Domenica 12 febbraio
Ewan
"Cosa aspetti Ewan? Non lo senti? Non senti il potere muoversi nelle tue vene? Desideri versare il suo sangue, vedere il suo corpo immobile al suolo. So che è così, Ewan. Ewan..."
«Lasciami in pace» ringhiai a mezza voce. Stavo muovendo freneticamente le mani nel tentativo di liberarle dalle corde, mentre gettavo occhiate minacciose al ragazzo di fronte a me. Kyle. Quell'idiota doveva essere uscito di testa. Il suo slancio, poco prima, aveva fatto cadere la sedia su cui ero legato da un lato e la parte più larga dello schienale si era spezzata. Con un po' di fatica, mentre mi dimenavo per sfuggire ai pugni di Kyle, ero riuscito a sfilare le braccia da quel pezzo di legno e a farle passare davanti a me. Era stato doloroso, sentivo ancora i tendini delle spalle lamentarsi per lo strappo che mi ero causato nella foga. Tuttavia, quel gesto mi aveva permesso di liberarmi anche dalla presa di Kyle. Una volta portate le mani di fronte a me le avevo spinte con forza contro lo stomaco del ragazzo, che aveva urlato, forse più per la sorpresa che per il dolore. In ogni caso, ero riuscito a rotolare via, armandomi di un pezzo di legno scheggiato sfuggito dalla sedia rotta.
E ora ci stavamo fissando come due animali feroci chiusi nella stessa gabbia, come se fossimo l'uno la preda dell'altro. Come se, fra i miliardi di persone esistenti al mondo, esistessimo solo noi due, noi e le nostre armi. Sentivo già la tensione del combattimento farsi strada nei miei muscoli. Come un velo di nebbia, una maschera di fredda indifferenza mi si era modellata sul viso, nascondendo l'ansia, la paura, la rabbia. Ero carico di adrenalina fino alla punta dei capelli, pronto a scattare al primo movimento del mio avversario.
Ma c'era anche quella voce.
Avevo sperato si sarebbe limitata ai ricordi, che sarebbe svanita con la morte del loro custode, ma evidentemente mi ero sbagliato. Non apparteneva all'Archiviatore. Non avevo idea di chi potesse essere, ma di una cosa ero certo: non dovevo fidarmi di quella voce. Mi aveva indotto ad usare i miei poteri, gli stessi che avevo nascosto per tanto tempo e con tanta fatica, per uccidere un uomo. Un uomo che pensavo fosse solo un fantasma del passato, ma che si era rivelato una persona vera, in carne ed ossa. Ora, quell'involucro vuoto si trovava disteso a pochi passi da noi, inerme, pallido, gli occhi opachi come la lama affilata della Morte. L'avevo disprezzato, e lo facevo tutt'ora, ma non avrei mai voluto ucciderlo, non in quel modo, almeno. Non avrei mai voluto dover ricorrere a ciò che avevo sepolto in fondo alla mia anima.
"Sei così sciocco. Ho soltanto liberato il vero te. La parte migliore di te."
«Oh, no. Non hai fatto solo questo. Hai riportato alla luce un assassino, che avevo imprigionato nel passato, e l'hai aiutato a cospargere di sangue anche il presente!» replicai con veemenza, a voce più alta. Caddi a terra. Mi premetti le mani sulle tempie, cercando di contenere la confusione che infestava la mia testa, come lo sferragliare di catene in una casa stregata.
«Hai detto qualcosa, per caso?» mi urlò contro Kyle. Sentii delle vibrazioni espandersi nel terreno battuto del pavimento e, ancora prima di sollevare lo sguardo, compresi che il ragazzo si era rimesso in piedi. Sentii la violenza dei suoi passi, i tonfi dei suoi anfibi mentre si avvicinava a me. Rotolai di lato, scansando di pochi centimetri un lungo pugnale cerimoniale dalla lama ondulata. Lo osservai conficcarsi al suolo, davanti ai miei occhi. Era un'arma molto bella, una lama d'argento lucido e ben affilata. L'elsa era composta da due volute intarsiate di bronzo, il manico terminava in un pomello di rame. I tre metalli restituivano la debole luce nella stanza con riflessi dai colori mutevoli.
Mi rialzai. Kyle stava estraendo il pugnale da terra ed io ne approfittai per spostarmi a debita distanza. In altre condizioni l'avrei probabilmente attaccato alle spalle, ma non ora. Per quanto la trovassi soddisfacente, la lotta corpo a corpo non era il mio forte. E, senza i miei coltelli da lancio o qualsiasi altra arma, dotato solo di un inutile pezzo di legno marcio, sarebbe stato un suicidio scontrarmi con il pugnale di Kyle. Potevo provare a disarmarlo, forse, ma allora cosa sarebbe successo? Avrei dovuto affrontarlo a mani nude. E, dopo ciò che avevo fatto, non ero sicuro di riuscire a controllare ancora i miei poteri. Tanto più con la voce nella mia testa che mi esortava ad usarli.
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Dreamkeepers
Fantasy«Un mondo di bugie e sotterfugi, dove gli incubi diventano realtà e dove il sangue detta legge. Ecco dove vivo. E dove vivrai anche tu se non mi starai lontana.» Owldale è tutto, fuorché un paese movimentato. Non c'è nulla che riesca a turbare la tr...