Capitolo 28 (parte 1)

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2 anni prima

"Signorina Griffin c'è una visita per lei, sua madre" mi avverte la segretaria. La mia risposta uno starnuto. "Falla entrare" biascico subito dopo. Maledetto raffreddore e di certo avrò anche la febbre. Rifletto mentre sento la testa ancora rimbombare per lo starnuto. La gola che gratta ogni volta che ingoio un po' di saliva.

–Ma non dovevano fare effetto quelle schifose pastiglie?- penso mentre mi ritrovo a recuperare un altro fazzoletto di carta prima dell'ennesimo starnuto.

"Ciao cara..." sento le parole di mia madre arrivare da un'enorme distanza, il mio cervello come ovatta.

Faccio solo un cenno, nascondo il fazzoletto e cerco di essere per lo meno presentabile.

"Non stai bene?" mi chiede facendosi già avanti e superando la distanza che la scrivania ha creato fra noi. La sua mano sollevata a controllare la febbre. Mi sposto di scatto, non sono più una bambina e di certo non voglio che lei cominci con una predica sul fatto che devo prendermi maggiore cura di me.

La mano che ha sollevato rimane sospesa fra noi dopo il modo con cui mi sono scostata. Leggo un lampo di dolore nei suoi occhi ma francamente non mi interessa.

"Avevi bisogno di qualcosa?" chiedo quindi con la voce che esce terribilmente nasale.

"Ero solo venuta a vedere come stavi" replica. "Hai preso qualcosa? perché non ti metti in malattia almeno oggi? quand'è stato l'ultimo giorno in cui ti sei presa un vero e proprio giorno di riposo?" le sue domande, la sua preoccupazione che come una mitraglia colpiscono le mie sinapsi già compromesse dall'influenza.

"Sto bene, ho già preso qualcosa, prenderò ferie quando vorrò prenderle. E con questo chiuso l'argomento" non ho voglia di discutere, di stare lì mentre mi dice che devo prendermi del tempo per me, che posso demandare ad altri, che papà non sarebbe contento di come mi sto sovraccaricando di lavoro ma non posso fare altrimenti e se lei non lo vuole capire sono problemi suoi e non miei.

Le mie risposte ottengono l'effetto voluto, ormai Abby ha imparato a non insistere, sa che troverebbe un muro.

"Stavo pensando che potremmo uscire assieme uno di questi giorni, hanno da poco inaugurato una mostra di arte moderna, potremmo andarci insieme" riprende mia madre.

La scruto attentamente, l'ultima volta che ci siamo viste mi ha fatto nuovamente notare che stavo lavorando troppo e che avrei potuto demandare qualche responsabilità , magari a Marcus.

"Si può fare", replico senza per questo voler prendere un vero impegno.

Mia madre sta per rispondere quando squilla il telefono. "Scusa dovrei rispondere" l'avverto subito "È una telefonata che sto aspettando e potrebbe volerci un po'" continuo mentre la mia mano corre già al telefono pronta per rispondere. Non aspetto che lei risponda, non mi interessa vedere quanto il mio comportamento l'abbia ferita, le faccio un cenno di saluto poi prendo la telefonata lasciando che mia madre mi saluti con un cenno prima di andarsene.

ORA

Un movimento della porta che nota con la coda dell'occhio attrae subito la sua attenzione. Si alza in piedi quando si rende conto che si tratta di Bellamy, sgrana gli occhi e corre subito da lui.

È sconvolta dal suo aspetto: un labbro è spaccato e un ematoma bluastro sulla tempia spicca sul viso pallido dell'uomo. Diverse escoriazioni gli segnano le braccia e una garza leggermente macchiata di sangue si nota sul suo fianco.

All in - scommessa vincente (COMPLETA - In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora