Domenica 12 febbraio
La mia matita tagliò l'aria satura della camera e la sua punta andò a collidere con la parete beige di fronte alla scrivania con uno schiocco secco. Lasciò un puntino scuro dove la mina si spezzò, per poi rimbalzare indietro, ticchettando sul pavimento come le lancette di un orologio. Un orologio lentissimo, che minacciava di tenermi imprigionata nel suo scorrere immutevole, senza possibilità di uscita.
Sbuffai, lasciandomi scivolare sulla sedia girevole finchè non appoggiai la nuca allo schienale.
«Non sembri particolarmente entusiasta del libro che stai leggendo» mi fece notare Amber, sdraiata a pancia in giù fra le coperte di lana ammucchiate sul mio letto. Aveva il viso inclinato a sinistra, con la guancia appoggiata al palmo di una mano, e mi fissava incuriosita.
Emisi un altro sospiro, tornando a guardare il soffitto immacolato. «Mi sento così inutile. Ho insistito tanto per rimanere qui, mi sono promessa di trovare una soluzione all'origine dei miei poteri, ma ogni tentativo che faccio finisce per diventare un buco nell'acqua.»
«Forse non stai affrontando la situazione nel modo giusto. Io e Kenneth stiamo cercando di aiutarti, ma sai bene che non siamo le persone più informate, qua dentro.»
«Non chiederò aiuto a Phil, né a Lily.»
«Io pensavo piuttosto a Juliette. O a Ewan...»
Tornai a sedermi di scatto in modo più composto, stringendo il bordo della scrivania con le mani fino a farmi impallidire le nocche. «Ewan è l'ultima persona al mondo che vorrebbe aiutarmi, Am. E io non ho intenzione di umiliarmi davanti a lui ancora una volta.»
Amber mi fissò per alcuni secondi con un'espressione seria, mai vista prima di allora sul suo viso. Alla fine, scosse i boccoli biondi e si girò sulla schiena, interrompendo il contatto visivo. «Sai, voi due siete molto più simili di quanto pensiate. Testardi, orgogliosi, pieni di emozioni nascoste. Siete due metà di una stessa mela e se solo riusciste a mettere da parte le vostre paure capireste che le vostre ferite, per quanto diverse, sono complementari.»
Chiusi gli occhi sul bianco dell'intonaco, serrandoli per impedire alle lacrime di uscire. In quel freddo nulla, era impossibile tenere a freno i pensieri che mi correvano nella testa. Ed era impossibile evitare di pensare a quegli occhi verdi che mi tormentavano da settimane e che negli ultimi quattro giorni avevano perso quasi tutta la loro luce.
Avevo paura, sì. Temevo di essere l'unica responsabile del suo malumore, del dolore che gli leggevo nei movimenti. Sapevo, ormai, di non aver sognato quel momento nella mia camera. Sapevo di avergli rivelato dei sentimenti di cui nemmeno io ero a conoscenza e di averlo spaventato. Il tutto senza rendermi conto delle conseguenze che avrei potuto causare e che, di fatto, avevo causato.
Da quando, quattro giorni prima, avevo deciso di trasferirmi temporaneamente a casa Blackwood per mettermi al sicuro dai Jones, Ewan era diventato più apatico del solito. Certo, nei miei confronti non si era mai esposto troppo, era sempre rimasto chiuso dietro le sue barriere di acciaio, anche prima di conoscerci. Ma se prima si lasciava sfuggire battute sarcastiche e osservazioni pungenti, ora sembrava essere diventato una statua di ghiaccio, sia con me che con gli altri ragazzi. E la consapevolezza di essere la responsabile del suo comportamento mi provocava una sensazione soffocante alla bocca dello stomaco che non riuscivo a spiegarmi.
Mi morsi un labbro e sbattei velocemente le ciglia umide di lacrime. Non capivo perché le emozioni di Ewan condizionassero in modo così forte le mie. Quando lui soffriva, non potevo evitare di star male anch'io di riflesso. Mi ero sempre ripetuta che dipendeva dai miei poteri ancora incontrollati, ma ciò non spiegava perché con lui avessi un legame più potente che con chiunque altro. Non capivo e, forse, non volevo nemmeno farlo. Aveva ragione Amber: avevo paura di ciò che sentivo e di ciò che le mie emozioni implicavano. E non ero assolutamente pronta ad accettarlo.

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Dreamkeepers
Fantasia«Un mondo di bugie e sotterfugi, dove gli incubi diventano realtà e dove il sangue detta legge. Ecco dove vivo. E dove vivrai anche tu se non mi starai lontana.» Owldale è tutto, fuorché un paese movimentato. Non c'è nulla che riesca a turbare la tr...