Capitolo 57

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Giorno 191

Alle sei e trenta del mattino seguente, sentivo rumore di tazze e pentolini provenire dalla cucina già da una mezz'ora buona.

Louis aveva passato gran parte della notte ad entrare nella mia stanza, chiedendomi scusa e pregandomi di tornare nel nostro letto per dormire con lui, ma dopo la terza volta che non ottenne alcuna risposta da parte mia, si arrese e rimase nella sua camera. Aspettai ancora qualche minuto, sdraiata a pancia in su nel letto, fino a quando non sentii il cellulare di Louis cominciare a squillare.

«Non lo so se vengo, oggi.» lo sentii dire. «No... sì, lo so. È che voglio stare un po' con Ariel. Se vuoi puoi passare tu quando ti è più comodo. Okay, va bene.» salutò frettolosamente e riattaccò.

A quel punto, presi un respiro profondo e mi alzai definitivamente dal letto, afferrando la felpa di Louis dalla sedia per infilarmela e camminare lentamente verso la cucina. Nonostante fosse inverno non mi piaceva dormire con il pigiama lungo, quindi optavo per camicie da notte oppure – come in quel caso – per una semplice maglietta.

Louis era girato di spalle, rivolto verso i fornelli, alle prese con l'acqua che aveva messo su a bollire per il the. Sull'isola – che svolgeva la funzione di tavolo – due tovagliette erano sistemate l'una davanti all'altra, dei biscotti al burro erano posizionati al centro esatto di esse e del succo d'arancia riempiva la caraffa posta affianco ai biscotti. Quando Louis spense i fornelli e si voltò per appoggiare anche la teiera sul ripiano, i suoi occhi si imbatterono immediatamente nella mia figura, a qualche metro di distanza, e le sue sopracciglia si sollevarono di conseguenza.

«Ciao.» mi salutò quindi, con un fil di voce.

«Ciao.» risposi a mia volta, camminando verso il mio posto per andare a sedermi sullo sgabello.

Louis tenne le pupille su di me per tutto il tempo; poi, si sedette anche lui sul suo sgabello, di fronte a me, e continuò a guardarmi mentre io tenevo gli occhi bassi a sistemarmi le maniche della felpa.

«Ti va il the?» mi chiese dopo qualche secondo, spezzando il silenzio. «Se preferisci il caffè te lo faccio in un minuto.»

«No, va bene il the.» gli dissi, alzando finalmente gli occhi ad incrociare i suoi. «Grazie.»

Presi la mia tazza e gliela porsi; Louis avvolse la sua mano attorno alla mia, tenendo la tazza insieme a me nonostante non fosse necessario, e cominciò a versarci il the.

«Senti, mi dispiace per ieri.» disse infine, riappoggiando la teiera sul tavolo. «E anche per l'altro ieri e per l'altro ieri ancora. Ma soprattutto per le parole che ti ho detto ieri sera, non...»

«Le pensavi.» osservai interrompendolo, prendendo dello zucchero. «Le pensi ancora.»

«Ero solo nervoso, Ariel.» mormorò, appoggiando la sua mano sulla mia per invitarmi a guardarlo in faccia. Quando lo feci, proseguì. «Certo, non nego che venire a sapere una cosa del genere mi abbia destabilizzato, parecchio. Ma ieri ho esagerato, mi dispiace. Non avrei dovuto dirti quelle cose, non avrei dovuto lasciati tutto il giorno a casa da sola senza nemmeno avvisarti che non sarei tornato per pranzo. Ho sbagliato, scusami.»

Mi morsi le labbra e abbassai il viso a guardarmi le gambe scoperte, tirando più giù la felpa lungo le cosce, pensando alle sue parole.

«Quindi che facciamo?» trovai il coraggio di dire infine, in un sussurro. «Non possiamo continuare ad evitarci in questo modo, non voglio più stare in una posizione così scomoda con te.» alzai gli occhi nei suoi. «Quindi prendi una decisione. Qualunque sia, la rispetterò. Se pensi di non potercela fare a stare con me come prima, dimmelo e prenderò le mie cose e tornerò dai miei. Li chiamerò e dirò loro di non partire, ma di aspettarmi.»

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora