? Stiamo vagando da un'eternità» mi lamentai.

Ewan mi guardò sarcastico. Alla fine si era lasciato curare le ferite, che, come avevo previsto, avevano cominciato ad infiammarsi. Aveva le nocche di entrambe le mani completamente scorticate. Mi chiedevo come avesse fatto a procurarsi abrasioni simili, ma dubitavo che mi avrebbe risposto, così come non aveva accennato a spiegarmi dove fosse stato prima di raggiungermi in biblioteca. Dal sudore che lo ricopriva e dalle ferite sospettavo si fosse battuto contro uno di quei sacchi che i pugili usano per allenarsi, anche se non sapevo dove potesse averlo trovato. Forse in casa c'era una palestra nascosta? E se era così, c'erano altre stanze altrettanto segrete? Dovevo assolutamente trovarle...

«Stiamo per arrivare, non preoccuparti» mi rispose Kenneth, che camminava dietro di me per aiutarmi quando cadevo. «Se sei stanca posso portarti io...»

«No, non ce n'è bisogno. Ma grazie lo stesso. Almeno qualcuno qui è gentile» dissi, sottolinenado l'ultima frase. Sentii Ewan ridere davanti a me, ma non disse niente. Camminava spedito, come se noi non ci fossimo. Beh, se proprio aveva così fretta di morire poteva pure andare. Avrei trovato qualche altro informatore. Magari suo zio...

Ewan si bloccò di colpo, e io sorrisi. Colpito e affondato. Sapevo che mi stava ascoltando, ma non pensavo sarebbe stato così facile ingannarlo. Scoppiai a ridere rumorosamente e anche Kenneth si aprì in un timido sorriso. Ewan sbuffò indignato e, dopo avermi scoccato un'occhiata furiosa, riprese a camminare più velocemente.

Come annunciato da Kenneth, arrivammo in una decina di minuti. L'alba era sorta solo da poco tempo e la radura era ancora deserta. Era un ovale perfetto ed enorme, eppure non sapevo nemmeno della sua esistenza. Forse i Guardiani, oltre a tenere nascosta Owldale agli estranei, facevano sparire anche quella radura agli occhi di tutti i Sognanti. Un posto perfetto dove combattere senza essere scoperti. L'erba era curata come quella di un giardino, verde nonostante l'inverno inoltrato.

«I Jones. Sempre in ritardo» commentò Ewan. Aveva gli occhi spenti e fissava un punto del prato. Lo vidi contrarre e rilassare la mascella più volte, mentre stringeva le fasciature nei pugni. Kenneth lo raggiunse e gli disse qualcosa all'orecchio che io non udii. Ewan annuì e l'amico si allontanò, lasciandolo camminare davanti a noi. Avrei voluto sapere di cosa avessero parlato, ma non era il momento giusto per mettermi a fare domande. Soprattutto perché, dal lato opposto al nostro, stava entrando nella radura un ragazzo dai capelli scuri e lunghi. Kyle, senza ombra di dubbio.

«Oh, il piccolo Blackwood. E hai portato anche il tuo amichetto e la nostra principessa. Sono davvero felice di vederti, ma sai, dovrei parlare con qualcuno di competente, quindi...» fece il ragazzo appena fu abbastanza vicino. Ora ci trovavamo nel centro esatto del prato. E mi sarebbe bastato allungare un braccio per prenderlo a pugni. Come osava chiamarmi in quel modo?!

«Jones, non ti conviene irritarmi ulteriormente. Dimmi cosa vuoi e se lo riterrò opportuno lo riferirò a mio zio» ribattè Ewan, rigido come una roccia.

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