Giovedì 2 febbraio
«Come scusa?»
Ewan mi sorrise ancora, come se avesse un piano in mente. E io non ero sicura di volerlo sapere.
«Non preoccuparti, non sarà doloroso. Credo. Di solito le persone non gridano, quindi non penso che soffrano...»
«Oh, grazie, ora mi sento molto meglio» commentai sarcastica.
«Di nulla. Ora, dato che non riesco ad entrare nei tuoi sogni mentre sei incosciente, vorrei provare ad esaminarli con te da sveglia. Quindi, prova a ripensare ad ogni particolare del sogno, anche a quelli più insignificanti... io li guarderò con te.»
Mi stavo tormentando le mani l'una con l'altra, nervosa. Sapevo che aveva letto i miei pensieri molte volte prima di allora, ma dargli il permesso era... diverso. Non lo conoscevo abbastanza. Non volevo che vedesse la mia paura di quei momenti. Non volevo...
«Dobbiamo farlo, May. Te lo assicuro, c'è gente che... beh, ha metodi peggiori dei miei. Non so se troverò effettivamente qualcosa, ma tentare non costa niente.»
«È facile per te dirlo, la testa è la mia!» borbottai, incrociando le braccia sulla scollatura dell'abito. Lui era altissimo, il che continuava a darmi l'impressione che mi fissasse dall'alto in basso. "Come se potesse evitarlo, nana..."
Fortunatamente ignorò il mio pensiero, concentrandosi sul problema principale. «Sei davvero pesante! Ti dispiacerebbe lasciarmi fare il mio lavoro o devi continuare a rompere le...»
«Ci sono metodi migliori per convincere una persona a collaborare, sai? Hai mai sentito parlare della parola 'cortesia' o dell'espressione 'per favore'?»
«Certo» annuì. «Credo esistano entrambe sul vocabolario, come molte altre. Ma dal mio dizionario personale sono bandite. Quindi stai zitta e fa' quello che ti dico.»
Serrai la bocca e strinsi le braccia sul petto, mentre pensavo ai peggiori epiteti che conoscessi, inviandoglieli per messaggio mentale. Lui rimase impassibile e mi si sedette accanto, sul letto. Chiuse gli occhi e rimase fermo, la testa dritta e i capelli che gli ricadevano disordinati sulla fronte. Aveva delle ciglia lunghe e nere come quelle della sorella.
"Cosa stai facendo?" pensai confusa, dopo un lungo momento di silenzio.
«Sono in attesa che tu ti decida a smettere di fissarmi e a eseguire le mie indicazioni. Sono solo le tre del mattino, ma avrei un po' fretta, quindi se non ti dispiace...»
"Ok, ok!" sbuffai. Cercai di concentrarmi, ma con la sua presenza al mio fianco era piuttosto complicato... strinsi gli occhi e cominciai a scandagliare i recessi più profondi della mia memoria.
Rivissi la prima versione del mio incubo, per poi passare ai successivi cambiamenti, in una attenta analisi.
Il fuoco. Quell'elemento dominava ogni cosa, era il fulcro di ogni mio sogno. Il fuoco, il pericolo. Sembrava minacciarmi, avvertirmi. Notai che le fiamme crescevano in altezza col tempo, delineando un cerchio sempre più definito intorno a me. Anzi, non diventavano più alte... si avvicinavano. Come mostri nascosti nell'ombra che a poco a poco raggiungono la loro vittima.
Naturalmente, erano sempre contenute al di sotto della cupola, quella che teneva fuori le persone come Ewan che avrebbero potuto aiutarmi. Intrappolate in quella prigione di vetro, invece di salire al cielo disegnavano il contorno della loro gabbia, dandomi l'impressione di galleggiare nel bel mezzo di una sfera infuocata, immersa nel fumo.

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Dreamkeepers
Fantasia«Un mondo di bugie e sotterfugi, dove gli incubi diventano realtà e dove il sangue detta legge. Ecco dove vivo. E dove vivrai anche tu se non mi starai lontana.» Owldale è tutto, fuorché un paese movimentato. Non c'è nulla che riesca a turbare la tr...