Lunedì 6 febbraio
Dovetti aggrapparmi al vetro che avevo alle spalle per non cedere alla forza di gravità e alle mie gambe molli. May? Cosa ci faceva a casa mia? Dio, speravo di essere riuscito a convincerla una volta per tutte a lasciar perdere la faccenda, a prendere le distanze da me, ma a quanto pareva mi sbagliavo.
Chiusi gli occhi, prendendo un respiro profondo. Tanta fatica, tanta sofferenza per niente. A cosa era servito ferirla fino a farmi odiare se lei continuava a frequentare i miei simili?
"Considera il lato positivo. Almeno sei sicuro che starà lontana da te e non si alleerà con i nemici" mi dissi. Già, magra consolazione in confronto al mio piano originario. Avrei preferito che decidesse di tornare alla sua normale vita da Sognante, ai suoi vecchi amici, in un mondo e con persone che non la mettessero in costante pericolo, giorno dopo giorno.
Nessuno prima d'ora mi aveva mai dato così tanto filo da torcere, e la cosa mi stressava alquanto.La seguii con gli occhi, trattenendomi dall'aprir bocca. La ragazza entrò nel salotto con un'espressione preoccupata e arrabbiata al tempo stesso. Mi aveva visto, ma cercava di non volgere lo sguardo nella mia direzione. Ci si stava mettendo di impegno, nonostante facesse palesemente fatica ad ignorarmi quanto avrebbe voluto. Soprattutto quando mi avrebbe volentieri piantato un pugnale del cuore. Le feci il favore di abbassare per primo gli occhi.
«May, cosa è successo?» le stava chiedendo Kenneth nel frattempo. La sovrastava in altezza, ma più che minacciosa la sua presenza aveva un che di protettivo, come sempre. Se non fosse stato per lui nella sala ci sarebbero stati un silenzio di tomba e una tensione palpabile.
Lei strinse le labbra e si attorcigliò una ciocca di capelli intorno all'indice, come faceva continuamente quando era nervosa. «Sono stata al 'Whitemoon'...» cominciò. Mi gettò un'occhiata di ghiaccio, come per accusarmi. Non dubitavo fosse proprio per questo motivo, né la biasimavo. Quella rabbia era esattamente ciò che volevo ottenere.
Le diressi un sorriso storto e May tornò a concentrarsi suo mio migliore amico. «Ho incontrato Kyle e gli ho parlato. Anche se forse... forse avrei fatto meglio ad evitarlo.»
«Ti ha fatto qualcosa?» esclamò Kenneth, con gli occhi spalancati. Potevo percepire la tensione dei suoi muscoli, la leggera inclinazione del braccio sinistro verso la schiena, come per prendere una freccia dalla faretra che usava per gli allenamenti. Lo conoscevo da anni, potevo prevenire ogni suo movimento anche senza leggergli la mente. Ed ora sapevo che, nonostante fosse per lui quasi un'estranea, non avrebbe esitato a combattere contro i Jones per aiutare May, così come avrebbe fatto per chiunque di noi. Per qualche strano motivo, mi faceva male vedere come fosse semplice per lui legare con le altre persone, come riuscisse a fidarsi senza ripensamenti.
Premetti i denti sulle labbra, in modo da coprire i miei pensieri con la sensazione dolorosa che mi provocò quel contatto. In quei giorni era sempre più difficile limitare i ricordi e le emozioni nel solito cassetto isolato in fondo alla mia memoria
May intanto stava scuotendo la testa in un cenno di diniego. I capelli ricci le coprirono il volto per qualche istante, finchè non li riportò all'indietro con un gesto nervoso. Era molto irritata, era evidente che qualcosa la turbava. Qualcosa che le aveva detto Kyle, senza dubbio.
«Non a me. Non ha fatto nulla a me» rispose alla domanda di Kenneth. «Però... ho scoperto che i Jones hanno preso Claire, la mia migliore amica. La controllano, controllano la sua mente, come un burattinaio fa con una marionetta. Non so in che modo, o come ci siano riusciti, ma lei sembra quasi un robot e...» Tossì per schiarirsi la voce, incrinata dall'emozione. «E le faranno del male se non farò quello che mi hanno detto.»
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Dreamkeepers
Fantasy«Un mondo di bugie e sotterfugi, dove gli incubi diventano realtà e dove il sangue detta legge. Ecco dove vivo. E dove vivrai anche tu se non mi starai lontana.» Owldale è tutto, fuorché un paese movimentato. Non c'è nulla che riesca a turbare la tr...