Lunedì 6 febbraio
Gettai con violenza il mio zaino a terra e mi sedetti, appoggiando la schiena all'umida corteccia di un vecchio albero. La mia ricerca non stava dando esattamente i frutti che avevo sperato. Anzi, non ne stava dando affatto, ed io ero sempre più prossima ad un esaurimento nervoso.
Certo, il mio piano d'azione non era dei migliori; entrare nel bosco senza una destinazione precisa e vagabondare fra cespugli di rovi e fango non mi aveva portato altro se non macchie e strappi. Ma cos'altro avrei potuto fare? Non avevo tempo, questa era la verità: non potevo restare ferma a pensare alla strategia migliore da usare, dovevo trovare Ewan il prima possibile e convincerlo a tornare a casa sua prima che Juliette decidesse di uccidermi con le sue stesse mani.
Tuttavia il mio progetto iniziale e la mia convinzione in me stessa stavano scemando col passare del tempo. Prima di tutto, perchè non ero per niente sicura che la mia visione fosse esatta; lo sentivo, sentivo di avere ragione, ma ciò non stava per forza a significare che fosse un dato di fatto, e molto probabilmente così non era.
Secondo, non sapevo nemmeno in quale zona del bosco cercare. Per non parlare, inoltre, della minaccia di Juliette. Unica nota positiva? Aveva smesso di piovere.
"Perché non riesco mai a mantenere fino in fondo i miei buoni propositi? Sarebbe stato così semplice tornare alla mia vecchia vita e cancellare tutto ciò che è successo nelle ultime settimane..." Già, sarebbe stato più facile, ma non giusto. Nulla era rimasto più lo stesso, da quando avevo conosciuto i Guaridani, i miei simili. In fondo al cuore, sapevo perfettamente perchè non avevo abbandonato la missione: solo io potevo interpretare le mie premonizioni. Solo io ne avevo le capacità. Ed Ewan voleva parlare con me, per qualche ragione, senza la presenza dei suoi amici. Non avevo molte alternative, e la mia coscienza mi impediva di considerare l'opzione di tornare sui miei passi.
Comunque, nonostante i miei poteri fossero lo strumento di base della mia ricerca, stavo girando in tondo da ore ormai, i capelli e i vestiti completamente zuppi dopo l'acquazzone. Il tessuto del cappotto era diventato simile ad una spugna bagnata e la sciarpa verde al mio collo era viscida come un serpente.
Mi rialzai, tanto sporca da non preoccuparmi nemmeno delle foglie bagnate che si erano incollate al bordo dei miei vestiti, e diedi fondo alle mie energie residue con un'ultima ricognizione. Come previsto, dopo l'ennesimo giro inconcludente, ritornai ancora nel punto da cui ero passata per ben quattro volte in precedenza. In quel momento mi bloccai, piantando i piedi nel fango appiccicoso del sottobosco. Ero davvero irritata, stanca di camminare senza una meta, cercando di raggiungere l'ultimo capo di un cerchio senza fine.
La rabbia mi montò nel petto, risucchiando tutta la stanchezza. «Ewan!» gridai. «Se mi senti, ti prego di farti vedere, perchè mi sto seriamente seccando di tutta questa faccenda! Sei tu che mi hai chiesto di venire a cercarti, il minimo che potresti fare è aiutarmi a trovarti!» Ripresi fiato, cercando di calmarmi. L'unica risposta che ricevetti fu il verde silenzio del bosco. Stavo perdendo il mio tempo parlando col nulla.
Mi appoggiai sconsolata al tronco muschioso del grosso albero ai cui piedi mi ero seduta, senza le forze per continuare. Quella ricerca era di fatto impossibile. Il bosco era enorme, non sarei mai riuscita a trovare Ewan in un solo giorno, senza contare che avrebbe potuto spostarsi nel frattempo.
"Eppure questo posto..." Mi morsi un labbro. Era identico alla mia visione. L'avevo raggiunto casualmente, lasciandomi guidare dal mio istinto, e quando vi ero giunta mi era sembrato di aver finalmente trovato il mio obiettivo. Ero eccitata all'idea di aver trovato qualcosa, per la prima volta, grazie ai miei poteri.
Ma avevo fatto soltanto un altro buco nell'acqua, come sempre.
Sollevai la fronte dal mio braccio, alzando gli occhi verso le fronde dell'abete. Fra i suoi aghi penetravano sottili raggi di luce giallo ocra, segno che il pomeriggio stava ormai per terminare. Strinsi le palpebre, mentre osservavo il gioco di ombre che veniva a crearsi in quello scuro groviglio, finchè un inquietante presentimento mi sorse nelle profondità del petto. D'un tratto, mi ero accorta di aver assunto la stessa posizione del sogno: braccio contro la corteccia ruvida, fronte appoggiata ad esso. Ero esattamente atteggiata in quel modo poco prima di raggiungere Venezia. E di vedere l'omicidio di Ewan.

STAI LEGGENDO
Dreamkeepers
Fantasy«Un mondo di bugie e sotterfugi, dove gli incubi diventano realtà e dove il sangue detta legge. Ecco dove vivo. E dove vivrai anche tu se non mi starai lontana.» Owldale è tutto, fuorché un paese movimentato. Non c'è nulla che riesca a turbare la tr...