Capitolo 11

2K 127 76
                                    

60 giorni prima

Il giorno dopo, la vibrazione imperterrita del mio cellulare mi aveva portato a svegliarmi e rispondere per sfinimento.

«Pronto?» feci ancora assonnato, rigirandomi nel letto.

Aprii un occhio giusto per avere la conferma che Ariel fosse già sveglia e probabilmente, dato che non sentivo nessuno rumore in casa, era anche già uscita.

«Louis, finalmente!» esclamò Oli dall'altra parte.

«Ti prego, non urlare.» biascicai, sbadigliando. «Ma che ore sono?»

«Le undici, tesoro, e ho bisogno che tu sia completamente sveglio perché devo dirti una cosa che sicuramente non ti farà piacere.» mi disse, facendomi alzare gli occhi al cielo.

«Hanno preso in ostaggio l'hotel?» buttai lì.

«Peggio.»

«Hanno preso in ostaggio Calvin?»

«Peggio.»

«I paparazzi vi hanno corrotti per avere informazioni?»

«Peggio!»

«Cosa, Oli, dimmelo!» sbottai a quel punto, irritato.

«Qualcuno ti ha fotografato mentre baciavi Ariel in spiaggia e ha venduto le foto.» sputò tutto d'un fiato. «Siete ovunque, su ogni giornale e su ogni social.»

Mi ci volle quasi un minuto buono per immagazzinare l'informazione.

«Si vede anche Ariel?» fu la prima cosa che volli sapere.

Non avevo idea di come avrebbe potuto prenderla, ma dato che da quello che mi aveva raccontato ieri era molto conosciuta per essere la figlia di uno degli uomini più facoltosi dell'Australia, sicuramente una foto con me in copertina non sarebbe stata una cosa di poco conto per lei e per la sua famiglia.

«Sì, ci sono anche delle foto in cui ridete o parlate.» spiegò. «Te le ho mandate, comunque.»

«Paparazzi, figli di puttana.» commentai tra i denti, ma Oli mi smontò subito.

«Le foto sono state scattate da un cellulare, non hanno una qualità degna di una macchina fotografica di paparazzi professionisti.» disse. «E poi sono state scattate da vicino, avresti visto se ci fosse stato qualche paparazzo con tanto di flash. Forse qualche fan?»

Corrucciai la fronte, confuso.

«E poi se ne sarebbe andata senza neanche chiedermi una foto?» osservai, scuotendo la testa. «No, al massimo le avrebbe messe su qualche social. Non le avrebbe mai vendute ai giornali.»

«A meno che non è qualcuno che l'ha fatto di proposito per darti un dispiacere.» osservò Oli, ragionando insieme a me.

«O per darlo ad Ariel...» collegai tutti i tasselli al punto giusto, ricordando perfettamente chi fosse spuntata al nostro fianco dopo pochi minuti, quel giorno.

Chiusi la chiamata e andai a vedere le foto che il mio amico mi aveva mandato; erano cinque, e mostravano il momento in cui ci baciavamo ma anche altri in cui ridevamo o parlavamo.

La porta di casa che si aprì e si chiuse annunciò l'arrivo di Ariel.

«Louis?» gridò infatti poco dopo, per sapere se fossi in casa.

«Sì, sono in camera!» urlai di rimando, uscendo dal letto.

Quando la vidi correre e affacciarsi nella stanza con un sorriso da un orecchio all'altro, mi diede la conferma che non sapesse nulla di queste foto che stavano girando.

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora