Capitolo 17 (parte 1)

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18 anni prima

Cerco di pulirmi le lacrime ma è difficile, sembra che non vogliano finire di sgorgare.

Li odio! È colpa loro, dovevano seguire le mie indicazioni.

Tiro su con il naso e continuo a stropicciare il vestitino che indosso. Ero così contenta della giornata, mi sono sempre divertita un sacco durante questi pic-nic organizzati con le famiglie dei dipendenti, ci sono un sacco di bambini.

Che odio però! Non dovevano comportarsi così o forse ho sbagliato io, loro erano tutti contro di me, forse veramente ho fatto qualcosa di sbagliato. Ma cosa?

Sento dietro di me le urla e le risate, tutti si stanno divertendo, a parte me. Non so da quanto sono scappata e mi sono nascosta dietro questo albero, non voglio tornare, ma non posso rimanere ancora.

Mi pulisco di nuovo le lacrime, devo tornare prima che qualcuno mi venga a cercare e non voglio farmi vedere piangere. Non posso.

Penso a papà che mi direbbe che sto facendo i capricci e basta. Al solo pensiero che me lo dica altre lacrime mi spuntano. Non sono io, sono loro.

Prendo un respiro profondo, cerco di controllarmi, devo ma prima che io lo faccia sento dei passi venire verso la mia direzione. Mi faccio più piccola sperando che non mi vedano.

"Finalmente ti ho trovata principessa"

A quelle parole incasso la testa fra le spalle, e mi copro il viso con le braccia. Non voglio che papà mi veda così.

Lo sento sedersi accanto a me. Non alzo gli occhi ma i singhiozzi che non riesco a trattenere gli avranno fatto capire tutto.

Sento il suo braccio attorno alle mie spalle mentre mi tira contro di sé. Mi aggrappo a lui e ricomincio a piangere.

Non so per quanto rimaniamo così, di certo io ho prosciugato tutte le mie lacrime. Non ho ancora alzato il viso verso di lui, ho lasciato solo che il mio pianto inzuppasse la sua polo.

Sento che papà mi passa un fazzoletto facendosi strada fra le mie braccia. Mi tiro su e soffio il naso mentre lentamente riesco a ricompormi.

"Vuoi rimanere un altro po' qui?" io annuisco, stretta al calore delle sue braccia.

Mi aspetto che mi chieda qualcosa, che mi dica che non mi devo comportare così, che non si scappa durante le feste che organizza la mamma, invece lui non fa niente di tutto ciò.

"Ogni tanto penso di non essere un buon padre sai!" a quelle parole mi volto di scatto verso di lui per negare. Non è lui il problema sono io!

Ma lui mi blocca.

"Tuo nonno mi diceva sempre che avevo troppo cuore e poca testa." Lo sento ridere a bassa voce a quelle parole. "E devo dire che aveva ragione. C'è voluto tanto tempo per imparare ad usare la testa" Non capisco cosa mi voglia dire e alzo gli occhi verso di lui.

"Ho visto quello che è successo con gli altri bambini" abbasso lo sguardo imbarazzata.

"Clarke guardami" mi dice sollevandomi il viso verso di lui.

"Non hai fatto nulla di male, è colpa mia." Sgrano gli occhi a quelle parole "Tu sei speciale Clarke, hai un cuore grande bimba mia, ma ho sempre avuto paura che questo ti avrebbe fatto soffrire troppo e ti ho insegnato ad usare la testa" mi dice toccandomi la tempia. "pensando che fosse la cosa giusta. Ma forse non ti ho insegnato ad osservare il mondo attraverso gli occhi del tuo cuore."

Scuoto la testa poco convinta. È un discorso che mi pare astruso.

"Quei bambini non ti hanno detto quelle parole perché le pensavano davvero ma perché erano spaventati dalla sicurezza, dalla logica con cui hai presentato il tuo piano per conquistare la bandiera. Hai usato il tuo cervello senza dar spazio loro di parlare. Ed io ho sbagliato perché non ti ho insegnato a farti capire da loro senza importi"

Mi guarda "Mi scuserai per questo vero? Cercherò di essere un padre migliore"

Lo osservo un istante e di slancio lo abbraccio. Non so perché ma ho capito le sue parole, ma, soprattutto lui ha capito me. 

All in - scommessa vincente (COMPLETA - In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora