Capitolo 23

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Domenica 5 febbraio

Sognai, e il sogno fu più reale della stessa realtà.

Lo scenario era molto simile a quello dell'ultima visione: ero libera di muovermi senza costrizioni e non ero avvolta dalle fiamme, sebbene continuassi a sentire il calore del fuoco sulle guance, come dopo una lunga corsa. Avevo il fiatone, i polmoni bruciavano e il cuore batteva a mille. La pelle era coperta da un sottile strato di sudore, su cui il vento si soffermava provocandomi piccoli brividi.

Era notte fonda ed io ero in piedi, nel bel mezzo di un bosco. Da sola. Il buio non mi permetteva di riconoscere la zona, ma avrei scommesso che si trattasse di quello che circondava il paese.

Provai a procedere. Forse, spostandomi da quel luogo, ne avrei raggiunto uno più familiare e sarei riuscita ad orientarmi. Tutto quello che volevo era tornare a casa.

Purtroppo, però, gli abeti formavano sopra la mia testa un groviglio di rami e aghi che impediva alla luce lunare di filtrare appieno. Per riuscire ad avanzare dovevo fissarmi i piedi, cercando di evitare le radici nodose che minacciavano di farmi cadere. Tuttavia, nonostante la mia attenzione, ci riuscivano perfettamente. Non so quante volte inciampai e caddi a terra, sbucciandomi i palmi nudi delle mani, prima di trovare un punto più agevole, dove mi soffermai a riflettere.

Mi pulii le mani sporche di fango e sangue sui pantaloni del pigiama, che ancora indossavo... "Ma certo, perchè questo è un maledettissimo sogno!" sbuffai fra me, irritata. Era stato bello dormire senza problemi, finchè era durato. In un certo senso, speravo che quella della mattina fosse stata una visione individuale, a cui non ne sarebbero più seguite per un bel po' di tempo, ma evidentemente non potevo gestirne la frequenza.

Però, se proprio dovevo averne una, dovevo per forza finire ancora una volta nel bosco? A dirla tutta, piuttosto che vagare nel nulla alla ricerca di chi sa cosa, avrei preferito continuare ad essere confinata su di un letto in fiamme. Era molto meno stressante, e nonostante la sensazione di soffocamento, almeno non rischiavo di farmi male sul serio. Le gocce di sangue che mi percorrevano le mani in rivoli scuri ne erano la prova, così come i miei pantaloni, completamenti coperti di terra bagnata. Strinsi le dita, cercando di bloccarne il flusso. Dovevo essere caduta su un sasso, a giudicare dalla profondità della ferita sulla mia mano sinistra. Sentivo fitte acute percorrermi i nervi del braccio, fin troppo vivide.

Mi riscossi, distogliendo lo sguardo dal denso liquido rosso di cui ormai era coperta la mia manica. Dovevo stare in guardia. Mi trovavo in una visione, il mio compito era quello di guardarmi intorno e cogliere tutti i dettagli possibili, tutto ciò che avrebbe potuto servirmi in futuro.

Dopo quello che era successo con Kyle e i Jones, dopo ciò che avevo visto nei ricordi di Ewan, avevo capito che il rischio che correvo fra i Guardiani era molto più grande di quanto mi fosse sembrato inizialmente. I Blackwood erano bravi a fingere il contrario, ma sapevo che mi nascondevano la realtà dei fatti, la realtà più cruda e pericolosa. Qualsiasi cosa avrebbe potuto darmi indizi sul loro mondo mi sarebbe stata utile, quindi dovevo stare attenta e...

In quel momento percepii un movimento in lontananza. Le foglie di un cespuglio frusciarono, simili ad un raschiare di artigli nel silenzio del bosco. Mi venne la pelle d'oca, ma mi convinsi a proseguire verso quella direzione. Confidavo nella convinzione che tutte le proiezioni del mio subconscio erano irreali e quindi innocue.

"Sempre che valga lo stesso per le visioni..." insinuò sibilante la mia voce interiore. Mi morsi un labbro, tremante. Niente era sicuro in quel posto, nemmeno le leggi universali potevano ritenersi tali. Non mi sarei stupita nel vedere un ruscello scorrere al contrario, tornando alla sorgente dalla sua foce.

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