Capitolo 14

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55 giorni prima

Mi girai sul fianco e un dolore ai muscoli addominali mi fece svegliare definitivamente.

Inspirai profondamente con una smorfia costante sul viso, aprendo pian piano gli occhi per abituarmi alla luce del giorno che filtrava dalla finestra.

Ariel era distesa accanto a me, a pancia in giù, con la guancia appoggiata contro il cuscino, la bocca schiusa rivolta verso di me e delle ciocche di capelli davanti al viso.

Sorrisi nel vederla così disordinata, e grato finalmente di essermi svegliato prima di lei così che potessi osservala in silenzio per un po'.

Degli sbuffi sonori uscivano dal suo naso e a seguire un lieve rumore proveniva dal fondo della sua gola: russava!

Ariel Reed russa la notte!

Cavoli, avrei proprio dovuto filmarla così avrei avuto qualcosa con cui ricattarla in caso di necessità.

Ma il mio telefono era da qualche parte sul pavimento assieme ai miei jeans, ed io non volevo staccare gli occhi dal suo viso per nessun motivo al mondo.

L'altra notte era stato fantastico.

Vederla boccheggiare, tirarsi il labbro coi denti quasi volesse strapparselo, e vederla contorcersi sotto di me; era meravigliosa.

Osservare il suo petto alzarsi ed abbassarsi freneticamente al ritmo dei suoi respiri e del suo cuore, sentire i suoi gemiti soffocati e godermi le sue guance terribilmente rosse per lo sfogo... anche questa era Ariel Reed.

Ed era maledettamente sexy ed eccitante.

Tornai al presente e non resistetti all'impulso di spostarle i capelli dal viso per liberarglielo.

Ariel vibrò leggermente non appena la sfiorai e prese un respiro profondo, girandosi sulla schiena, serrando più forte gli occhi.

C'eravamo entrambi preoccupati di rimettere almeno l'intimo per dormire, così da evitare l'imbarazzo del mattino dopo la prima volta insieme.

Ci sarebbe stato comunque, ma già il fatto che avessimo le rispettive parti intime coperte era già un punto a favore.

Lei aveva indossato i suoi slip e poi aveva preso una canottiera bianca elastica dal cassetto, perché non voleva perdere tempo a cercare la maglia del suo pigiama, finita chissà dove.

L'aveva cercata per un po' ma quando non l'aveva trovata aveva semplicemente preso quella canottiera; peccato che ora si intravedevano perfettamente i suoi seni al di sotto di essa, ed io stavo imprecando mentalmente.

Cercò a tastoni il lenzuolo, arricciato all'altezza della vita, e si coprì fino al collo, girandosi sul fianco verso di me.

Qualche secondo dopo socchiuse un occhio per sbirciarmi ma quando vide che ero a qualche centimetro dalla sua faccia a fissarla, lo richiuse immediatamente.

«Così è questo che fai ogni volta che ti svegli prima di me!» esclamai ridendo, e Ariel mi rivolse una smorfia.

«Perché, non è quello che stavi facendo anche tu?» biascicò tenendo gli occhi chiusi.

Risi di nuovo e nessuno dei due parlò per un po'; lei continuò a fingere di dormire e io la guardavo.

«Comunque russi.» dissi ad un certo punto.

«Cosa?!» esclamò Ariel, aprendo di scatto quegli occhioni blu spettacolari. «Io non russo!»

«Oh sì che russi, invece.» annuii, ridendo della sua espressione scioccata e offesa.

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora