Capitolo 30

1.7K 125 74
                                    

Giorno 12

Da quel giorno in poi, Louis mi portò fuori ogni pomeriggio.

Ce ne stavamo semplicemente lì, sdraiati su quel telo, vicino all'albero più grande del giardino; era diventato il nostro posto, ormai. A volte parlavamo e basta, molte volte Louis scriveva sulla sua agenda ed io leggevo un libro, altre facevamo dei cruciverba, oppure, come quel giorno, ascoltavamo musica.

Ci stendevamo sempre in quel modo; l'uno nel verso opposto dell'altra, così ci veniva più facile guardarci negli occhi senza che ci venisse il torcicollo.

"Perfect" di Ed Sheeran suonava nelle nostre orecchie in quel preciso istante; Louis canticchiava sottovoce, senza staccare gli occhi dai miei ed io gli sorridevo spontaneamente.

Quando puntò il gomito nel terreno e alzò la mano, con il palmo aperto verso di me, mi ritrovai automaticamente a fare lo stesso e appoggiare la mia mano sopra la sua. I nostri palmi si sfioravano a malapena, eppure potevo sentire il calore che emanava il suo. Dopo qualche secondo, Louis fece combaciare le nostre dita e mi scappò una risata.

«Cosa?» mi chiese, sorridendo anche lui.

Era la prima parola che ci dicevamo dopo un'infinità di tempo, in cui non avevamo fatto altro che guardarci solamente negli occhi.

«La tua mano.» dissi semplicemente. «È molto piccola.»

«Già.» convenne lui, ridacchiando.

Separò maggiormente le dita e le premette contro le mie, esaminando meglio le nostre mani unite.

«Sei tu che hai le dita lunghe!» disse dopo un po' in sua difesa.

«No!» risi. «Tu le hai piccole.»

Louis roteò gli occhi al cielo, ma poi non poté fare a meno di unirsi alla mia risata. La canzone finì, così lui ne approfittò per strapparmi la cuffietta dall'orecchio e appoggiare il tutto da parte.

«Hey!» protestai. «Volevo ascoltarne ancora!»

«No, adesso parliamo un po'.» mi disse.

Si girò a pancia sotto, tenendosi sollevato dai gomiti e allineò la faccia alla mia.

«Come va la fisioterapia?» mi chiese, concentrato.

«Pff.» sbuffai, roteando la testa assieme agli occhi. «Mi sembra che piuttosto che migliorare stia peggiorando. I muscoli continuando a farmi male, e Brandon si ostina a voler continuare lo stesso.»

«Brandon?» fece Louis, confuso.

«Sì, il fisioterapista.» risposi, guardandolo altrettanto confusa. «Ha ventisette anni.»

«Come?!» fece di nuovo, la sua fronte si corrugò maggiormente.

Le sue sopracciglia si curvarono verso il basso e i suoi occhi si assottigliarono di conseguenza in uno sguardo più severo.

«Ma che ti prende?» gli chiesi perplessa.

Louis chiuse gli occhi e scosse la testa, poi mi fece cenno di continuare.

«Nulla, lui dice che se ci fermiamo anche solo per un giorno è peggio.» gli spiegai. «Abbiamo cominciato anche a fare esercizi per le braccia, ma le gambe... mi fanno impazzire.»

«Che esercizi ti fa fare?» mi chiese, mantenendo comunque la fronte in tensione.

«In realtà non mi fa fare dei veri e propri esercizi per quanto riguarda le gambe.» dissi. «Con le braccia mi fa alzare dei piccoli pesi, ma alle gambe è sempre lui a fare tutto il lavoro, eppure mi fanno un male assurdo.»

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora