Capitolo 18

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36 giorni prima

Era l'ultimo giorno di luglio; finalmente quel giorno che tanto aspettavo era arrivato.

Freddie mi stava correndo in contro con le sue gambettine paffutelle ma veloci, così mi piegai sulle ginocchia e lo abbracciai non appena mi si buttò addosso.

Gli schioccai numerosi baci su entrambe le guance, scatenando le sue risate divertite fino a quando non mi spinse via, seccato, e cominciò a pulirsi la guancia guardandomi male.

«Ciao, amore mio.» dissi, stringendolo di nuovo contro il mio petto.

Freddie allungò le braccine sulla mia schiena e mi strinse a modo suo, appoggiando la guancia contro la mia spalla.

«Ciao papi.» mormorò, agitando le gambette lungo i miei fianchi.

Briana stava camminando verso di noi con un ampio sorriso, e posai Freddie per terra per darle una mano con le valigie.

«Ciao.» la salutai con due baci sulle guance. «Come stai? Tutto bene il viaggio?»

«Sì!» mi rispose lei, guardando nostro figlio tra le nostre gambe. «Freddie è stato molto bravo in aereo, non è vero?»

Lui annuì energicamente e mi guardò con un sorriso soddisfatto sulle labbra; risi e mi inginocchiai di nuovo a prenderlo in braccio, non resistendo all'impulso di averlo vicino a me.

Me lo sistemai su un fianco mentre con l'altra mano prendevo una valigia dalle mani di Briana e ci dirigemmo fuori dall'aeroporto.

«Oh!» fece Freddie, indicando la jeep con gli occhioni giganti non appena la vide.

«Hai preso una jeep?» disse Briana, divertita.

«Sì, si usano molto qui alle Hawaii e sono comode.» spiegai, avvicinandomi mentre aprivo il baule.

«Jeep, jeep, jeep, jeep!» cominciò ad urlare Freddie euforico, saltando sul mio fianco.

Lo alzai e lo misi sul sedile davanti per caricare le valigie; lui passò dal sedile del passeggero a quello del guidatore e cominciò a suonare il clacson, ridendo a crepapelle.

«Freddie...» lo richiamò dolcemente Briana dopo un po', ridendo anche lei. «Era così contento di venire.»

«Anche io.» le risposi, chiudendo il baule, guardandolo mentre si divertiva con poco.

Io e Briana ci scambiammo uno sguardo sorridente, poi facemmo il giro della macchina e salimmo.

Freddie restò in braccio a sua madre per tutto il tragitto dall'aeroporto all'hotel, picchiando le manine sul cruscotto davanti a lui e canticchiando qualche canzone che apparentemente conosceva.

Lo guardai stupito, con il sorriso fisso sulle labbra e Briana mi disse che ascoltava molta musica, aggiungendo che doveva averla nel sangue, proprio come me.

Avevo riservato la camera affianco alla mia per lei ed il bambino, così da stare comunque sempre insieme; sarebbero rimasti quasi tre settimane, ed io speravo tanto che passassero lentamente.

Aiutai Briana con le valigie mentre Freddie correva avanti e indietro per il corridoio; a volte si fermava davanti alle porte, bussava e poi scappava urlando.

Ma non ce ne eravamo accorti fino a quando un signore non uscì dalla propria stanza, guardando a destra e a sinistra per il corridoio fino a che non ci individuò.

Freddie andò a nascondersi tra le gambe della madre e fu in quel momento che capimmo tutto.

«Freddie!» lo rimproverò sottovoce Briana.

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora