Capitolo 3

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Quando mettemmo piede del chiosco, la pista era gremita di gente vestita di ogni genere e con acconciature elaboratissime, le quali però rispettavano in pieno il tema della festa anni 70/80.

«Mi raccomando.» ammonii i miei amici, sulla soglia del chiosco. «Non fatevi riconoscere come al solito.»

«Stai tranquillo, Danny Zucco.» disse Oli, dandomi una pacca sulla spalla. «Non ci vedrai nemmeno!»

E così dicendo, si dileguarono tutti e tre con le loro giacche nere di pelle e i capelli tirati all'indietro in ciuffi super gellati.

Non ci avevamo messo molto a decidere chi impersonare quella sera; Grease era uno dei nostri film preferiti, quindi la conclusione fu subito ovvia.

Andammo a comprare delle giacche nere di pelle, delle canotte e pantaloni dello stesso colore con tanto di cintura e scarpe.
Calvin e Oli avevano scelto una canotta bianca mentre io e Luke eravamo "total black", e quando ci vestimmo e ci guardammo allo specchio non potemmo fare a meno di ridere.

La canotta dentro i pantaloni a vita altissima neri, chiusi stretti da una cintura, e un giubbotto di pelle: sembravamo quattro deficienti nel 2018 ma allo stesso tempo eravamo perfetti per la festa.

Chiunque quella sera ci avesse guardato, avrebbe capito immediatamente quale film stessimo rappresentando.

La parte più difficile, ma allo stesso tempo più divertente, fu sistemarci i capelli; avevamo fatto fuori praticamente un barattolo intero di gel, ma alla fine anche quelli erano venuti perfetti (tranne a Oli perché aveva i capelli troppo corti, ma tralasciamo questo dettaglio).

Attraversai la pista, approfittando del fatto che ancora ci fosse poca gente al piano bar perché erano tutti impegnati a congratularsi per i costumi, e ordinai un Jack Daniel's con ghiaccio mentre mi guardavo attorno toccandomi distrattamente il mento liscio; mi ero dovuto rasare la barba per entrare completamente nella parte.

Mi voltai in direzione della pista e appoggiai un gomito al bancone per sostenermi mentre guardavo le persone scatenarsi sopra la musica rigorosamente anni Ottanta. Sbuffai una risata per quanto fosse strano ma allo stesso tempo divertente questo tipo di festa a tema; davvero una trovata geniale.

E fu in quel momento, mentre scorrevo con gli occhi per tutta la sala che la vidi: era in un angolo, appoggiata alla parete, la luce del display del cellulare le illuminava il volto.

La vidi sbuffare e rimettere il cellulare nella borsetta per poi riappoggiarsi al muro quasi come per nascondersi.

Era dal lato opposto al mio, l'intera pista da ballo ci divideva e le persone che passavano e ballavano mi oscuravano la visuale a volte, ma mi bastò guardarla una volta per capire da che cosa, o meglio, da quale protagonista di film fosse vestita.

«Ecco a te.» la voce del barista mi distrasse.

«Grazie.» risposi, afferrando in fretta il bicchiere per poter attraversare la sala e raggiungerla.

I suoi capelli erano più ricci per poter assomigliare di più al suo personaggio, ma senza ombra di dubbio lei era molto meglio dell'originale.

Indossava un vestito al ginocchio, stretto sopra con uno scollo a barca, mentre dalla vita in giù partiva la gonna che era morbida e ampia; il colore era un bianco sporco anzi, meglio dire avorio.

Sembrava uscito direttamente dalla scena finale di quel film, come cavolo aveva fatto a trovarne uno così simile?

«Nessuno può mettere Baby in un angolo.» recitai, una volta davanti a lei.

Ariel si voltò velocemente verso di me e vidi le sue labbra estendersi sempre di più in un sorriso che alla fine scoprì anche i denti.

«Danny Zucco!» esclamò lei in risposta. «Wow, chi l'avrebbe mai detto!»

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora