Capitolo 37

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Giorno 90

Quando mi svegliai quella mattina, la prima cosa che videro i miei occhi fu la rosa rossa appoggiata sul comodino e mi ritrovai a sorridere spontaneamente.

Avevo passato gran parte della notte a pensare alla serata appena passata e a Louis; mi ero sempre domandata quale fosse il tipo di rapporto che c'era tra me e lui prima che andassi in coma, ma ero arrivata alla conclusione che non volevo saperlo. Ovviamente, ero sempre più convinta che io e lui avessimo avuto una relazione, ma anche se fossimo stati solo amici, mi ero ripromessa di vivermi Louis giorno per giorno, senza programmazioni, ed era esattamente quello che stavo facendo.

Certo, da una parte mi sarebbe piaciuto avere una conferma riguardo al fatto che le mie sensazioni fossero vere, però ero anche convinta che venire a sapere che tipo di relazione avessimo in passato mi avrebbe condizionata a vivermi Louis nel presente, quindi rimanevo sulla mia posizione.

Mi alzai dal letto e andai in cucina, dove trovai mia madre a parlare al telefono con mio padre. Le sorrisi spontaneamente, dal momento che ero davvero di ottimo umore quella mattina. Lei mi lasciò un bacio sulla fronte ed io mi sedetti al tavolo a fare colazione; quando riattaccò si dedicò a me.

«Allora?» mi chiese, sedendosi al tavolo. «Com'è andata ieri sera?»

«Bene.» dissi, mascherando un sorriso.

«E...» insistette, guardandomi sotto le ciglia lunghe.

«E... fatti gli affari tuoi!» la rimbeccai ridendo.

«Come sei antipatica!» borbottò lei. «Proprio come tuo padre. A proposito, ti saluta ovviamente, e mi ha detto che ha comprato il volo per il nostro ritorno a casa.»

«Cosa?» feci, mollando istintivamente il cucchiaino nella tazza. «Mamma, avevo detto che...»

«Lo so, tesoro.» mi interruppe lei. «Ma tuo padre vuole vederti, e dovrai comunque passare delle altre visite ed è meglio se le facessi a Brisbane.»

«Ma sto bene!» esclamai, incredula.

«Ariel.» mi richiamò mia madre, appoggiandomi la mano sul braccio. «Sei uscita solo da quattro giorni dall'ospedale. Lo so che adesso ti sembra tutto meraviglioso, dato che sei fuori ma... abbiamo ancora delle questioni da risolvere. Non hai ancora il ciclo mestruale e la dottoressa ha detto che...»

«Nessuno è in grado di sistemarmi il cervello, mamma.» dissi secca. «E se tu mi porterai in Australia con te... ho paura che le cose possano solo peggiorare.»

«Non è così.» cercò di tranquillizzarmi lei, scuotendo la testa. «Ci sono dei bravi medici, e...»

«Ho deciso che partirò con Louis.» sputai tutto d'un tratto.

Mia madre si fermò a guardarmi, temendo di non aver capito bene; sbatté lentamente le palpebre e poi vidi la sua fronte corrugarsi.

«Come scusa?» mi chiese.

«Partirò con Louis.» ripetei con un tono calmo. «Me l'ha chiesto ieri ed io non ho esitato un attimo a rispondere. Andremo a Los Angeles e poi in Europa. Non sono mai andata in nessuno di questi posti, mamma. Vorrei andarci tantissimo, e soprattutto... vorrei andarci con Louis.»

Mia madre aspettò ancora qualche secondo a rispondere, forse per immagazzinare le informazioni o forse perché sperava di risvegliarsi da un brutto incubo.

«Non puoi farlo, Ariel.» disse semplicemente, alla fine.

«Cosa?» feci, con una risata isterica. «Ho ventitré anni, non ti sto chiedendo il permesso.»

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora