6 anni prima
"Che c'è?" chiedo alzando gli occhi dalle carte e puntandoli su mio padre dall'altra parte della scrivania.
"Nulla" risponde scrollando leggermente le spalle prima di abbassare il viso sulle sue.
Non riesco però a credergli.
Stiamo lavorando al primo progetto che mi ha permesso di seguire dall'inizio. Sono ancora all'università, ma voglio essere all'altezza delle aspettative.
"Mi sembra che le cose stiano procedendo bene.." chiedo, tentando di capire se c'è qualcosa che lo preoccupa.
Il sorriso e il cenno d'assenso che mi rivolge dissipa parte dei miei timori.
"Non ti avrei chiesto di lavorare con me se non avessi saputo che eri pronta" risponde.
Come al solito ha letto le mie insicurezze.
"Allora che c'è?" riprovo di nuovo.
"Stavo ripensando al tempo che passa" mi dice con un mezzo sorriso malinconico. "Mi ricordo le prime volte che tua madre ti accompagnava qui in ufficio e tu volevi darmi una mano, eri alta un soldo di cacio" continua con un sorriso più ampio, negli occhi il ricordo di quei momenti "Ti inerpicavi sulle mie ginocchia e cominciavi a guardare ogni carta. Con il tempo avevi persino cominciato a disegnarci sopra se non stavo attento."
Abbasso gli occhi imbarazzata, colpevole dei danni che avrei potuto combinare e la pazienza che lui aveva sempre dimostrato.
"Mi lasciavi scrivere sugli stessi fogli che usavi" ricordo.
Lui annuisce "Dopo i primi danni su carte ufficiali, ho imparato a fare delle fotocopie quando sapevo che saresti venuta; Le lasciavo nel cassetto e le tiravo fuori quando arrivavi e potevamo lavorare insieme."
In quell'istante capisco quanto gli voglio bene.
È sempre stato la fonte d'ispirazione, eppure, ora, mentre lo osservo, mi rendo conto che non c'è solo malinconia nel suo sguardo, ma anche tormento.
"Non stavi pensando solo a quello vero?" chiedo mettendo da parte le infografiche che sto analizzando.
Si appoggia allo schienale della poltrona, la fronte corrucciata e i suoi occhi chiari che mi sondano.
"Ogni tanto mi chiedo se non ti ho spinto troppo verso questa azienda senza lasciarti il tempo di provare altro" mormora.
Sono pronta a replicare che è ciò che io stessa ho sempre voluto, ma lui mi interrompe "Lo so che ami questa azienda, lo vedo nei tuoi occhi, era la stessa passione che c'era nei miei, ma conosco questo mondo e quanto possa essere crudele. Ti conosco Clarke.." mi dice fissandomi "so che darai anima e corpo per L'Arca, so che per te sarà ancora più difficile perché sei una donna..."
"Papà.."
"No Clarke, lo so che non vuoi sentire questi discorsi, so che tu vali per 1000 uomini là fuori ma per te sarà ardua, e mi chiedo se riuscirai a gestire questa pressione senza perdere te stessa."
Lo guardo, una parte di me si sente ferita da quelle parole. Mi chiedo se stia mettendo in dubbio le mie capacità.
"Non farò errori e saprò renderti fiera di me" rispondo "Poi ci sarai sempre tu, accanto".
"Io sono già fiero di te Clarke, non dimenticarlo mai, però conosco questo mondo e so cosa può fare alle persone."
"Sai che non potrai proteggermi per sempre: Prima o poi dovrò fare i miei errori" replico sicura di me.
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All in - scommessa vincente (COMPLETA - In Revisione)
FanfictionClarke Griffin ha il peso dell'azienda di famiglia sulle proprie spalle, una responsabilità che ha sempre voluto ma non così presto e non nel modo in cui è avvenuto. Pensava di avere il controllo sulla propria vita e conoscerla ma ogni cosa le sta...