6 giorni prima
Presi Ariel per mano ed entrammo nel locale; era un posto nuovo, lontano dalla costa questa volta, dove i surfisti avevano deciso di organizzare una festa in vista dell'ormai imminente torneo.
Ariel indossava una tutina beige chiaro con dei ricami color panna sul petto e alle estremità dei pantaloncini. Io invece avevo optato per un paio di comunissimi jeans chiari e una maglietta grigia scura.
Ariel sorrideva non appena i suoi compagni la salutavano calorosamente, senza lasciare mai la mia mano, e quando il deejay mise una canzone di suo gradimento mi trascinò in pista, cominciando a ballare.
Fu a metà serata circa, mentre ci scatenavamo sulle note di non so bene quale canzone, che Ariel si illuminò di colpo e mi trascinò fuori per il polso. Ne capii il motivo solamente quando, una volta all'aria aperta, mi lasciò per camminare dietro ad una figura.
«Vicky!» la chiamò e quest'ultima si girò. «Ciao.» le disse Ariel, sorpresa quanto me che le avesse dato ascolto.
«Ciao.» rispose Victoria in un sussurro, stringendosi le braccia al petto.
«Senti io...» cominciò la mia fidanzata, infilandosi le dita tra i capelli. «Volevo solo dirti che mi dispiace. Per... quello che hai passato.»
Vicky abbassò la testa ed annuì.
«Anche a me dispiace.» disse infine. «Non ho avuto tatto nel dirtelo.»
Ariel le sorrise ma Vicky non ricambiò la cortesia; quando capii che la conversazione non sarebbe semplicemente finita lì, mi sedetti su una panchina lì vicino e mi accesi una sigaretta.
«Sono stata in pensiero.» continuò Ariel. «Non ti sei più fatta vedere.»
«Ho preferito surfare sull'altro lato della costa.» spiegò. «Non avevo il coraggio di guardarti in faccia di nuovo.»
«È tutto okay, non sono arrabbiata.» la tranquillizzò Ariel. «Non con te, perlomeno. Tu non c'entri nulla.»
Vicky alzò le spalle e non disse nulla, così Ariel dopo qualche secondo proseguì.
«Volevo solo che sapessi che sarà qui tra tre giorni.» disse in un sospiro. «Mia madre e mio padre... cioè, nostro padre, verranno per vedere la gara.»
«Tre giorni?» fece Vicky, improvvisamente presa dal panico.
«Tu non... non l'hai mai visto?» azzardò Ariel, ed io trattenni il respiro quasi quanto le due ragazze a qualche metro da me.
Vicky scosse lentamente la testa.
Non sapevo molto di Victoria, o comunque del gruppo di surfisti, ma a quanto pareva avrebbe partecipato quest'anno, per la prima volta, al torneo, nonostante surfasse da tempo con tutti loro, quindi anche se il padre di Ariel veniva ogni anno a vederla, Vicky non l'aveva mai visto di persona.
«Oh.» Ariel non riuscì a contenere lo stupore. «Pensavo di...»
«Non dirglielo!» la anticipò lei, facendo un passo avanti. «Ti prego, non dirgli nulla.»
«Ma...» fece Ariel, stupita.
«No, non deve sapere chi sono.» insistette la mora, deglutendo più volte per cercare di inghiottire il groppo alla gola.
«C-come vuoi.» le disse Ariel, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «In caso cambiassi idea... sì, insomma. Sai dove trovarmi.»
Vicky annuì, anche se titubante, ed Ariel aspettò ancora qualche secondo e poi si voltò, camminando verso di me con la testa basta.
«Ariel.» Vicky la richiamò e lei si girò subito.
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Haze||Louis Tomlinson
FanfictionMi chiamo Ariel Reed e ho ventidue anni. Vivo a Brisbane, in Australia, e sono stata in coma per nove mesi in seguito a un incidente. Mi sono ripresa abbastanza bene, il mio cervello non ha nessun difetto; riesco a fare tutte le cose che mi servono...