Domenica 12 febbraio
Fu come un raggio di sole. Un raggio intenso, che si fa strada nella roccia, faticosamente, all'improvviso. Si era infiltrato nell'ombra, fino a raggiungere un paio di occhi addormentati, un corpo rinchiuso in quella caverna da troppo tempo, ormai. E quegli occhi si erano aperti di scatto. Erano stati risvegliati dalla strana presenza, intimoriti, dopo anni di buio.
Se esiste un modo per descrivere come le parole di Phil agirono su di me in quel momento, sarebbe proprio questo: un raggio di luce che spezza il buio. La forza della consapevolezza che irrompe nel torpore del dubbio. L'impatto con la crudeltà della notizia mi lasciò per un attimo senza fiato. Saremmo stati in guerra. Dal giorno seguente.
Un fulmine, poco lontano, illuminò di colpo la stanza, seguito dal rombo di un tuono. Quel suono cupo, simile allo sgretolarsi di una montagna, rispecchiava appieno il battito impazzito del mio cuore.
Percepii una presenza accanto a me. Presa per un attimo dal panico mi ritrovai a trattenere il respiro, immobile, finché la persona che mi si era avvicinata non cominciò a parlare.
«Le cattive notizie giungono sempre col cattivo tempo, in questa città» fece Ewan, ironico. Mi stava trattenendo per un braccio, ma con un tocco più lieve del solito. Non avrebbe dovuto alzarsi nelle sue condizioni, ma forse aveva percepito il mio irrigidimento e aveva pensato che potessi fuggire. Era possibile. L'unica cosa che non mi spiegavo era il sorrisetto sarcastico che gli si era stampato in volto.
Sicuramente, Juliette non sembrava altrettanto divertita. La sua espressione era più simile ad una specie di sbalordimento seccato. «Ti sembra il momento adatto per fare battute?»
«È sempre il momento giusto per una battuta, specialmente se mia» replicò lui, guadagnandosi occhiate di fuoco da metà dei presenti. «Tuttavia» aggiunse in tono più serio «hai ragione. Siamo in guerra. Ma non vedo come stare qui a preoccuparci delle conseguenze possa aiutarci a vincerla.»
«Siamo in pochi, abbiamo armi di scarsa qualità e molta meno esperienza. Mi sembra il minimo avere qualche timore!»
«Ragazzi, non è il caso...» intervenne Kenneth, posando le mani sulle spalle dei due amici. «Dobbiamo restare uniti. La situazione è già abbastanza complicata senza che voi vi mettiate a litigare.»
«Oh, Kenny, lo sai che so contenermi quando serve. Non ho bisogno che tu mi faccia la predica» si lamentò l'altro ragazzo.
Kenneth si accigliò. «Devo ricordarti tutte le volte in cui ho dovuto tirarti fuori dai casini?»
Ewan aprì la bocca per ribattere, ma si interruppe di colpo, scuro in volto. «So cosa state cercando di dirmi» sibilò.
Kenneth sbiancò, forse accorgendosi di aver detto una parola di troppo. «Non intendevo...»
«No. So che lo pensate tutti, e lo penso anch'io. Mi rendo conto che la colpa della situazione, almeno in gran parte, è mia. Sono stato impulsivo, sciocco, irresponsabile, e me ne pento amaramente. Ma piangermi addosso non è nel mio stile, ok? Non starò qui a tremare come un bambino, mentre potrei invece allenarmi o fare qualsiasi altra cosa che possa cambiare le carte in tavola!»
«Lo so, Ewan. Non avrei mai pensato altrimenti. Volevo solo farti capire che non devi fare nulla da solo. Te l'ho già detto. Non fingere di essere l'unico coinvolto nella questione. Tutti noi siamo in guerra, e lotteremo tutti insieme per la nostra vittoria. Perché uniti siamo più forti che da soli, qualsiasi cosa ciò possa significare. Forse non saremo imbattibili, forse perderemo alla prima battaglia, ma se resteremo insieme riusciremo a superare anche questa guerra. Mi stai ascoltando?»

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Dreamkeepers
Fantasy«Un mondo di bugie e sotterfugi, dove gli incubi diventano realtà e dove il sangue detta legge. Ecco dove vivo. E dove vivrai anche tu se non mi starai lontana.» Owldale è tutto, fuorché un paese movimentato. Non c'è nulla che riesca a turbare la tr...