Giorno 202
Era tutta la giornata che Louis continuava a ripetere di non aver mai passato un trenta di dicembre sdraiato sotto il sole, con più di trenta gradi, sorseggiando un cocktail in costume. Io, ogni volta, gli rispondevo che l'anno prossimo gli avrei fatto passare il Natale in Australia e poi ne avremmo riparlato.
In quel preciso istante, eravamo entrambi sdraiati a pancia in giù su un lettino, nudi e con solo un asciugamano bianco risvoltato a coprirci il sedere; due ragazze dello staff ci stavano facendo dei massaggi rilassanti e Louis era voltato verso di me come io verso di lui, e le sue dita mi accarezzavano dolcemente il braccio.
«Hey!» feci ad un tratto, alzandomi leggermente sui gomiti per guardare la ragazza mora e giovane che stava massaggiando Louis. «Più su, quelle mani, per favore.» dissi, nel vedere che l'asciugamano di Louis era sceso più in basso, scoprendo parte del suo sedere scolpito.
Lui cominciò subito a ridere e mi strinse due volte delicatamente il braccio, invitandomi a distendermi di nuovo e rilassarmi.
«Potresti sempre farmeli tu, i massaggi.» mi provocò a quel punto, schiacciandomi l'occhio. «Te la cavi abbastanza bene con quelle mani...»
Diedi una rapida occhiata alla ragazza alle sue spalle, che sbiancò e arrossì in un secondo esatto e poi tornai su Louis, roteando gli occhi al cielo.
«Non saprei... in realtà credo di cavarmela meglio con la bocca.» stetti al gioco, e Louis trattene una risata divertita.
Il nostro solo scopo era di mettere in imbarazzo le ragazze alle nostre spalle e vedere quanto avrebbero resistito.
«Quando unisci le due cose è la fine...» proseguì Louis, con un tono di voce talmente basso che fece rabbrividire sia me che la ragazza dietro di lui, nonostante fossimo tutti quanti sotto il sole cocente di mezzogiorno.
A quel punto non potei fare a meno di ridere e quando vidi la morettina deglutire a stento, mimai un "basta" con le labbra a Louis, e lui acconsentì, tornando a socchiudere gli occhi e ad accarezzarmi il braccio con le dita.
«È il regalo di compleanno migliore della mia vita.» sussurrò infine, facendomi riaprire pigramente gli occhi per fissarli nei suoi.
«Non sei mai stato su uno yacht a farti massaggiare?» gli chiesi, sicura che fosse già successo in passato, dato che le disponibilità economiche le aveva.
«Mai con te.» mi rispose subito lui. «È questo che fa la differenza.»
I miei occhi si assottigliarono come conseguenza del sorriso che mi separò le labbra, e mi alzai nuovamente sui gomiti per poterlo guardare meglio.
«Non ti alzare troppo o divento io geloso del pilota dello yacht.» mi disse, abbassando gli occhi sul mio seno nudo e poi facendo un cenno col capo verso il ragazzo al timone, esattamente qualche metro davanti a noi, prima di tornare su di me.
«Non si vede nulla.» sorrisi, abbassando la testa per guardarmi.
«Si vede quanto basta per poi lasciare spazio all'immaginazione.» osservò lui, mantenendo comunque un sorriso genuino sulle labbra. «E vorrei proprio evitare di scoprire che abbia i pantaloncini gonfi perché fantastica sulla mia ragazza nuda.»
Roteai per l'ennesima volta gli occhi al cielo, ma alla fine obbedii e tornai a sdraiami completamente sul lettino. Continuai ad osservarlo: il suo viso era già leggermente arrossato a causa del sole forte, così come le sue spalle, ma l'aria serena e felice dipinta sul suo volto era qualcosa di meraviglioso e indescrivibile allo stesso tempo.
«E se li facessimo andare via tutti?» gli chiesi ad un tratto, affondando gli incisivi nel labbro inferiore.
«Non ci crederesti mai, ma è esattamente la stessa cosa a cui stavo pensando io.» mi rispose subito lui, sollevandosi dal lettino e sorridendo alle due ragazze alle nostre spalle. «Grazie, è stato molto rilassante.»
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Haze||Louis Tomlinson
أدب الهواةMi chiamo Ariel Reed e ho ventidue anni. Vivo a Brisbane, in Australia, e sono stata in coma per nove mesi in seguito a un incidente. Mi sono ripresa abbastanza bene, il mio cervello non ha nessun difetto; riesco a fare tutte le cose che mi servono...