Capitolo 35

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Martedì 7 febbraio

May

Seguimmo Kyle attraverso la sala, tentando di mantenere un contegno il più naturale possibile mentre schivavamo gruppi di invitanti intenti in inutili conversazioni.

Juliette riusciva a nascondere alla perfezione il suo pugnale, fingendo di tenere una mano poggiata sulla schiena del ragazzo in un gesto di affetto e rispondendo alle occhiate indiscrete con un sorriso falso stampato sulle labbra.

Io non ci sarei mai riuscita. Tutti quegli sguardi lanciatici dai presenti mi incutevano un certo timore e sicuramente non mi aiutavano nel mandare avanti la nostra messinscena. Ci osservavano con attenzione, come se sapessero i nostri piani, come se volessero smascherarci, come se...

«May, potresti smetterla di pensare? È difficile celare la mente di tutti e tre allo stesso tempo, se tu insisti nel lambiccarti il cervello mi rendi solo più duro il lavoro» mi rimproverò Juliette a mezza voce.

«Non pensavo che ce ne fosse bisogno» tentai di giustificarmi. «Ma vedrò di fare il possibile.»

«Sarà meglio. Controllare questo idiota è già un'impresa.»

«Allora lascia che questo idiota agisca da solo» si lamentò il diretto interessato. Kyle era palesemente seccato dalla situazione. Doveva ritenermi una vera sciocca se non aveva preso minimamente in considerazione l'idea che io potessi trovare un modo per ricattarlo. Beh, quella situazione se l'era meritata appieno, senza dubbio.

Juliette gli diede uno strattone di ammonimento, facendolo inciampare. «Si dà il caso che questo idiota sarebbe talmente idiota da farsi scoprire mentre richiama aiuto, quindi potrei anche liberarti, ma non ho affatto voglia di combattere contro quelle poche persone a cui importa della tua vita.»

«Tu non sai niente di me. Non più» ribattè lui con una smorfia. Il suo tono lasciava intendere qualcosa che io non potevo capire, ma che sicuramente non era oscuro alla ragazza. Tuttavia, lei finse di non farci caso. «Mi basta quello che sanno tutti. E ora cammina, il tuo passo da lumaca mi sta stancando.»

«Allora vai avanti tu!»

«Te lo sogni, Jones. Ne approfitteresti per scappare.»

Kyle rise con amarezza. «Sì, non lo nego. Soprattutto considerando che come ostacolo fra me e la libertà ci sarebbe solo la nostra piccola Veggente.»

Sussultai. Non credevo sapesse anche lui del mio potere. Certo, era venuto a conoscenza dei miei strani incubi, ma arrivare a capire la provenienza di essi non era stato semplice nemmeno per i Blackwood, che mi avevano tenuta sotto osservazione ogni giorno.

«Tranquilla» mi disse lui con un ghigno, leggendo i miei pensieri. «Mio padre ha deciso di non spifferare nulla al Consiglio, almeno finchè non ti avrà parlato di persona.»

«Lo sa che se spera di portarmi dalla vostra parte sta solo sprecando tempo?» gli sibilai, frustrata. Un'altra persona che cercava di ricattarmi...

Kyle fece spallucce. «Tentare non costa nulla. E comunque io eseguo semplicemente i suoi ordini.»

«Come uno schiavo fedele, giusto?» intervenne Juliette ridendo. «Lo sanno tutti che non ti considera veramente suo figlio.»

Il ragazzo si bloccò di colpo e lei gli andò a sbattere contro. Per poco non replicai lo stesso gesto, fermandomi giusto in tempo per evitare di buttarli entrambi a terra.

Kyle era rigido per la rabbia. «So anch'io che non mi sopporta, grazie tante. Ma questo non cambia le cose. Per me rimane un padre, comunque lui si comporti. Tu meglio di tutti dovresti capirmi, Blackwood.»

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