Martedì 7 febbraio
L'interno della discoteca sembrava una copia rumorosa e poco raccomandabile del paese delle meraviglie; le luci stroboscopiche coloravano la massa di corpi in movimento di riflessi bianchi, viola, blu e rossi, rendendola simile ad un bouquet di fiori luminosi. Fiori che fra l'altro continuavano a rivolgere a me e al mio gruppo occhiate maliziose e sussurri incomprensibili.
Mi portai una mano allo stomaco, mentre cercavo di ignorarli. La musica faceva vibrare i vetri oscurati alle pareti, rimbombava nei timpani e si faceva sentire con il suo borbottio di bassi fino al centro del petto, da cui poi si disperdeva a contaminare tutto il resto del corpo come un veleno acustico. Potevo percepire il ritmo nel sangue pulsare insieme ai miei battiti.
Mi stava facendo venir fame. Accidenti.
"Ma cosa sto dicendo? Questo frastuono deve aver fatto fuggire il mio cervello..." Scossi la testa. Non potevo distrarmi, non ancora. Dovevo prima portare a termine il mio compito, solo allora avrei potuto prendermi una pausa. E ne avevo davvero bisogno: tutta quella tensione mi stava uccidendo.
Guardai i miei accompagnatori in cerca di aiuto. Juliette aveva uno sguardo altero, che incuteva timore e rispetto al tempo stesso; sembrava pronta a scattare in qualsiasi momento. Gli altri erano più rilassati, o almeno così pareva dalle loro espressioni. In ogni caso, nessuno di loro si degnava di rispondere al mio sguardo supplichevole. Erano troppo presi dal loro lavoro. O forse cercavano soltanto di non calpestare quello strano tizio disteso a terra, svenuto per aver ingerito troppo alcol o chissà quale droga. Aveva i capelli biondo scuro sporchi di stelle filanti verde acido, i vestiti stropicciati, e sembrava non volersi spostare dalla sua posizione fetale per alcuna ragione al mondo, intralciando il movimento di tutto il gregge umano, che si trovava a dover prendere un'altra strada.
Tuttavia, non era semplice camminare in modo naturale passando attraverso la pista. Mantenendo la formazione compatta con cui eravamo entrati, stavamo cercando di destreggiarci in quel caos danzante da ore, avanzando di pochi centimetri alla volta. Era davvero dura, continuavo a prendere storte e la caviglia che mi ero slogata nel bosco mi faceva ancora male, ma ovviamente gli altri non si fermavano, trascinandomi con loro.
Alla fine, quasi per miracolo, raggiungemmo quella che doveva essere una sala privata, dove le persone ballavano in modo più civile e dove era possibile camminare senza dover necessariamente sfregare il proprio corpo contro quello di tutti gli altri invitati.
«Quelli non erano invitati» mi corresse Kenneth.
Lo guardai. Sotto quelle luci i suoi capelli più che rossi sembravano di un viola omogeneo. «In che senso?»
«Il locale per Guardiani è all'interno di una discoteca Sognante. Quelle erano persone comuni, venute qui a divertirsi. Noi stiamo andando lì» disse e mi indicò una porta di metallo sovrastata da una scritta al neon.
'Sweet dreams'... un nome ironico, considerando quali sottospecie di Guardiani fossero soliti frequentarlo.
«Non c'è il rischio che qualcuno si avventuri fin qui?»
«I buttafuori controllano i tatuaggi simbolo per questo.»
«E se una persona ne avesse uno casualmente simile? Potrebbe succedere. I fiori sono disegni particolarmente diffusi...»
Ewan intervenne a chiarire il mio dubbio, senza che glielo avessi chiesto. «Ricordi il metodo con cui ci fanno questi fantastici simboli? Incidere la pelle con un coltello è diverso dal pungerla con un ago. Rimane una grossa cicatrice, resa scura dall'inchiostro. È difficile confonderla.»
Feci una smorfia, immaginando come doveva risultare quel tatuaggio un attimo dopo essere stato creato. Mi vennero i brividi al solo pensiero.
Nel frattempo eravamo finalmente giunti davanti all'entrata. Un uomo quasi sulla trentina, alto e robusto, si tolse dal volto il paio di occhiali scuri che indossava e fissò Ewan con un sorriso storto. «Blackwood, è da un po' che non ti fai vivo.»
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Dreamkeepers
Fantasía«Un mondo di bugie e sotterfugi, dove gli incubi diventano realtà e dove il sangue detta legge. Ecco dove vivo. E dove vivrai anche tu se non mi starai lontana.» Owldale è tutto, fuorché un paese movimentato. Non c'è nulla che riesca a turbare la tr...