Capitolo 36

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Giorno 89

Il mattino seguente mi svegliai con il mio telefono che stava per esplodere. Avevo qualcosa come alcune migliaia di richieste su Instagram, dato che Louis mi aveva taggata nella foto, ma per fortuna avevo sempre avuto il profilo privato.

Andai a vedere la foto che Louis aveva postato la sera precedente di nuovo, e ci trovai milioni di like e milioni di commenti; ero indecisa se leggerli o meno, avendo paura di vedere qualche insulto nei miei confronti, ma alla fine feci scorrere gli occhi velocemente su qualcuno. La maggior parte erano cuori o faccine, alcuni ci facevano i complimenti, altri dicevano il mio nome.

Uscii da Instagram per entrare su Whatsapp e vedere che Louis mi aveva mandato un messaggio alle quattro e trenta del mattino.

"Spero che non ti abbia infastidito il fatto che ho messo la nostra foto sui social. E che, oltre a te, adesso milioni di persone sanno che sono arrivato a casa sano e salvo."

Sotto di esso, alle cinque meno un quarto del mattino, un altro messaggio.

"Ceniamo insieme domani sera? O dovrei dire questa sera?"

Sorrisi; il suo ultimo accesso segnava lo stesso orario dell'ultimo messaggio che mi aveva mandato. Attualmente erano le nove e trenta del mattino, dubitavo che fosse già sveglio.

"Ma tu non dormi mai?" gli risposi, poi mi alzai e andai a fare colazione.

Mia madre stava preparando il caffellatte, quando entrai in cucina; neanche lei amava svegliarsi troppo presto al mattino, così ci ritrovammo a mangiare insieme. Quando tornai in camera, gli occhi mi finirono sulla mia tavola da surf, ancora in piedi appoggiata al muro; ogni volta che la guardavo sembrava che lei facesse lo stesso con me, come a dire "sono qui, non fare finta di nulla."

Quindi, quel giorno decisi di non fare finta di nulla. Presi un costume dal cassetto, me lo infilai, presi la mia tavola sottobraccio e andai in spiaggia.

Tremavo dall'agitazione talmente tanto che, una volta che l'acqua mi arrivò alle ginocchia, tornai indietro e mi sedetti sulla sabbia. Avevo paura di non sapere come si facesse, di non riuscire più a farlo.

La spiaggia era deserta, a parte qualche surfista che si godeva le ultime onde hawaiane prima di tornare a casa. Nell'area in cui mi ero messa io, comunque, non c'era nessuno; aspettai ancora qualche minuto e poi mi rialzai in piedi.

Presi un bel respiro e avanzai verso l'oceano con decisione; camminai fino a quando l'acqua non mi superò i fianchi, poi afferrai la tavola con entrambe le mani e alla prima onda mi immersi. Il rumore del mare nelle orecchie, i suoni ovattati, il ronzio del sangue che circolava nel mio corpo; queste erano le uniche cose che sentivo. Poi, d'un tratto, delle immagini presero possesso della mia mente: io che ruotavo assieme all'onda, senza ossigeno, il vortice mi portava a fondo e la risacca mi spingeva al largo.

E poi, un colpo secco contro la roccia, dritto sulla tempia.

Mi risvegliai improvvisamente dai miei stessi ricordi e riemersi dall'acqua, inspirando a pieni polmoni. Respirai furiosamente, immobile appoggiata alla tavola per i secondi che seguirono; poi, mi sedetti a cavalcioni su di essa mentre cercavo di recuperare una respirazione normale, ma riuscii solamente a cominciare a piangere per quello che avevo appena ricordato.

Quando mi calmai un po', nuotai lentamente verso riva e uscii dall'acqua.


Louis' POV.

«E quindi nulla di nuovo.» disse Oli con un sospiro, dall'altra parte della cornetta.

La sua voce proveniva gracchiante dal vivavoce del telefono, posto sul lavandino.

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora