Capitolo 9

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65 giorni prima

Il giorno dopo dormii fino a tardi.

Quando mi svegliai era già ora di pranzo, così, quando arrivai in spiaggia nel pomeriggio, Ariel stava camminando sul marciapiede assieme a Lola, con la sua tavola sottobraccio.

«Hey!» mi salutò allegramente non appena mi accostai a loro.

«Ciao.» ricambiai il saluto. «Volete un passaggio?»

Ariel si voltò a guardare Lola, che però rifiutò immediatamente l'invito.

«Oh no, no.» disse prontamente. «Faccio due passi.»

«Lola.» la ammonì Ariel, e potevo scommetterci che aveva la faccia scura da rimprovero.

«No, davvero!» rise l'amica. «Ci vediamo più tardi.»

«D'accordo.» rispose lei con un sospiro, caricò la tavola dietro la jeep e salì.

Non appena partii, Ariel si voltò a guardarmi.

«Credevo che ti fossi dimenticato di me.» disse, e quando mi girai verso di lei, nascose un sorriso.

«Come potrei.» feci ricambiando il sorriso, e lei abbassò il viso prima di girarsi a guardare l'oceano.

Il vento le scompigliava i capelli biondi, che svolazzavano attorno al suo volto, a volte finendole davanti agli occhi.

Ieri sera ci eravamo baciati, su questa jeep, sotto le stelle, davanti alla luna piena, dopo che le avevo raccontato tutto di me.

Poi, quando si era fatto tardi, l'avevo accompagnata fino alla porta dove lei mi aveva appoggiato la mano sulla guancia e si era allungata a lasciarmi un altro delicato bacio casto sulle labbra prima di rientrare.

Avevo passato tutta la notte a rigirarmi tra le lenzuola, con un sorriso da ebete stampato sulla bocca per quello che era successo e soprattutto per come mi sentivo al riguardo.

Sembravo davvero un quindicenne alle prese con il primo bacio.
Eppure era stato così sentito, così spontaneo che... non lo so, mi aveva lasciato il segno.

«Dove stiamo andando?» mi chiese Ariel ad un certo punto, riportandomi alla realtà.

«Ehm, non lo so.» feci, scrollando le spalle. «Dove vuoi andare?»

«A dire il vero, a casa a farmi una doccia.» rise, stringendosi nelle spalle come per scusarsi.

«Okay.» acconsentii, ridendo a mia volta. «Ma... se ti portassi a casa, prendessi le tue cose e andassimo in albergo da me? Abbiamo una jacuzzi fantastica, credimi.»

Ariel arricciò le labbra e poi scosse la testa, sbuffando una risata.

«È una cosa da pazzi, ma okay.» fece allargando le braccia. «Comunque non farò la jacuzzi, una doccia va benissimo.»

«Ma devi provarla, è favolosa!» le assicurai.

«Sì, ma mi farebbe perdere troppo tempo.» osservò scuotendo la testa. «Tempo prezioso che potrei passare con te.»

Mi voltai, sorpreso da quello che aveva appena detto.

Ariel strinse le labbra in una linea, prima di spostarsi una ciocca di capelli che le era finita davanti al viso a causa del vento.

«E fare altre mille cose da persone malate di mente quali siamo, ma non perderò un'ora in una jacuzzi. Non oggi.» aggiunse per sdrammatizzare e spezzare la tensione che si era creata.

Alla fine decise quindi di fare la doccia a casa sua, ma volle comunque passare in albergo per vedere la camera.

Non appena arrivammo, mi pentii di avercela portata.

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora