Oh no, ci risiamo: ero di nuovo in un letto di ospedale.
Riconobbi i suoni dei macchinari e l'odore di disinfettante e medicine tipico di essi prima ancora di aprire gli occhi. Non appena schiusi le palpebre scorsi la figura di Louis passeggiare avanti e indietro per la stanza, davanti al letto, con le braccia conserte e il volto basso: era visibilmente preoccupato.
«Hey...» riuscii a chiamarlo, con la voce rauca e la gola che raschiava.
«Hey!» esclamò subito lui, e lo vidi alzare gli occhi al cielo in segno di ringraziamento prima di avvicinarsi al mio letto. «Come stai? Hai sete?» mi chiese premuroso, allungandomi una bottiglietta d'acqua nuova che fui grata di avere a disposizione.
Annuii e la presi, aprendola per poi bere immediatamente, trovando conforto nella sensazione di fresco che sentii scendere veloce lungo la mia gola.
«Mi hanno detto che avrei dovuto chiamare qualcuno non appena ti saresti svegliata.» mi disse quando gli ripassai la bottiglia. «Ma prima voglio accertarmi che tu stia bene.»
«C-credo di sì, credo di stare bene.» dissi guardandomi.
La mia camicia da notte blu era sparita per lasciare il posto al solito camice bianco orrendo, che mi faceva sentire sempre malata. In ogni caso, dei dolori insopportabili che avevo sentito quella mattina non c'era traccia, al momento, quindi mi sembrava un attimo motivo per rispondere che stessi bene.
«Non ricordo moltissimo di quello che è successo, l'ultima immagine che ricordo è di me distesa sul pavimento del bagno.»
«Sì, hai perso conoscenza e un'ambulanza ti ha portata dritta in ospedale. Ti hanno visitata subito e hanno detto che ti saresti svegliata nel giro di minuti, e così è stato.» mi spiegò Louis con un sospiro. «Non so esattamente che cosa ti abbiano fatto, non me lo possono dire perché non sono un parente. Mi hanno fatto qualche domanda su di te solamente perché gli serviva sapere più informazioni possibili nel minor tempo possibile, e al momento ero la loro unica fonte disponibile. Comunque hanno la tua cartella clinica, è stata la prima cosa che ho preso nel momento in cui l'ambulanza è arrivata.»
Annuii e poi presi un lungo respiro.
«Grazie.» gli dissi infine, cercando di accennagli un sorriso. «Che ore sono?»
«Quasi le dieci.» mi rispose, continuando a controllarmi premurosamente con gli occhi.
«Mia madre...»
«Non l'ho ancora avvisata. Ho pensato di aspettare che ti svegliassi, così avesti potuto decidere tu se dirglielo o meno.» mi interruppe subito Louis, pronunciando quella frase tutto d'un fiato.
«Sì, grazie.» dissi, abbassando il viso.
«Smettila di ringraziarmi per qualsiasi cosa.» fece lui, ed io alzai gli occhi nei suoi. Louis interpretò quel gesto come incentivo ad avvicinarsi di più e prendermi la mano. «Mi sono spaventato a morte.» ammise con la voce tremante.
«Sto bene.» cercai subito di tranquillizzarlo, accennando un sorriso e stringendo la mano attorno alla sua. «Sono ancora qui. E sono fortunata ad averti.»
Quelle parole fecero emozionare visibilmente Louis, che non tentò nemmeno di nascondere i suoi occhi inumiditi mentre si sporgeva a lasciarmi un bacio sulla fronte.
«Sono io quello fortunato, tra i due.» mormorò poi con un fil di voce contro la mia pelle, allontanandosi un secondo dopo per rivolgermi un sorriso ancora emozionato. «Vado a chiamare qualcuno. La dottoressa verrà a parlarti per spiegarti tutto.»
«D'accordo.» sussurrai a mia volta, lasciando lentamente andare la presa attorno alla sua mano per lasciarlo uscire dalla stanza.
Non appena Louis si socchiuse la porta alle spalle, presi un lungo respiro e appoggiai la testa al cuscino dietro di me, serrando le palpebre. Avevo una paura incredibile che potessero dirmi qualcosa di brutto, che il mio svenimento fosse dovuto a qualche malfunzionamento del mio organismo e, di conseguenza, temevo quindi che mi avrebbero tenuto lì dentro per giorni, sconvolgendo i piani miei e di Louis in un attimo.
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Haze||Louis Tomlinson
FanfictionMi chiamo Ariel Reed e ho ventidue anni. Vivo a Brisbane, in Australia, e sono stata in coma per nove mesi in seguito a un incidente. Mi sono ripresa abbastanza bene, il mio cervello non ha nessun difetto; riesco a fare tutte le cose che mi servono...