Giorno 91
Mi svegliai con un terribile cerchio alla testa.
Mi mossi nel letto, stringendo gli occhi per il dolore e mi girai sul fianco; quando li aprii piano, ci trovai Chase. Stava dormendo, sdraiato sulla pancia. La sua schiena nuda e scolpita era in bella mostra. La percorsi tutta con gli occhi fino alle fossette di Venere sul fondo di essa; da lì in poi cominciava il lenzuolo.
Una sensazione di puro panico cominciò a crescermi nel petto, ed immagini confuse della sera prima cominciarono a riemergere. Dio, ci avevo davvero fatto sesso?
Purtroppo, non ricordavo in che modo fosse finita la serata; ricordavo i baci, le sue mani sul mio corpo, i morsi, ma ad un certo punto subentrava il buio più totale. Tirai comunque un sospiro di sollievo quando, controllandomi, notai di essere vestita; che non fossero i miei vestiti, era un fatto di poco conto. Indossavo una maglietta bianca a maniche corte, decisamente troppo grande per me, e... oddio; i boxer di Chase.
Chiusi gli occhi e ci misi sopra il braccio; l'unica cosa in cui potevo sperare era che fossero puliti. Fui grata però di notare che al di sotto di essi avessi ancora le mie mutande, anche se non potevo dire lo stesso, purtroppo, per quanto riguarda il reggiseno.
Mi alzai lentamente dal letto, cercando di non fare rumore o movimenti bruschi per non svegliarlo; non perché fossi così gentile, ma perché non volevo affrontare quel momento imbarazzante che senza dubbio si sarebbe creato. Pensavo di andare in bagno a sistemarmi ed uscire di soppiatto.
Come una puttana? Elaborò il pensiero la mia mente.
No! Come qualcuno che vuole evitare una situazione imbarazzante. Mi chiusi in bagno e feci scorrere l'acqua del lavandino; mi sciacquai la faccia più volte con l'acqua fredda, poi chiusi la manopola e affondai la faccia nell'asciugamano affianco.
Sapeva di dopobarba. Sorrisi perché mi piaceva molto, quell'odore. Credo fosse in cima alla lista dei miei preferiti.
Quando tornai in camera, il mio tentativo di fuga da vigliacca quale ero mi fu negato: Chase era sveglio, seduto sul letto, e mi guardava.
«Ciao.» riuscii a sussurrare infine, accennando un sorriso per l'imbarazzo.
«Ciao.» mi disse lui, cercando di ricambiarmelo.
I secondi di puro silenzio che seguirono furono credo i più imbarazzanti della mia vita. Mi infilai le dita tra i capelli a grattarmi la cute solamente per fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di evitare i suoi occhi.
«Senti io...» dissi nello stesso momento in cui lui disse il mio nome.
«Prima tu.» mi sorrise quindi.
Annuii e mi leccai le labbra, prima di deglutire.
«Abbiamo fatto sesso?» trovai il coraggio di chiedergli, socchiudendo gli occhi in attesa della sua risposta.
«No, no.» mi rispose subito, scuotendo la testa, e sentii subito il petto più leggero. «Beh, stavamo...» proseguì dopo un po', schiarendosi la gola. «Le intenzioni c'erano, diciamo, ma poi hai cominciato a vomitare e... abbiamo passato la maggior parte della notte in bagno, ed io sono sceso alle quattro del mattino a buttare il sacchetto del cestino nel cassonetto sulla strada.»
«Scusami.» dissi, veramente desolata.
«Stai meglio, adesso?» mi chiese, scoprendosi per uscire dal letto.
Indossava dei pantaloncini grigi morbidi.
«Sì, a parte il mal di testa.» dissi con un sospiro.
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Haze||Louis Tomlinson
FanfictionMi chiamo Ariel Reed e ho ventidue anni. Vivo a Brisbane, in Australia, e sono stata in coma per nove mesi in seguito a un incidente. Mi sono ripresa abbastanza bene, il mio cervello non ha nessun difetto; riesco a fare tutte le cose che mi servono...