Osserva l'orologio sul cruscotto della macchina aziendale, le 14:00, il suo sguardo si sposta sulla strada verso la casa di Bellamy. Non ha potuto resistere, ha tentato di fidarsi delle parole di Octavia, ha pensato di mantenere le apparenza ma non le interessa, deve vederlo, vuole che lui la veda che capisca che lei c'è, se avesse bisogno di qualcosa, come lui è stato presente per lei.
Non sa se la sorella è ancora a casa oppure è andata via, c'è solo la jeep di Bellamy sul vialetto di casa. Sta per scendere dalla macchina quando viene assalita da altri dubbi: e se lui stesse dormendo, e se non fosse in casa, e se ci fosse qualcun altro o altra con lui a tenergli compagnia. Stringe con forza le chiave a quel pensiero, scrolla la testa insoddisfatta non è mai stata così, di certo non comincerà ora.
Scende dalla macchina e con passo veloce attraversa la strada, non vuole avere il tempo di ripensare a ciò che sta facendo. Si avvicina al campanello e suona, rimane in attesa solo pochi istanti poi la porta si apre, nessuno dietro. Una voce che proviene dall'interno.
"Cazzo Raven, riesci mai ad essere in orario, sai quanto ci si mette ad arrivare in aeroporto?..." è la voce di Octavia quella che sente dall'interno. Clarke fa qualche passo dentro alla casa in cerca della ragazza.
È vicino al tavolo della cucina, sta frugando nella borsa alla ricerca di qualcosa. "Lì ci sono le pastiglie di antidolorifici nel caso in cui Bellamy ne abbia bisogno, alle 20:00 deve prendere gli antibiotici. A già, c'è anche una pomata, ma come cavolo si fa a farsi mordere..." solo in quell'istante alza lo sguardo e si rende conto della presenza di Clarke.
"Cosa ci fai tu qua, dov'è Raven?" le chiede corrugando lo sguardo.
Clarke scuote la testa "Non so niente di Raven, ero passata solo per sapere come stava Bellamy e se serviva qualcosa..."
Lo sguardo della sorella si fissa su di lei, la scruta attentamente, i suoi occhi corrono all'orologio poi di nuovo a lei.
"Se devi andare da qualche parte posso rimanere io fino a quando non arriva Raven" propone Clarke a quel punto.
Di nuovo Octavia fissa l'orologio, poi lei, alla fine scrolla le spalle. "Ok, non servirebbe perché Bell sta dormendo ma devo andare a recuperare i genitori di Lincoln all' aeroporto, doveva esserci Raven.." termina ancora mormorando come se non fosse certa di voler lasciare Clarke con Bellamy.
"Tranquilla. Ho visto che lì ci sono le medicine, informerò di tutto Raven appena arriva." Risponde la giovane e a quel punto Octavia si arrende. Annuisce prendendo la borsa e le chiave che ha estratto. "Grazie, avverti Raven e Bell che tornerò più tardi appena scarico i genitori di Lincoln da noi"
Poi esce dopo un saluto e un ringraziamento veloce.
Rimasta sola Clarke si guarda attorno a disagio e confusa. È la prima volta che riesce a vedere realmente la casa di Bellamy, la volta precedente non era nello stato adeguato.
Non le sembra estranea, anzi ha un che di confortevole. Alla sua destra una cucina a parete e un tavolo, alla sua sinistra un divano, una paio di poltrone e sulla parete un enorme televisore a schermo piatto. Sorride vedendolo, non aveva dubbi che Bellamy ne avesse uno così grande.
Chissà se invita gli amici a vedere le partite e com'è quando è con loro. Si ritrova a pensare mentre fa qualche passo nella stanza. Sulle pareti foto di famiglia.
Si sofferma su una foto fatta da qualche parte in una zona arida, probabilmente quando era in missione all'estero. È assieme ad altri commilitoni, una decina sembra, alcuni in maniche corte color sabbia e pantaloni mimetici, altri hanno ancora le giacche, fra le mani birre. Un sorriso sfrontato sulle labbra. Sembrano così giovani e spensierati.
Clarke non si è mai chiesta perché Bellamy abbia abbandonato l'esercito e, ora, osservando quella foto la scelta sembra ancora più enigmatica. Indugia su una foto della famiglia Blake, i genitori sono entrambi in alta uniforme e i due figli impettiti indossano completi da cerimonia, per un'istante si chiede cosa stessero festeggiando, si avvicina con l'intenzione di cogliere le somiglianze di Bellamy e i genitori quando viene interrotta dal campanello.
Si avvicina alla porta consapevole di chi sia.
Quando apre la porta Raven si infila dentro senza nemmeno guardarla, Clarke non può fare a meno di sorridere di quel gesto.
Deve essere ormai un'abitudine fra loro, pensa mentre Raven appoggiando la borsa sulla tavola esclama "Si ok, sono in ritardo ma guarda cosa ho portato per il viaggio" le dice porgendole il caffè e in quel momento si accorge che non è Octavia.
"Ciao" risponde dopo alcuni istanti, nella mente di Clarke si è già formata la domanda che lei farà e l'anticipa "Ero passata di qua e Octavia doveva correre a prende i genitori di Lincoln, ora che sei qua posso andare, ti dico solo le medicine che deve prendere" termina anche se l'idea di non aver visto Bellamy un po' le dispiace ma non sa che altra scusa tirar fuori per rimanere e aspettare che si svegli.
Si avvicina al tavolo per mostrarle i medicinali quando vede la giovane riprende in mano la borsa del computer che aveva appoggiato sul tavolo. "Se ci sei tu io posso anche andare, la wi fi di Blake fa schifo e io devo lavorare"
Clarke rimane un istante in silenzio, si scrutano, la scruta nel tentativo di capirla, le sta offrendo di rimanere perché ha capito o perché realmente per lei stare lì è un peso.
"Avverti Octavia che sono passata, se ha bisogno di qualcosa sa dove trovarmi e dì a Bellamy di fare meno l'eroe la prossima volta" termine mettendosi in spalla la borsa e avvicinandosi alla porta "Se vuoi bevi pure il caffè di Octavia!" conclude facendole l'occhiolino prima di andarsene chiudendo la porta alle spalle.
Clarke osserva perplessa la porta, confusa ma felice di poter essere ancora lì, il suo sguardo corre al corridoio. Lentamente fa un passo in quella direzione.
Supera le foto, alla sua destra si apre la porta del bagno, alla sua sinistra una porta aperta su quello che sembra uno studio, il suo sguardo vaga solo per un istante nella stanza e va oltre verso la porta socchiusa alla fine del corridoio.
La apre quando basta per sbirciare dentro.
Le tapparelle della grande finestra di fronte a lei sono abbassate per trattenere all'esterno gran parte della luce del sole che ancora filtra. Sotto di essa il letto matrimoniale dove ha riposato la notte in cui è stato aggredita.
Vede la sagoma distesa di Bellamy, è supino, un leggero lenzuolo a coprigli il corpo, un braccio nasconde il suo viso. Cerca di scrutarlo da quella distanza alla ricerca dei segni dell'aggressione. Nota solo la mano fasciata e qualche segno sull'avambraccio. Vorrebbe avvicinarsi per controllarlo meglio, gli sembra così immobile, nota appena il suo lento respirare rilassato. Fa un passo nella direzione del letto, l'istintivo desiderio di accarezzargli il volto, tenergli la mano ma scrolla il capo, non vuole svegliarlo. Con attenzione torna verso il corridoio socchiudendosi la porta alle spalle.
Aspetterà che lui si svegli o, se Octavia ritornerà prima, se ne andrà contenta di averlo almeno visto sano e salvo.
Arrivata di nuovo in cucina, si siede su una delle sedie della tavola, quella da cui può tenere d'occhio con più facilità la porta di Bellamy, tira fuori il cellulare dalla borsa, prende poi il bicchierone di caffè. Visto che è lì ed è più serena può andare avanti con il lavoro. Pensa mentre si immerge fra le mail e le note che si porta sempre dietro.
STAI LEGGENDO
All in - scommessa vincente (COMPLETA - In Revisione)
FanfictionClarke Griffin ha il peso dell'azienda di famiglia sulle proprie spalle, una responsabilità che ha sempre voluto ma non così presto e non nel modo in cui è avvenuto. Pensava di avere il controllo sulla propria vita e conoscerla ma ogni cosa le sta...