Capitolo 35

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Giorno 88

Mi svegliai di soprassalto. L'orologio segnava le cinque del mattino, il letto alla mia sinistra era vuoto, e mi accorsi solo in un secondo momento della abatjour accesa alla mia scrivania e di Louis seduto davanti ad essa. Aveva la testa appoggiata sulle braccia e il rumore pesante del suo respiro mi fece capire che stesse dormendo.

Uscii dalle coperte e mi alzai per andare a svegliarlo e riportarlo a letto; raggiunsi la scrivania e sorrisi nel vedere l'espressione della sua faccia. Le labbra dischiuse, il fiato che soffiava sui fogli sotto la sua guancia, scuotendoli, e le sopracciglia leggermente rivolte verso il basso; la mano destra reggeva ancora la matita con cui aveva scritto, anche se debolmente.

Allungai una mano, non riuscendo a resistere alla tentazione di passargli le dita tra il ciuffo di capelli che gli si posava sulla fronte, ma nel momento in cui stavo per farlo, gli occhi mi finirono sui fogli sotto di lui.

"Oh, come cambiano le cose,
eravamo innamorati
e adesso siamo estranei"

Corrucciai la fronte e spostai delicatamente il foglio da sotto la sua mano; Louis si mosse leggermente, a quel punto, ma non mostrò comunque segni di essere cosciente.

Il titolo posto all'apice della pagina, scritto sempre in corsivo ma più grande del resto del testo, diceva "Miss You".

Louis prese un respiro profondo, arricciò il naso e quando aprì gli occhi cercai di non sembrare così confusa come invece mi sentivo.

«Hey.» feci, passandogli finalmente le dita tra i capelli morbidi.

«Ariel.» disse lui con la voce roca, mettendosi in posizione eretta mentre si stropicciava gli occhi.

«Che stavi facendo? Sono le cinque del mattino!»

«Le cinque?» fece sorpreso, puntando subito gli occhi sulla sveglia sul comodino. «Cavoli, devo aver dormito un'ora in questa posizione. Mi sono svegliato alle tre e mezza con delle frasi che mi risuonavano in testa e ho dovuto per forza alzarmi a scriverle.»

Ripuntai gli occhi sui fogli mentre lui li riordinava velocemente, come se non volesse farmi leggere quello che aveva scritto.

«Sono canzoni, quelle che scrivi sempre sulla tua agenda...» realizzai ad alta voce.

Ora che ero a conoscenza del suo lavoro, era tutto molto più chiaro.

«Beh, sì.» disse, accennando un sorriso timido. «Ti ho svegliata per la luce? Scusami!»

«No, no.» dissi subito, tranquillizzandolo. «Devo andare in bagno.»

«Okay.» fece lui.

Gli sorrisi di nuovo e poi lasciai la stanza per andare in bagno. Nel tragitto a tornare in camera passai a controllare mia madre; era coperta e sembrava dormire comodamente, quindi tornai a letto. Louis era già sdraiato e si era già riaddormentato; i fogli erano impilati sulla scrivania, sopra ci aveva messo la matita e il suo telefono.

Avrei potuto leggerli, e la curiosità e la voglia di farlo era molta, ma non volevo mancargli di rispetto; così mi stesi sul fianco, con la faccia allineata alla sua, e lo guardai dormire fino a quando non sprofondai anch'io nelle braccia di Morfeo.

La mattina mi svegliai alle dieci e mezza. Louis non era nel letto e in cucina sentivo dei rumori di pentole, così mi alzai. Prima di andare a fare colazione decisi di passare per il bagno, ma non appena spinsi la porta, quello che mi trovai davanti fu l'ultima cosa che mi sarei immaginata.

Louis, con i capelli bagnati ed un asciugamano attorno alla vita, guardava attentamente, con le mani sui fianchi, lo specchio davanti a lui che - appannato per il vapore causato dalla doccia calda che si era appena fatto - riportava il suo nome.

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora