Sabato 4 febbraio
May
Camminavo a grandi passi lungo il perimetro della stanza che mi avevano assegnato, nervosa come non mai.
Raggiunsi per la ventesima volta la finestra, tornai indietro e poi ancora verso il vetro, che trasformatosi in uno specchio mi restituiva il mio riflesso: una ragazza con i capelli scompigliati, simili alla criniera di un leone, e con un'espressione altrattanto rabbiosa.
Rabbiosa, sì. Ero infuriata, con Phil, che non pensava ad altri se non a se stesso, con Juliette, che gli aveva rivelato tutto come se niente fosse, con Ewan, che diceva di volermi aiutare mentre non faceva altro che confondermi ulteriormente con il suo comportamento... e con me stessa. Perchè mi ero cacciata in quella situazione senza nemmeno riflettere.
Mi fermai e mi sedetti a terra, nel bel mezzo della stanza. E ora mi trovavo rinchiusa qui, nella casa dei miei aguzzini. Senza via d'uscita.
Amber mi aveva trovata nel corridoio ancora intontita per la discussione con l'amico di suo fratello. Insomma, non mi sarei mai aspettata un comportamento simile da parte sua. Pensavo che si sarebbe semplicemente arrabbiato e mi avrebbe detto di farmi gli affari miei, o che addirittura se ne andasse senza degnarmi di uno sguardo. E invece me lo ero ritrovata tanto vicino da poter distinguere le pagliuzze più chiare nei suoi occhi verdi. Ero rimasta imbambolata, confusa.
Ero stata una sciocca. Perché lui l'aveva fatto, ancora una volta, soltanto per aggredirmi. Ed io che credevo... Bah, era inutile pensarci.
Ero immersa in questi pensieri quando la ragazza mi trovò. Mi era sembrata stupita di vedermi lì, sola e immobile, ma non aveva fatto commenti. Si era limitata a riferirmi gli ordini di suo zio: dovevo restare lì per la notte, con la scusa del temporale, che non accennava a placarsi entro la mattina successiva.
Ma certo, come se non gli facesse comodo avermi sotto controllo per più tempo possibile.Mi rialzai. "Basta. Non ne posso più di essere trattata come una marionetta. Anche io ho un cervello. Non avrò i loro poteri, ma non per questo possono permettersi di pensare che io non abbia una mia volontà. Non rimarrò buona ad aspettare che loro si degnino di darmi delle risposte. No, è fuori discussione. Troverò da me ciò che mi serve."
Controllai l'ora sul cellulare per essere sicura che stessero dormendo tutti. Era già passata la mezzanotte. Notai con apprensione di non avere nuove notifiche. Avevo già avvertito mia zia che non sarei tornata quella notte, ma lei non mi aveva ancora risposto. Sperai avesse almeno visto il messaggio.
In quel momento il mio stomaco brontolò. Sbuffai irritata. Non avevo avuto la possibilità di mangiare quella sera e a scuola non avevo toccato cibo, preoccupata per il viaggio in moto. Gesto molto stupido, visto sotto quella nuova luce.
Azzardai il pensiero di fare un salto in cucina, ma non sapevo dove si trovasse, né avevo intenzione di incontrare qualche membro della allegra famigliola durante la mia indagine notturna, così cercai di ignorare i morsi della fame e mi misi in cammino.
Il corridoio era buio come l'ultima volta in cui ci ero stata. Strizzai gli occhi, cercando di distinguere le stampe in bianco e nero appese fra una porta e la successiva, per orientarmi. La mia camera era la prima a sinistra salendo le scale, in modo che non mi fosse possibile perdermi, mi aveva assicurato Amber.
"O per evitare che ficcassi il naso nei loro affari privati..." riflettei invece io.Ero sicura che fra tutte quelle porte alcune non si aprissero su delle stanze da letto. Phil doveva pur avere uno studio, o qualcosa del genere. Mi sembrava anche di aver sentito Ewan accennarvi, due giorni prima. E quel corridoio tetro e infinito sarebbe stato il posto migliore dove nasconderlo.
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Dreamkeepers
Fantasy«Un mondo di bugie e sotterfugi, dove gli incubi diventano realtà e dove il sangue detta legge. Ecco dove vivo. E dove vivrai anche tu se non mi starai lontana.» Owldale è tutto, fuorché un paese movimentato. Non c'è nulla che riesca a turbare la tr...