Lunedì 20 febbraio
«Così fragile, eppure così difficile da spezzare. Mi stai complicando di parecchio il lavoro, sai?»
Quella voce. Non l'avevo dimenticata, anche se non la sentivo da quel giorno nel bosco, mentre ero intenta a cercare Ewan. Tuttavia, non mi era mai capitato di sognarla. Non avevo mai sognato nulla che non si rivelasse poi una visione. Eppure, quella voce non era corporea. Non era visibile, né mi era chiaro da dove provenisse. Intorno a me si aggiravano soltanto le tenebre, da cui non si poteva distinguere alcuna forma.
«È inutile preoccuparsi per qualcosa che non puoi spiegare. Piuttosto, ascolta le mie parole.»
«Non vedo come potrebbe essermi utile questo» replicai, rivolta al nulla. Stavo parlando da sola. Forse ero impazzita.
«No, non sei pazza. Sono reale.»
«E dovrei fidarmi di ciò che dice una voce?» Non riuscire a riconoscerne il timbro era snervante, soprattutto considerando che non mi era nemmeno possibile capire se fosse femminile o maschile. Era vaga e inafferrabile come una spira di fumo.
«Al momento non hai molte altre possibilità, non trovi?»
Non risposi. Se l'avessi fatto, avrei dovuto darle ragione, e io non ne avevo la più pallida intenzione.
La voce continuò tuttavia il suo discorso, ignorando il mio silenzio. «Ti darò un avvertimento, e confido nella tua intelligenza affinché tu mi prenda in parola. Stiamo venendo a prendervi. Non sarete al sicuro in nessun luogo. Vi troveremo ovunque vi nasconderete, ancora prima che possiate rendervene conto.»
Deglutii, stringendo i denti per non tremare. Non ero sicura che potesse vedermi, o che avesse degli occhi, ma non volevo mostrarmi spaventata a quell'estraneo. Anche se lo ero, e molto. «Questo sembra più una minaccia che un avvertimento.»
«Avvertimento, minaccia, vedila come preferisci. Le mie parole sono vere, è questo l'importante. Dunque, perché non vi arrendete? Sarebbe più semplice per entrambi.»
«Non smetteremo mai di lottare per ciò in cui crediamo. E voi, chiunque siate, sarete quelli che si dovranno arrendere, alla fine.»
Ci fu un attimo di silenzio, in cui temetti per la mia vita. In qualche modo, sentivo di essere fisicamente in pericolo. Infine, però, la voce tornò a rimbombare fra le pareti di nero nulla. Pronunciò poche parole, in tono basso e lugubre, ma bastarono a far sprofondare il mio cuore in un abisso di vetri infranti: «Ti farò pentire della tua scelta.»
Mi risvegliai di colpo, con un insistente dolore alla schiena e una sensazione di freddo contro la guancia. Mugugnai, mentre mi mettevo a sedere sulla dura superficie del pavimento. Dovevo essere caduta durante il sonno. Non ero abituata a dormire in un letto singolo da quando, a cinque anni, mi ero svegliata a testa in giù, con le gambe ancora imbozzolate nelle coperte. Non era stato divertente.
«Nemmeno questo è stato divertente...» borbottai, alzandomi faticosamente e spazzando via la polvere dai pantaloni. Ero ancora vestita come il giorno prima, con i capelli umidi di pioggia incollati al collo. Mi passai le mani sul viso stanco e, seppur controvoglia, andai alla ricerca del mio zaino per indossare qualcosa di asciutto. Lo trovai incastrato sotto la bassa struttura del letto e nel tentativo di tirarlo fuori per poco non feci cadere la lampada vintage dal comodino.
Sbuffai, rimettendomi a sedere a terra, lo zaino stretto al petto. Quel viaggio mi stava stancando più del previsto e di certo non avevo considerato la possibilità di avere due visioni lo stesso giorno. Sempre che l'ultimo sogno potesse definirsi tale.
Fortunatamente Amber, a dispetto di ciò che mi ero immaginata, aveva infilato nel mio bagaglio dei vestiti abbastanza comodi. Indossai velocemente un maglione verde bottiglia al posto della mia felpa bagnata e legai i capelli con l'elastico che portavo sempre al polso.

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Dreamkeepers
Fantasy«Un mondo di bugie e sotterfugi, dove gli incubi diventano realtà e dove il sangue detta legge. Ecco dove vivo. E dove vivrai anche tu se non mi starai lontana.» Owldale è tutto, fuorché un paese movimentato. Non c'è nulla che riesca a turbare la tr...