Domenica 12 febbraio
Il sangue sulla maglia nera di Ewan si stava espandendo sempre di più. Ormai riuscivo a vedere soltanto quello: sangue sul suo corpo, sangue sulle mie mani, sangue sulla punta metallica della freccia. Tutto il resto, i rumori del bosco, le parole di Miles, raggiungevano le mie orecchie in modo attutito, fievole e appena accennato, come il suono di una piuma che tocca un panno di raso. No, non era esattamente così. Era una piuma insanguinata, sopra uno straccio intriso di sangue.
Sangue. Sangue, morte, omicidio. Ewan...
«May, dobbiamo scappare! Ci stanno raggiungendo!»
Oh, mi sembrava quasi di udire delle parole. Così concitate, spaventate. Per quale motivo? Ormai non c'era più nulla da fare. Ormai era tutto finito.
«May, dannazione. È vivo, te ne rendi conto? È vivo, ma non lo sarà ancora per molto, non lo sarà nessuno di noi, se non ci diamo una mossa.»
Ora la voce era più rumorosa. Cominciai a comprendere il significato di alcune frasi, mentre mi risvegliavo dal mio breve stato di trance. "È vivo. Non lo sarà nessuno di noi."
Spalancai gli occhi e ritrassi le dita dal tessuto fradicio che stavo stringendo. A contrasto con la pelle pallida dei miei polsi, le mani sembravano coperte da guanti di vernice rossa. Cercai di pulirmi in qualche modo nel cappotto, mentre gettavo occhiate inquiete intorno a noi.
Miles era in piedi davanti a me, ancora accucciata a terra, e stringeva con forza due lunghi pugnali dalla lama ondulata. Dietro di me si estendeva solo il limitare del bosco, già oscurato dalle prime ombre della sera. Eravamo riusciti a fuggire, ma a quale prezzo? Ewan era rimasto ferito e non avevo idea di quanto potesse essere profondo il taglio che gli si era aperto sul costato. E, se non si fosse spostato in tempo, io sarei probabilmente morta. Alistair si era dimostrato all'altezza delle mie aspettative, in fatto di crudeltà e furbizia.
«Cosa succede?» trovai infine la forza di mormorare.
Miles si girò solo per un secondo. «Dalla casa si stanno riversando tutte le guardie. Sul tetto ci sono due o tre arcieri, ben nascosti. La freccia è partita da lì. Credo ne abbiano poi lanciata un'altra verso il basso per avvertire gli altri, che sono accorsi in un secondo momento. Sono a metà strada, ora. Dobbiamo scappare, o moriremo combattendo. Non possiamo vincere.»
Nonostante il tono freddo e distaccato, capii dalla sua voce che non vedeva l'ora di muoversi, e io non stavo facendo altro che ostacolarlo. Se non fossi rimasta imbambolata come una stupida a questo punto saremmo stati già al sicuro, questo era certo.
Cercai di alzarmi, a dispetto delle gambe traballanti. «Okay, sono pronta. Prendi Ewan.»
Miles annuì, rimettendo i pugnali nei loro foderi. Cercò di sollevare il ragazzo con la massima delicatezza possibile, ma non potè evitare di fargli emettere un gemito di protesta, quando si rimise dritto. Ciò non sembrò preoccuparlo particolarmente, ma non potevo biasimarlo. C'erano problemi più importanti a cui pensare.
Una freccia andò a piantarsi a pochi metri da me. Sobbalzai per la sorpresa ed inciampai sulle gambe ancora deboli. Riuscii ad aggrapparmi alla corteccia di un albero appena in tempo.
Miles mi raggiunse e mi tirò nel folto del bosco. «Sei sicura di riuscire a camminare da sola?»
«Non ci sono molte altre alternative, non trovi?»
«Potrei nascondere Ewan da qualche parte e poi...»
Persi un battito a quella proposta. «No! È ferito, non vedi? Ha bisogno di cure immediate. Inoltre, è un bersaglio troppo facile per loro, al momento. Andiamo, posso farcela. Casa Blackwood non è molto distante.»

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Dreamkeepers
Fantasy«Un mondo di bugie e sotterfugi, dove gli incubi diventano realtà e dove il sangue detta legge. Ecco dove vivo. E dove vivrai anche tu se non mi starai lontana.» Owldale è tutto, fuorché un paese movimentato. Non c'è nulla che riesca a turbare la tr...